Card. Scola: Milano, non perdere di vista Dio

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Dopo la presa di possesso, compiuta tramite procuratore nella persona del Vicario generale, monsignor Redaelli, l’ingresso a Milano del nuovo Arcivescovo, card. Angelo Scola, è avvenuto domenica 25 settembre, partendo dal suo paese di origine, Malgrate, in provincia di Lecco, che conta 5000 abitanti. Un ritorno alla sua casa di origine, che il card. Angelo Scola ha vissuto raccontando gli episodi più significativi e divertenti di quando era ‘chierichetto’ e soffermandosi a salutare gli amici di infanzia. Ed ha scelto, come suo segretario particolare, proprio il parroco di san Leonardo, don Luciano Capra, da molti anni animatore della vita religiosa malgratese.

Infatti, mons. Angelo Scola ha voluto iniziare il suo nuovo ‘impegno’ nella più grande diocesi del mondo nella chiesa di san Leonardo, dove l’ 8 novembre del 1941 aveva ricevuto il battesimo. Come in un tuffo d’infanzia, mons. Scola ha salutato i molti amici con cui, ogni volta che ritorna a Malgrate, ama incontrare e raccontare i momenti edificanti della sua adolescenza malgratese. Un momento molto significante, che lega indissolubilmente il card. Angelo Scola alla sua terra ed alla sua gente, è stato il ricordo del fratello Pietro, sindaco del paese, morto giovane in un incidente stradale. Questo è stato il momento più intenso e più bello della giornata, che ha saldato ancor più il legame affettivo tra il pastore ed il suo ‘gregge’.

Nella chiesa di san Leonardo, il card. Scola ha scelto di sedere sull’altare in mezzo ai chierichetti, rispondendo alle domande fatte da due bambine: “Da chierichetto ho tanti bei ricordi, anche se non dimentico la fatica di alzarsi per andare alla messa delle 6 e i tanti richiami, non sempre benevoli, quando da ragazzini ci si distraeva troppo sull’altre. Ho poi indelebile nella mia mente l’immagine della visita pastorale che il cardinale Schuster fece proprio qui: mia madre insistette perchè partecipassi all’adorazione che iniziava alle ore 3 del mattino. Vedere il Cardinale stare fermo, immobile per più di un’ora davanti alla croce, mi ha fatto davvero sentire la presenza di Dio tra noi”.

Poi, tra la commozione dei fedeli ha ricordato la sua vocazione: “Ripenso a due momenti distinti: in quarta elementare quando venne un fratello consacrato a scuola a raccontarci la sua vocazione. Lo fece in maniera così accalorata che convinsi mia madre ad andare a parlare con il parroco di allora, don Lucio, che, da buon prete ambrosiano, ci rimandò a casa. Poi la ‘chiamata’ arrivò al secondo anno di Politecnico, segno che le sensazioni avute da bambino, l’inclinazione a Dio che avevo sentito, erano state giuste. A tutti voi chiedo di prendere su serio questa inclinazione nel caso la sentiate come vostra. Perché se ha la forza di imporsi allora significa che ha una forza molto più grande e significativa di quanto pensiamo. Se sentite nel cuore questa inclinazione prendetela molto sul serio: ha una forza anche più grande dell’innamoramento”.

Al termine del saluto, e visto che il card. Scola si intratteneva con la gente malgratese, don Luciano Capra ha fatto intendere che si stava facendo tardi: “Eminenza, le vogliamo bene. Lo dimostra anche il fatto che oggi io parto con lei”. Terminato il momento di saluto il cardinale Scola si è recato al cimitero comunale cittadino per visitare la tomba dei genitori, papà Carlo e mamma Regina Colombo. Poi il card. Angelo Scola, seguito da cinque pullman di concittadini malgratesi, ha raggiunto piazza Duomo di Milano, dove lo attendevano quasi 35.000 fedeli. Nell’omelia il cardinale a fatto proprio il celebre invito rivolto da monsignor Montini ai fedeli milanesi, ai tempi della Missione cittadina: ‘Venite e ascoltate’, commentando il passo del vangelo di san Matteo (7, 24-27) : “Tre mesi dopo l’ingresso a Milano dell’Arcivescovo Giovanni Battista Montini, il collegio dei parroci urbani lo sollecitò ad una missione cittadina. L’Epifania del 1956 l’Arcivescovo la propose, con una innovativa apertura a 360°, per l’autunno dell’anno successivo.

Nel giovane Montini era ben chiara una convinzione: un cristianesimo che non investa tutte le forme di vita quotidiana degli uomini, cioè che non diventi cultura, non è più in grado di comunicarsi”. Quindi ha rivolto un accorato invito ad ascoltare la Parola di Dio: “Tuttavia, come già fu per la missione montiniana, questo ‘Venite ed ascoltate’ presuppone da parte dei cristiani un andare, un rendersi vicini agli uomini e alle donne in tutti gli ambiti della loro esistenza. Gesù stesso poté dire ai due discepoli del Battista che gli chiedevano di diventare suoi familiari ‘Venite e vedrete’, perché con la Sua missione andava verso l’uomo concreto, per condividerne in tutto la condizione ed il bisogno. L’unico nostro intento è far trasparire Cristo luce delle genti sul volto della Chiesa. Del resto questa è la ragione del suo esistere”. Infine da parte del card. Angelo Scola è arrivato l’invito a partecipare all’Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà a Milano nel giugno del prossimo anno, preparato dal suo predecessore card. Dionigi Tettamanzi:

“Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie del maggio prossimo, in cui avremo il dono della presenza tra noi di Benedetto XVI, ci consentirà di riflettere sul significato dell’uomo-donna, del matrimonio, della famiglia e della vita. Aspetti che, con il lavoro ed il riposo (la festa), l’edificazione di una città giusta, la condivisione magnanima e perciò equilibrata delle fragilità, delle forme di emarginazione, del travaglio dell’immigrazione, descrivono l’esperienza comune di ogni uomo”. A margine di questa ‘festa’ della chiesa ambrosiana, il prof. Romeo Astorri, preside facoltà di Giurisprudenza Università cattolica di Piacenza, ha ricordato “Gli anni del cardinale Scola a Lecco sono quelli della sua responsabilità in Gioventù studentesca (Gs). Vanno dal 1959, quando divenne responsabile del raggio del Liceo classico della città e l’anno successivo presidente di Gs di Lecco, e si chiudono nel 1965 quando fu chiamato a Milano per assumere una responsabilità nella Fuci diocesana.

Furono gli anni delle mie scuole superiori e dei primi anni di università, anni che hanno segnato profondamente la mia vita e nei quali è iniziata la mia amicizia col nuovo arcivescovo di Milano e, insieme a me, quelli di una generazione di giovani cattolici lecchesi che passarono in quel periodo attraverso la stessa esperienza di riscoperta della fede cristiana e di amicizia con lui… L’amicizia del cardinale Scola accompagnò anche chi tra di noi, dopo essere rimasto a seguire gli amici più giovani, entrò, su richiesta del prevosto di Lecco, a condividere con gli universitari della Fuci di Lecco, la vita di quell’associazione e quella dell’Azione cattolica giovanile, così come quelli che, in quegli anni hanno visto maturare una vocazione di servizio più diretto alla vita della Chiesa”.

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