Al Meeting è andato in scena il mar Mediterraneo

Meeting di Rimini
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Giornata riminese dedicata al mar Mediterraneo ed ai Paesi che si affacciano in questo mare, come ormai tradizione del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli, che si è sempre rifatta, fin dalla nascita, all’idea di Giorgio La Pira,per creare nuove sinergie di sviluppo e di incontro. Nell’incontro mattutino, che apriva la giornata di venerdì 26 maggio, ‘Mare Nostrum’, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha affermato che “dei 57.000 immigrati clandestini sbarcati in Italia, nei primi sei mesi ne abbiamo rimpatriati 13.000 e contiamo di arrivare a 30.000 espulsioni entro la fine dell’anno”.

 

Inoltre, in riferimento alla situazione in Libia, Maroni ha puntato comunque alla “prosecuzione dell’accordo fatto con il regime libico precedente, che ha consentito una gestione bilaterale molto efficace dell’immigrazione” perché il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi si è dimostrato sensibile al tema immigrati ma finora non c’è stata nessuna azione, nessuna attività. Ce la siamo dovuta vedere da soli  e abbiamo gestito da soli un impatto che non ha precedenti, con più di 57.000 arrivi tra profughi e clandestini in pochi mesi. Per fare un raffronto basti pensare che ne sono arrivati poco più di 80.000 nei 10 anni precedenti, dal 2000 al 2010”.

 

Purtroppo l’Europa continua a ritenere che Lampedusa sia un approdo e quindi un problema solo italiano, e Maroni ha lamentato che a questo punto “tutto dipenderà da ciò che succederà nei prossimi sei mesi”. In Tunisia infatti ottanta partiti si preparano alle elezioni del prossimo ottobre, poi sarà la volta dell’Egitto e poi forse della Libia, che con le sue oltre cento tribù presenta un’impostazione istituzionale assolutamente non comparabile con gli ordinamenti occidentali.

Mentre il prof. Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Demografia all’Università di Milano-Bicocca, è partito dallo sbarco di albanesi in Italia: “Sono passati vent’anni dallo spettacolare arrivo di una nave stracolma di albanesi nel porto di Bari e oggi in Italia è presente un quinto della popolazione dell’Albania; ma quanti altri casi di massiccio impatto sono dietro l’angolo?” È impensabile che l’Europa possa sostenere il surplus africano di una popolazione che è passata dai 400 milioni degli anni ‘70 al miliardo di oggi. In quel continente vi è un anziano ogni sedici giovani: un rapporto che rivela l’esistenza di una forza lavoro da impiegare nella crescita di quel continente: “L’Europa deve, nel suo interesse, valorizzare le condizioni demografiche favorevoli a uno sviluppo dell’Africa affinché il miglioramento delle condizioni di vita aumenti l’attrattiva di quel continente invece che spingere verso l’Europa”. Infine l’impatto sul territorio di grandi numeri di immigrati è stato trattato da Michele Emiliano, sindaco di Bari, che ha ricordato la risposta positiva della sua città, vent’anni fa, nell’accoglienza degli albanesi e oggi la cautela ma anche il grosso sforzo operativo di Bari per accogliere i trasferimenti da Lampedusa. Per la sua esperienza passata di magistrato Emiliano ritiene che “il configurare il reato di immigrazione clandestina non vale purtroppo nei confronti di una criminalità che gestisce i flussi migratori. Sarebbe più utile una politica di intese con gli stati di provenienza per prevenire il fenomeno migratorio”.

Il ‘Mare Nostrum’ ha fatto emergere nei Paesi, che si affacciano nel mar Mediterraneo, il desiderio di un popolo che anela alla democrazia, che si può concretizzare attraverso i partiti, come ha precisato Alberto Martinelli, professore emerito di Scienza politica e sociologia all’Università di Milano: la mancanza di un governo mondiale ha fatto sì che il mercato prendesse il sopravvento e questo ha provocato la crisi mondiale a cui stiamo assistendo. Per Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia all’Università Cattolica di Milano: “La crisi economico-finanziaria attuale chiude questi ultimi trent’anni in cui la parola desiderio è stata tradotta con godimento. Non è un caso se ci siamo indebitati tutti, famiglie e stati, per correre dietro a questo modello. Il calo del desiderio deriva dal fatto che ora siamo invecchiati, indebitati e depressi: tre aggettivi che qualificano i paesi occidentali”.

Massimo Borghesi, filosofo e saggista, che insegna Filosofia morale a Perugia, ha iniziato la sua riflessione con una definizione del mondo contemporaneo: “Più che un mondo che desidera, è un mondo di bisogni inappagati e frustati. Non abbiamo il popolo, ma una società liquida, anche la politica rappresenta se stessa e non rappresenta le realtà popolari”. Nell’incontro pomeridiano ‘La sfida del Nord Africa: conciliare stabilità e diritti’, in linea con l’incontro mattutino, è stata sottolineata l’incapacità dell’Europa nell’avviare i Paesi nordafricani verso la transizione democratica. La comunità internazionale può sostenere la ‘primavera’ araba. Ai palestinesi deve essere offerta una nuova opportunità, perché sostenere la questione palestinese può dare una svolta alla primavera araba.

Franco Frattini, ministro degli Affari Esteri, ha ribadito che il Meeting è una risorsa per il Paese. Poi è partito dall’episodio del gesto del giovane tunisino che ha compiuto un gesto drammatico contro di esso: “Viviamo con trepidazione la crisi libica; ma nel frattempo scopriamo gli orrori di questa crisi. Scopriamo da parte di Gheddafi il reclutamento di bambini soldato. La risoluzione dell’ONU ci permette di parlare di una Libia, in cui si potrà parlare di diritti. Però gli effetti della primavera araba non si è conclusa, come dimostrano Libia e Siria. I giovani arabi chiedono un nuovo modo di vivere. Abbiamo preferito seguire partnerariati di convenienza, più che di convivenza. Non abbiamo capito che quella voglia di libertà già esisteva in quei giovani; quindi dobbiamo stare al loro fianco senza se e senza ma”.

Parlando della situazione libica il ministro ha affermato: “Sappiamo che il Consiglio nazionale transitorio è già al lavoro per la definizione di una road map per la Costituzione libica, e che i prossimi passi da muovere riguarderanno da vicino la formazione di un governo inclusivo che porti alle elezioni. Oggi il popolo libico ha bisogno di aiuto e l’Italia è già all’opera per destinare generi di prima necessità unitamente, a partire da lunedì, a benzina e gasolio fornite dall’Eni”. Il ministro Frattini ha poi definito la prossima conferenza di Parigi “la prima delle tappe per la costituzione di un governo transitorio che porti alle elezioni. In quella sede chiederemo lo scongelamento degli assetti attraverso una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza, in attesa del quale il nostro Paese ha deciso di anticipare somme cash”.

Come evento collaterale si era svolto nel primo pomeriggio un incontro sulla cooperazione internazionale con il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, ed Alberto Piatti, segretario generale della fondazione Avsi, durante il quale è stato sottolineato che il volontariato è la linfa vitale dei programmi di sviluppo e della cooperazione internazionale: “È solo cominciando a fare, ha detto il cardinale, a donare del tempo libero come integrale gesto di libertà, che la carità cristiana diventerà mentalità, convinzione, dimensione permanente. Non importa tanto la molteplicità delle attività, la quantità del tempo libero che si dedica. È importante invece che nella nostra vita e nella nostra coscienza si affermi il principio del condividere attraverso almeno qualche gesto, anche minimo, purché sia sistematicamente messo in preventivo e realizzato”.

Questo è l’evento Meeting che si rinnova ogni e diventa un palcoscenico soprattutto per il dialogo interreligioso come quello avvenuto, con uno spruzzo di umorismo, tra il rabbino Joseph Weiler e il teologo della Facoltà di san Damaso di Madrid, don Ignacio Carbajosa, che ha sostenuto che “Noi crediamo in quel Profeta di cui parla il Deuteronomio,  perché la sua vera caratteristica è di parlare con Dio faccia a faccia, mentre Mosè non ne vede mai il volto, e diventerà mediatore di una Alleanza diversa da quella che Mosè poteva portare dal Sinai”. Anche il rabbino Weiler ha fatto professione di fede, perché dice: “Noi ebrei siamo testardi”. Ha quindi ricordato le distanze tra ebrei e cristiani: “Per voi è l’Antico Testamento, per noi è il vero. Voi dite di un Nuovo Testamento, noi diciamo che ne esiste solo uno. Con l’Alleanza, quella di Mosè, la sola Alleanza, Dio non vuole imporre obblighi, cerca un interlocutore sovrano che può anche rispondere di no, ma è solo tramite l’Alleanza che può dire sì. Dio ha bisogno dell’uomo, come l’uomo ha bisogno di Dio”.

E’ stata di particolare interesse anche la mostra: ‘Ante Gradus. Quando la certezza diventa creativa”, in cui si narrano le vicende dell’Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena. A fondarlo secondo la tradizione fu il ciabattino Sorore, secondo la storia i canonici della Cattedrale: comunque l’opera nacque dalla novità che Cristo aveva introdotto nel mondo Ama il prossimo tuo, come te stesso’ . E infatti l’ospedale nacque ante gradus ecclesiae, davanti alla scala della chiesa, collocazione geografica e ideale: dalla Chiesa viene generato questo fiume di carità che attraversa tutta la vita di Siena. L’ospedale nacque come xenodochium, cioè come luogo di accoglienza dei pellegrini, degli stranieri che arrivavano a Siena da tutta Europa, percorrendo la Francigena. Diventò poi hospitale per i poveri e malati, asilo per i gettatelli, ricovero per i vecchi. La struttura crebbe, mai progettata, inglobando nel tempo, case e strade, una città nella città. Tra le sue mura, uomini e donne si consacrarono a Dio, nel servizio dei poveri: erano gli oblati del Santa Maria, ai quali si aggiunsero tanti senesi, peccatori e grandi santi come Caterina o Bernardino, che sostennero l’opera, regalando ad essa un po’ delle loro energie, del loro tempo o dei loro beni.

Infine è stato interessante visionare il film ‘Il Cantico di Maddalena’, girato interamente in una clausura, sotto la regia di Mauro Campiotti, che racconta la storia di Caterina Sordini, passata alla storia come beata Suor Maria Maddalena dell’Incarnazione, fondatrice dell’Ordine delle Adoratrici Perpetue. Il film, ambientato in epoca napoleonica e in piena battaglia illuminista anti-religiosa, è stato commissionato a Campiotti, regista e produttore, direttamente dalle suore del Monastery of Perpetual Adoration di San Francisco (Usa), religiose con cui l’autore si è trovato a collaborare strettamente, perché “hanno capito come il cinema sia un mezzo privilegiato e affascinante di comunicazione, la possibilità di un incontro moderno con vite totalmente dedicate all’adorazione di Cristo nell’Eucarestia. Del resto è stato proprio l’incontro con loro e con il loro sorriso a convincermi ad accettare questa avventura”.

Il Cantico di Maddalena è la storia di un innamoramento, un colpo di fulmine: un amore, quello di Cristo, che appare a Caterina (donna bella e ricca destinata a una vita agiata e senza rinunce) chiamandola alla vita monacale, una proposta sacrale che immediatamente risponde all’esigenza di riempire quel vuoto che la giovane sente nella sua vita. Ha affermato Mauro Campiotti, al termine della proiezione: “L’aspetto che ho deciso di raccontare della vita di questa beata è il ripetersi costante della sua domanda iniziale, a cui Cristo risponde in ogni istante, tanto da diventare una certezza verificata ogni giorno in piena libertà, quella certezza di cui parla anche il tema del Meeting di quest’anno”.

Il Meeting si chiude sabato 27 agosto con un incontro sul destino dell’Europa con il ministro Tremonti e la presentazione di un libro di don Luigi Giussani, ‘Ciò che abbiamo di più caro’ con lo psichiatra prof. Eugenio Borgna.

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