Betori: un modo per leggere la Bibbia nella storia della Chiesa
Uno “strumento provvidenziale”, che “permetterà al lettore italiano di leggere la Bibbia in maniera comprensibile per l’oggi, ma radicata nella universalità della fede della Chiesa e della sua storia”. Così il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha definito “La Sacra Bibbia – Testo bilingue. Latino-Italiano”, pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana, durante la presentazione che si è svolta nel pomeriggio di oggi presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma. Questa ponderosa edizione (ben 4.480 pagine) – indicata da L’Osservatore Romano come “un vero monumento scritturistico ed editoriale” – presenta due versioni affiancate in parallelo ad ogni pagina: la Nova Vulgata, riedita nel 2005, e la versione italiana della Conferenza Episcopale Italiana del 2008. Le due traduzioni “si legano perché si tratta delle due forme fondamentali, nella versione più recente, della presenza del testo biblico nel cattolicesimo e nella cultura del nostro Paese” ha notato il cardinal Betori.
In un ampio excursus sulle diverse traduzioni della Bibbia, il porporato ha ricordato che “per lungo tempo la tradizione culturale italiana non ha conosciuto la presenza di un testo biblico autorevole nella lingua corrente del Paese”. Riferendosi alla edizione della CEI del 2008, che ha richiesto “12 anni di lavoro”, il cardinale ha osservato che il suo obiettivo è quello di “offrire un testo più sicuro nei confronti degli originali, più coerente nelle dinamiche interne, più comunicativo nei confronti della cultura contemporanea, più adatto alla proclamazione nel contesto liturgico”, facendo “risplendere il contenuto della Bibbia nelle modalità proprie del nostro linguaggio”. Questo perché “i Libri Sacri non sono soltanto un contenitore di pensiero religiosi, ma una vera e propria letteratura, che affida le potenzialità del suo messaggio anche allo stupore che la Parola suscita nel lettore e negli ascoltatori”.
La pubblicazione di questa edizione bilingue è stata curata da monsignor Fortunato Frezza, canonico vaticano e dottore in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, già sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, che ha sviluppato l’elaborazione dei testi in un arco temporale di 28 mesi. Questa Bibbia bilingue “è destinata a proporre due versioni dell’unico testo originale, disposte in parallelo su una medesima pagina, con evidenti scopi comparativi” spiega monsignor Frezza.
All’incontro, coordinato da don Giuseppe Costa, direttore della LEV, sono intervenuti anche Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e monsignor Romano Penna, ordinario emerito di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense.
Per Mirabelli “avere i due testi a fronte consente di nutrirsi doppiamente, in una fruizione agevole e moderna del testo italiano, con la possibilità di un riferimento alla tradizione latina”. Un’operazione al contempo “scientifica, culturale e religiosa”, che fornisce “uno strumento di migliore comprensione, diretto a valutare come il contesto della Bibbia vada sempre approfondito, con il ricorso al testo originale”.
“La Bibbia non è stata scritta né in latino, né in italiano – ha osservato monsignor Penna -. La traduzione è la prima interpretazione del testo. Tradurre è allora un atto d’amore: si accoglie l’alterità in se stessa, senza volerla colonizzare con le nostre precomprensioni”.
Il primo esemplare della Bibbia bilingue latina e italiana è stato offerto in cofanetto a Papa Francesco, la mattina del 23 gennaio scorso, dal curatore monsignor Frezza, insieme al direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa e al coordinatore editoriale dell’opera, padre Edmondo Caruana.
Presenti in sala, tra gli altri, i cardinali Baldisseri, Farina, O’Brien e Saraiva Martins; gli arcivescovi De Andrea, Farhat e Marra, il vescovo Fabene.