Il Natale del Verbo

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Se l’Avvento è l’avventura di Dio con l’uomo, il Natale è l’avventura dell’uomo con Dio. Il Verbo Eterno non nasce, ma s’incarna nel tempo. Nell’assumere l’umana fragilità creaturale, viene ad abitare in mezzo a noi. Nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37), afferma con decisione l’angelo Gabriele nell’annunzio a Maria: E il Verbo si fece Carne (Gv 1,14), canta Giovanni nel Prologo. E così, il Natale di Gesù celebra la festa nuziale tra Dio e l’umanità.

Che l’Eterno si faccia tempo, l’Infinito, finito, il Creatore, creatura, è realtà straordinaria che disorienta la mente dell’uomo e avvolgendolo e coinvolgendolo nel Mistero più alto e più profondo. Non è la grotta di Betlemme o la visione delle squallide cose che turbano il nostro pensiero ma l’annientamento del Figlio di Dio sconvolge la razionalità euclidea che non afferra la logica dell’Immenso nel limite, dell’Onnipotente nel bisogno. Questa è la vera povertà del Natale! Questa è la lezione d’Amore che Dio affida al cuore dell’uomo, l’Eterna Sapienza alla ragione umana! Il dono divino è concesso soltanto ai poveri e ai miti, ai pacifici e ai puri di cuore magnificati dalle Beatitudini.

Per l’umana redenzione, soltanto questa è la strada di chi si lascia sconvolgere dalle vertigini del Mistero. L’Eterno assume l’umana natura, l’uomo è chiamato a partecipare a quella divina: ecco la sublime vocazione dell’uomo! Creato a immagine e somiglianza di Dio, è ricreato dal Verbo incarnato per vivere da divinizzato.

Erode, ancora oggi, attraverso l’orgoglio e l’egoismo umano, continua a essere il perfido maestro di sempre che fa scuola per impedire la nascita e la rinascita dell’uomo, rinnegandone il valore, impedendone lo sviluppo, coartandone la libertà. Il volto del Bimbo di Betlemme è luce e gioia per sentirci immagine e gloria di Dio e per annunziare agli uomini, tutti fratelli in Cristo e figli del Padre suo, la dignità di redenti, prescelti e amati dal Signore. Dio, Creatore e Redentore, non crea maschere di personaggi da spettacolo ma volti umani di persone di fede che, formate a sua immagine, “per Cristo, con Cristo e in Cristo” operano meraviglie. Nulla è impossibile a Dio: E il Verbo si fece Carne! Da qui inizia la teandrica danza tra Dio e la sua creatura. L’Immanuel, il “Con-noi-Dio”, secondo la profezia di Isaia (7,14), avrà il nome efficace di quanto esprime: “Salvezza è il Signore”. Egli, “Volto del Non Visibile”, è lo “Splendore della gloria del Padre”.

L’Avvento ci fa mistagogicamente comprendere la nostra fede, aiutati e illuminati dalla trasparente fede dei Padri. Essi, alla luce del Vangelo, ci conducono a vedere e a vivere il Natale non fermandosi alla sola nascita nella carne del Figlio di Dio, facendolo rimanere sempre bambino, ma illuminandolo col fulgore della luce pasquale. San Leone Magno così ci esorta: “Colui che i Magi venerarono nella culla, noi adoriamolo Onnipotente nei cieli” (Sermo 2 de Epiphania). Cristo Gesù, onnipotente e glorioso, che siede alla destra del Padre con lo Spirito, dal Padre è inviato con lo Spirito per l’Avvento dell’Incarnazione nel grembo della Madre Vergine Maria.

O Emmanuele,

nostro re e legislatore,

speranza e salvezza dei popoli:

vieni

a salvarci, o Signore nostro Dio.

L’Antifona del batticuore più forte, dei sussulti d’amore più ineffabili è quella con cui si inneggia al Nome messianico dell’Atteso. Il significato dell’intervento di Dio nella vita di Maria di Nazareth sta racchiuso in quel nome che sarà dato al Figlio e che Matteo, citando la profezia di Isaia, scriverà nel suo Vangelo: Ecco: la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa “Dio-con-noi” (Mt 1,23). Dio Creatore, in collaborazione con Maria, sua creatura, si fa nostro salvatore che guida e orienta la storia della Chiesa all’interno della storia umana. “Dio-con-noi” è “per-noi-Salvatore”. La professione di fede nel Credo, “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”, si trasforma in accorata e stupita invocazione.

Dio eterno, totalmente felice e perfetto, trabocca, al di fuori di Sé, con l’onnipotenza della sua creazione che scaturisce dalle sue dita di Architetto divino. Ma il creare “tutte le cose visibili e invisibili” non è la conclusione del suo gesto. Egli crea e chiama a una vocazione che trascende la stessa creazione, tutti gli esseri spirituali intelligenti e liberi che animano la stessa creazione, destinandoli a essere partecipi della sua stessa Vita che è Santità d’Amore. Questo desiderio divino si compie in maniera ineffabilmente perfetta attraverso l’unione ipostatica. Dio, per l’incarnazione della seconda Persona della Santissima Trinità, si fa “Dio-con-noi”. Mai e in nessun altro caso, la preposizione “con” suggerisce e attesta un senso così forte e profondo. In Gesù Salvatore abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9) e noi siamo partecipi di questa sua pienezza.

Con l’Icona della Presenza divina, con il Bambino non più annunciato ma donato, non più prefigurato, ma ormai visibile ai nostri occhi, termina il lungo cammino di speranza dei popoli. Il tempo millenario nell’ombra dell’attesa si schiude nella grotta della povertà, dove la Vergine Madre dà alla luce il Figlio di Dio, Verbo Luce da Luce, Sole senza tramonto. Regalità e Legislazione si esprimono nell’essere Emmanuele: ecco la speranza realizzata che è dono di salvezza donata!

O Emmanuele, cantando t’invochiamo: Vieni! Vieni a salvare l’opera delle tue mani. Vieni a colmare la nostra vita dell’unica pienezza e dell’unica presenza che può saziarci, perché Tu “ci hai fatti per te – implora sant’Agostino nel suo Le Confessioni – e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.

Con l’Incarnazione non siamo più soli: Dio è con noi. Con noi e per sempre. Comincia così la misteriosa e ineffabile esperienza teandrica del “cuore a cuore” di Dio con l’uomo. La Sapienza ha realizzato il suo progetto. Le promesse profetiche si sono adempiute. L’Adonai del roveto ardente ha ormai un Nome e ha mostrato il suo Volto. L’Alleanza è pienamente compiuta. L’albero delle secolari generazioni ha dato il suo Frutto. Davide di Iesse ricomincia a regnare.

Nulla è impossibile a Dio! dice l’Angelo Gabriele a Maria. E avviene l’impossibile: il Verbo si fa Carne mortale! Dio assume Corpo nel corpo verginale di Maria. E avviene l’impossibile: la Carne si fa Cibo di Vita nel Corpo della Madre Chiesa, in noi, Corpo di Lui! Dio diventa Pane da mangiare sulla Mensa del Sacrificio, per l’uomo affamato di Dio.

Dall’umile grotta di Betlemme, la “Casa del Pane”, l’Emmanuele inizia il misterioso e faticoso cammino di Messia Salvatore, sino a Gerusalemme dove adempirà il volere del Padre consumando sulla croce il sacrificio d’Amore. Quella morte non ha ucciso la Vita, ma ha annientato la stessa morte ridonando la Vita. “Dio-con-noi” è il Cristo nella vita della Chiesa e lo sarà sempre, sino alla fine dei secoli, perché Lui lo ha detto: Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine dei tempi (Mt 28,20), quando lo contempleremo nello splendore della sua regalità.

Il cammino dell’uomo che vive di fede nella speranza dell’Amore già realizzato, ma non ancora pienamente compiuto, è attesa operosa, vigile e gioiosa, insieme con l’Emmanuele, verso il Giorno venturo nel quale apparirà Re di gloria e Giudice di pace, quando consegnerà al Padre l’umanità redenta dal suo Sacrificio. Allora l’invocazione O Emmanuele non sarà più grido d’attesa ma immersione in quell’Amore glorificato che contempleremo e possederemo in eterno.

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