Il papa a San Marino: sviluppate e difendete il deposito della fede

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Siete chiamati a sviluppare il deposito della fede in un momento tra i più decisivi della storia. La diocesi “transnazionale” di San Marino-Montefeltro riceve il papa a trenta anni dalla visita di Giovanni Paolo II. E il  primo appuntamento è  la messa nello stadio del mini-stato nello stadio di Serravalle. Circa  
mila i fedeli presenti da tutta la diocesi, in parte in territorio italiano.
Benedetto XVI spiega le letture della festa della Trinità. Parla di amore, quello che lega il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, parla dell’amore che Dio rivela all’uomo che ha peccato, parla delle radici cristiane di San Marino, della storia che nasce dalla fuga di Marino dalla Dalmazia per sfuggire alle persecuzioni, e parla dell’oggi che richiede uno slancio nuovo nel confronto con le rapide trasformazioni che allontanano da Dio.


“Voi siete giustamente fieri e riconoscenti- ha detto il papa nella omelia- di quanto lo Spirito Santo ha operato attraverso i secoli nella vostra Chiesa. Ma voi sapete anche che il modo migliore di apprezzare un’eredità è quello di coltivarla e di arricchirla. In realtà, voi siete chiamati a sviluppare questo prezioso deposito in un momento tra i più decisivi della storia. Oggi, la vostra missione si trova a dover confrontarsi con profonde e rapide trasformazioni culturali, sociali, economiche, politiche, che hanno determinato nuovi orientamenti e modificato mentalità, costumi e sensibilità. Anche qui, infatti, come altrove, non mancano difficoltà e ostacoli, dovuti soprattutto a modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità. Si è insinuata la tentazione di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà. Così, anche in queste terre, si è iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze, che si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto che per secoli i vostri avi hanno identificato con l’esperienza della fede. Non vanno, poi, dimenticate la crisi di non poche famiglie, aggravata dalla diffusa fragilità psicologica e spirituale dei coniugi, come pure la fatica sperimentata da molti educatori nell’ottenere continuità formativa nei giovani, condizionati da molteplici precarietà, prima fra tutte quella del ruolo sociale e della possibilità lavorativa.”

 

Accolto da un suono diffuso di campane, in tutta la Repubblica, il Santo Padre è atterrato alle 9:30 all’eliporto di Torraccia, nello stadio di Serravalle lo seguono e applaudono nei maxischermi 22000 fedeli. 25 i Cardinali e Vescovi, che unitamente a duecento sacerdoti, hanno concelebrato la Santa Messa. Tra loro anche padre Ciro Benedettini, passionista, sammarinese e vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Il grande coro che ha guidato i canti della liturgia è diretto dal Maestro Don Andrea Bosio, direttore del Coro Interdiocesano di San Marino Montefeltro e dal Maestro Augusto Ciavatta, direttore del Coro Camerata del Titano.
Il grande altare è sovrastato dal Crocefisso di Giovanni da Rimini, situato in Talamello , attribuito a Giotto. A lato  la riproduzione della Madonna delle Grazie di Pennabilli, che ha percorso le parrocchie della Diocesi durante la Peregrinatio Mariae.
Il vescovo Luigi Negri ha salutato il papa ricordando la fedeltà del popolo sammarinese. E  anche se  “è venuto il tempo della cultura del sospetto nei confronti della Chiesa- ha detto- con il tentativo condotto con ogni mezzo di staccare il cuore di questo popolo dalla sua tradizione” la Chiesa si è impegnata  “alla ripresa forte della nostra identità di popolo cristiano, recuperando nel presente questa nostra grande tradizione cattolica e cercando di costruire su questa tradizione, resa di nuovo esperienza quotidiana, la certezza di una posizione culturale nuova e di un impeto missionario punteggiato da tante, significative, esemplari esperienze di carità cristiana e di solidarietà umana.”

Quello di papa Benedetto è un appello non solo ai sammarinesi o alla diocesi, ma a tutta l’Europa cristiana che nasce dalla mescolanza delle diverse etnie – romani, goti e poi longobardi – “che entravano in contatto tra loro, qualche volta anche in modo molto conflittuale, trovarono nel comune riferimento alla fede un fattore potente di edificazione etica, culturale, sociale e, in qualche modo, politica. Era evidente ai loro occhi che non poteva ritenersi compiuto un progetto di civilizzazione fino a che tutti i componenti del popolo non fossero diventati una comunità cristiana vivente e ben strutturata. A ragione, dunque, si può dire che la ricchezza di questo popolo, la vostra ricchezza, cari Sammarinesi, è stata ed è la fede, e che questa fede ha creato una civiltà veramente unica.”
Quello del papa, infine è un appello agli uomini di buona volontà. “ Non ci si pente mai di essere generosi con Dio”, dice.
Al termine della celebrazione eucaristica e prima della recita dell’ Angelus, Benedetto XVI ha ricordato la proclamazione di una nuova beata oggi in Francia:  Suor Marguerite Rutan, condannata a morte per la sua fede cattolica nelle persecuzioni seguite alla Rivoluzione francese.
Un ricordo poi, nella giornata dedicata ai rifugiati, per i 60 anni della Convenzione internazionale che li tutela. “Invito quindi le Autorità civili ed ogni persona di buona volontà a garantire accoglienza e degne condizioni di vita  ai rifugiati, in attesa che possano ritornare in Patria liberamente e in sicurezza.”

Dopo la Messa il papa nella Casa San Giuseppe per incontrare gli organizzatori della visita e i membri della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II. Dopo il pranzo e il risposo alle 16.30 appuntamento in Piazza della Libertà per la visita ufficiale alla Repubblica e l’incontro con i Capitani Reggenti. Più tardi il papa lascia San Marino e si reca a Pennabilli, in Italia, per incontrare i giovani di tutta la diocesi.

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