Newman beato: un modello per l’educazione integrale

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 Intervista con Padre Hermann Geissler, fso Direttore dell’International Centre of Newman Friends A cura di Isabella Piro Della Radio Vaticana.

Come attualizzare, il pensiero di Newman nella società contemporanea?

R. Forse si può partire da ciò che oggi chiamiamo “emergenza educativa”. Mi pare uno dei temi fondamentali del nostro tempo. Come educare bene le giovani generazioni? Secondo Newman, è importante un’educazione integrale: dobbiamo avere il coraggio di offrire ai giovani un sapere integrale, non solo una qualche specializzazione in una sola materia. Certo, una specializzazione è importante, ma non è tutto: dobbiamo avere il coraggio di educare i cuori, di parlare di nuovo della virtù e della religione. Penso che l’emergenza educativa sia, in buona parte, un’emergenza di educatori, che mancano, che devono essere coraggiosi testimoni di una vita umana piena, di una vita cristiana convinta. Poi, come secondo punto, direi che dobbiamo avere il coraggio di mostrare agli uomini contemporanei che la fede cristiana non è qualcosa di estraneo, che non ci riguarda oppure ci opprime. No, tutto il contrario! Essa è la risposta ad un desiderio che abbiamo tutti, nel nostro cuore. Dobbiamo imparare – come direbbe Newman – ad ascoltare la nostra coscienza. Certamente, distinguendo la coscienza dal desiderio personale, dai sentimenti che sono tutt’altra cosa. Ma ognuno di noi ha in sé questa voce misteriosa che, secondo Newman, è l’eco della voce di Dio, il Vicario originario di Cristo, e bisogna aiutare i giovani a scoprire in loro stessi questa voce, così capiranno meglio che la risposta della Chiesa è davvero una risposta per ciascuno di loro, che aiuta a trasformare la vita in qualcosa di pieno, felice, riuscito. Poi, sulla stessa linea, bisogna spiegare bene agli uomini di oggi che il cristianesimo, il messaggio della Chiesa non è una cosa statica, ma è una cosa dinamica, vitale. Newman ha detto: “Vivere significa cambiare; essere perfetto significa aver cambiato spesso”. Newman pensa non ad un cambiamento nel senso di rotture totali con il passato, ma pensa che il cristianesimo sia una grande forza di vita, di spirito, che ha in sé la capacità di trasformarci continuamente. Esso trasforma il nostro cuore, le nostre comunità, le nostre famiglie, le nostre associazioni, la Chiesa e la società. Infine, come ultimo punto, direi che dobbiamo imparare da Newman ad amare nuovamente la Chiesa: lui, dopo un lungo cammino, ha trovato la Chiesa come l’unico ovile di Cristo, la sua vera patria. Non ha mai avuto neanche il minimo dubbio dopo la conversione: ha trovato la perfetta felicità. (…) Ha sempre amato e difeso la Chiesa e questo amore per la Chiesa, per il Papa, questa gioia di essere membro della Chiesa di Cristo mi sembra molto importante anche per tutti noi.

Quali sono i punti comuni del pensiero di Benedetto XVI e del card. Newman?

R. Penso che ci siano molti punti in comune tra questi due grandi pensatori. Innanzitutto, menzionerei quello che il Papa definisce “allargare gli orizzonti della nostra razionalità”. Il Papa dice spesso che noi non dobbiamo ridurre la nostra ragione alla pura scienza positivistica, perché anche l’etica, la religione, la fede hanno una loro razionalità che dobbiamo riscoprire. E mi pare che le opere di Newman offrano tanti elementi che vanno proprio in questa direzione e ci aiutano a capire cosa significa “aprire gli orizzonti della nostra razionalità”. Un secondo tema molto importante è la relazione tra tradizione e sviluppo: il Papa, in un famoso discorso prima di Natale [Discorso alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre 2005] ha parlato delle due ermeneutiche del Concilio, l’ermeneutica della “rottura” e quella della “riforma nella continuità”. E mi pare che questo sia proprio perfettamente in linea con il card. Newman, quando ha spiegato le sue idee sullo sviluppo della Chiesa, della dottrina cristiana. Ovvero, egli ha detto che la Chiesa e la dottrina devono svilupparsi perché – come dicevamo prima – esse sono un organismo vivo. Ma questo sviluppo non deve ignorare totalmente il passato, anzi: deve essere uno sviluppo in continuità con ciò che la Chiesa è stata, ha pensato e ha ritenuto importante in passato. Un ultimo punto [di consonanza tra Benedetto XVI e Newman] riguarda il campo delle difficoltà del nostro tempo: Newman parla del liberalismo nella religione e il Papa parla spesso del relativismo. Pensiamo, ad esempio, alla sua famosa omelia all’inizio del Conclave che lo ha eletto Papa [18 aprile 2005], in cui ha denunciato – con grande coraggio e forza – “la dittatura del relativismo”. Anche Newman dice che, in tutta la sua vita, ha lottato contro lo spirito del liberalismo, del relativismo nella religione. Ma entrambi, sia Newman che il Papa, sono fiduciosi: pur vedendo le grandi difficoltà della nostra società, Benedetto XVI è convinto che la Chiesa debba semplicemente andare avanti con i suoi doveri, annunciare agli uomini la verità rivelata, Cristo come via, verità e vita, e deve avere una grande fiducia nella Provvidenza.

D. Come è nato il Centro Internazionale degli Amici di Newman?

 R. Il Centro viene gestito dai membri della Famiglia spirituale “L’Opera”, che è una nuova Famiglia ecclesiale fondata da una donna belga di nome Julia Verhaeghe nel 1938. La Comunità è stata riconosciuta da Giovanni Paolo II nel 2001. All’inizio, la fondatrice non conosceva Newman, ma dopo alcuni anni ha letto un libro del cardinale ed ha pensato: “La mia anima ha trovato un fratello!”. Quindi ha trovato una grande e profonda affinità spirituale. Agli inizi degli anni ’70, i membri della Comunità – ai quei tempi erano suore – vennero a sapere di un Convegno sul card. Newman in programma a Roma. Se ne interessarono, scrissero al sacerdote che organizzava questo convegno e lui rispose: “Penso sia un’ottima idea. Occupatevene voi”. La fondatrice della Comunità era in fin di vita, ma disse alle religiose: “Questo è un segno della Provvidenza.”. E quindi, in obbedienza alla Provvidenza, fu organizzato questo primo Convegno Internazionale su Newman a Roma. Era il 1975. Fu un grande successo e dimostrò, a tutti coloro che erano un po’ scettici nei confronti di Newman, (…) il grande interesse, la grande venerazione e la grande stima che riscuoteva questa figura. Poi, in seguito, l’allora Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, card. Raimondi, chiese alla Comunità di continuare l’impegno su Newman, perché era importante creare un Centro di riferimento per tutti gli studiosi. E così, ancora una volta in obbedienza alla Chiesa e alla Provvidenza, la Comunità ha istituito questo Centro degli Amici di Newman. D. Quali obiettivi si pone questo Centro? R. Gli obiettivi sono diversi: innanzitutto, far conoscere la vita, la spiritualità e le opere del card. Newman. Abbiamo un sito Internet ricco di informazioni; pubblichiamo una newsletter che inviamo a migliaia di persone, di amici in tutto il mondo; organizziamo convegni e varie iniziative. Il secondo obiettivo è quello di promuovere lo studio e la venerazione di questa grande figura della Chiesa. Abbiamo, ad esempio, biblioteche specializzate con tutte le opere di Newman, le traduzioni principali e quasi 8mila pubblicazioni su di lui. (…). Inoltre, a novembre organizzeremo un Simposio internazionale, insieme alla Pontificia Università Gregoriana, sempre per promuovere la conoscenza del pensiero di Newman. Organizziamo anche Messe e iniziative religiose per promuoverne la venerazione.

D. Oltre a quella di Roma, quali altre sedi ci sono nel mondo?

R. C’è una sede ad Oxford, precisamente a Littlemore, dove Newman ha vissuto anni decisivi della sua vita e dove poi il 9 ottobre 1845 è stato accolto nella Chiesa cattolica. È un luogo bellissimo, meta di pellegrinaggi non solo per i cattolici, ma anche per gli anglicani che hanno una grande venerazione per Newman. Ed anche per molte persone che cercano il loro cammino di vita, la loro vocazione o che hanno dei dubbi e chiedono un’illuminazione a Newman. C’è poi un Centro in Austria, a Bregenz, sul Lago di Costanza, che è un posto centrale per la Germania, l’Austria e la Svizzera. Un quarto Centro è a Budapest, in Ungheria: da molti anni, infatti, cerchiamo di promuovere la figura di Newman in queste terre che hanno sofferto molto per la dittatura comunista e in cui sta nascendo un nuovo interesse per figure che possano rispondere alle grandi domande poste nel cuore dell’uomo. E lì lavoriamo anche molto con l’Università cattolica locale.

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