I “Testimoni digitali” dal papa. La chiesa nell’era crossmediale

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“Il compito di ogni credente che opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo ‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore”. Così Benedetto XVI , che ha ricordato “la missione irrinunciabile della Chiesa” agli operatori delle Comunicazioni Sociali, che hanno preso parte all’udienza nell’aula Paolo VI, che ha chiuso il Convegno “Testimoni digitali”, che si è tenuto a Roma da 22 al 24 aprile scorso. “Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale”, ha aggiunto. Ringraziando per il servizio reso alla Chiesa e quindi alla causa dell’uomo, il Papa ha esortato “a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”. 

Anche nella rete i credenti sono chiamati a collocarsi come “animatori di comunità”, attenti a “preparare cammini che conducano alla Parola di Dio”, e ad esprimere una particolare sensibilità per quanti “sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche”. La rete potrà così diventare una sorta di “portico dei gentili”, dove “fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto”.
Il papa ha chiuso una tre giorni intensa, per certi versi epocale, che ha visto confrontarsi stabilmente oltre 1200 delegati delle diocesi italiane. Il convegno, promosso dagli uffici Cei delle Comunicazioni Sociali e del Progetto culturale ha tracciato un nuovo solco, nel segno di una presenza competente e costante nel mondo dei media interattivi e crossmediali, spazio “da vivere” per un’autentica convergenza digitale tra antichi e nuovi mezzi della comunicazione.

“La Chiesa ha il compito di evangelizzare, e dunque anche l’ampio mondo dei media digitali va guardato con simpatia e stima da parte della Chiesa e dei suoi operatori”. Ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, intervenendo durante i lavori del convegno. “L’impegno della comprensione e della progettazione della presenza della Chiesa nel mondo dei media digitali – al centro delle riflessioni di queste nostre giornate – è, come dice il Papa, ‘un ambito pastorale vasto e delicato’, richiede cioè di soffermarsi anzitutto sull’azione della Chiesa nell’attuale contesto per individuare forme attestabili di fedeltà al Vangelo”, ha spiegato durante relazione. Secondo il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, non solo “bisogna dare un’anima alla rete”, ma c’ bisogno di “integrare in modo corretto ed efficace la missione educativa – che si avvale delle dinamiche tradizionali insostituibili – con le più recenti tecnologie mediatiche”.
Tante le riflessioni che hanno condito l’appuntamento romano, con la rassegna delle esperienze pastorali, dei media cattolici (Tv2000, InBlu, Avvenire, Sir, Settimanali cattolici, Webmaster Cattolici), e di alcune prassi innovative, soprattutto di target giovanile. Tra le chicche, presentato un nuovo servizio che a regime metterà in rete tutte le parrocchie d’Italia, consentendo agli utenti di avere informazioni circa le attività delle realtà parrocchiali e gli orari delle messe, attraverso un semplice SMS.
Ad otto anni da “Parabole Mediatiche” si è preso atto di come il cambiamento dell’approccio comunicativo sia ormai evidente. Siamo sommersi da messaggi, ed il compito del cristiano, ribadito più volte, non è “semplicemente” quello di utilizzare i servizi in rete, dato quasi scontato, ma “abitare” cristianamente gli spazi non più paralleli del continente digitale, sempre meno “on line” e sempre più ordinario nella vita di ogni giorno.
“Le nostre strade oggi sono queste: bisogna essere bene equipaggiati, sta a noi conoscere queste strade, che richiedono di avere chiara la méta e di conoscere a fondo gli obiettivi”, ha ammonito mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Per il capo del dicastero vaticano i cristiani di tutto il mondo sono chiamati a “lasciare tracce visibili, riconoscibili, che facciano pensare alla nostra presenza e non a quella indistinta di qualsiasi altro”.

 

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