Sinodo africano: la testimonianza della Chiesa Etiope

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Questa mattina il Sinodo arriva in Campidolgio. Una delegazione dei padri sinodali viene ricevuta dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno. Con il segretario generale Nicola Eterovich, il card. Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Card. Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar, Senegal, il Card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Sudafricana (rep.), il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast, Ghana, da Mons. Edmond Djitangar, il vescovo di Sarh, Ciad e Mons. Damião António Franklin, arcivescovo di Luanda, Angola. Ieri intanto i lavori sono proseguiti con gli interventi sulla relazione di apertura. Suggestivo il racconto del valore della Chiesa Etiope nell’intervento del patriarca della Chiesa tewahedo ortodossa di Etiopia, Abuna Paulos.

“Le nostre Chiese possano avvicinarsi sempre più nell’unità che è il dono dello Spirito santo, e offrire una comune testimonianza della speranza portata dal Vangelo” ha risposto il papa per il quale la presenza del patriarca testimonia “l’antichità e le ricche tradizioni della Chiesa in Africa”, il Papa si è detto concorde con Paulos che “la proclamazione del Vangelo non può essere separata dall’impegno a costruire una società secondo il volere di Dio, che rispetti il creato e protegga la dignità e l’innocenza di tutti i suoi figli”. Di qui l’esortazione a “continuare a lavorare insieme per lo sviluppo integrale di tutti i popoli dell’Africa, rafforzando le famiglie che sono il baluardo della società africana, educando i giovani” che ne sono il futuro e “contribuendo alla costruzione di società caratterizzate dall’onestà, dall’integrità e dalla solidarietà”.

Tra gli interventi da segnalare quello del decano del Collegio Cardinalizio ed ex Segretario di Stato Angelo Sodano. “Come dimenticare che anche in Africa la furia omicida fra differenti gruppi etnici ha sconvolto interi paesi?” Ed ha proseguito: “Basterebbe pensare al Rwanda ed ai paesi limitrofi. Nel 1994 e negli anni successivi l’ideologia nazionalista giunse a provocare più di 800 mila morti, fra i quali tre membri generosi dell’episcopato”. Ed ha concluso: “le attuali 53 nazioni africane avranno un grande avvenire, nel concerto delle 192 nazioni che compongono oggi l’intera famiglia umana, se sapranno superare le loro divisioni e cooperare congiuntamente per il progresso materiale e spirituale dei loro popoli”.

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