La grande riforma dell’economia vaticana

Condividi su...

Non c’è solo l’annuncio del nuovo presidente del Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta banca vaticana. Il nuovo assetto economico amministrativo della Santa Sede prevede una Segreteria dell’Economia rafforzata, che assorbe un pezzo dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; lo studio di un nuovo sistema di pensioni, perché quello attuale è economicamente insostenibile; la nomina di una commissione composta da esperti vaticani e non vaticani per razionalizzare la comunicazione, ed eventualmente far guadagnare più soldi al Vaticano in diritti di immagine. Perché il problema non è solo la razionalizzazione delle strutture. È soprattutto quello del reperimento di fondi, del mantenimento di tutto il personale.

Messa così, sembra che il Vaticano vada incontro ad una riforma più di necessità che strutturale. Si deve sempre tener presente la visione generale. Una visione portata avanti già da Benedetto XVI, che era andato oltre una legge anti-riciclaggio basata su quella italiana e aveva proiettato la Santa Sede su un profilo internazionale per quanto riguardava le finanze. Quella visione di una Santa Sede Paese forte, terzo e autorevole, allineato agli standard internazionali e allo stesso tempo in grado di esercitare pienamente la sua sovranità, non è stata messa da parte. Ed è in nome di quella visione che molti tasselli sono andati a posto.

Lo IOR

A cominciare da quelli dello IOR. Mantiene la sua missione, con un board tutto nuovo. Il presidente è Jean-Baptiste de Franssu, un guru nel campo dell’ asset management, il profilo individuato per portare a compimento la fase due della riforma dello IOR: ovvero, rafforzare il business dell’Istituto, concentrare le sue attività sulla consulenza finanziaria e sui servizi di pagamento per il clero, le congregazioni, le diocesi e impiegati laici del Vaticano e lo spostamento della gestione degli asset in un “Vatican Asset Management”, un ufficio economico che dovrebbe assommare su di sé gli investimenti anche di altri enti vaticani dotati di bilancio, come la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e la sezione straordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica (quella che gestisce i beni ‘mobili’ derivati dal Trattato Lateranense, in pratica il ramo finanziario). Poi, un board “laico” (il Consiglio di Sovrintendenza) tutto nuovo. Il board finora è così composto: Mary Ann Glendon, ex ambasciatore USA presso la Santa Sede e già Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, nonché membro della Pontificia Commissione di Referenza sullo IOR nominata dal Papa e presieduta dal Cardinal Raffaele Farina; Clemens Boersig (Germania), che è stato direttore del Consiglio dei Direttori della Fondazione Deutsche Bank dal 2013; e Sir Michael Hintze, uomo d’affari e filantropo australiano. Mancano ancora due membri, da scegliere nei prossimi mesi.

Alla commissione cardinalizia dello IOR è stato aggiunto un nuovo membro, il Cardinal Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria (Croazia). Andrà a coadiuvare il presidente Avril Y Castello e i cardinali Thomas Christopher Collins (Toronto), Pietro Parolin (Segretario di Stato), Christoph Schoenborn (Vienna) e Jean Louis Tauran (presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso).

Prelato, ovvero figura di raccordo tra cardinali e board laico, è stato confermato monsignor Battista Ricca. Ma la vera novità è che nel board del Consiglio entra come segretario senza diritto di voto Alfred Xuereb, segretario generale della Segreteria per l’Economia. Già secondo segretario di Benedetto XVI e primo segretario di Papa Francesco, Xuereb era stato inviato come delegato da Papa nelle due pontificie commissioni di referenza, e poi nominato come Segretario della Segreteria per l’Economia. Il suo ingresso in consiglio significa probabilmente due cose: che il Papa vuole seguire le cose da vicino, e che la Segreteria per l’Economia ha ormai preso un ruolo preponderante.

Tutto sotto la guida della Segreteria dell’Economia

Merito del decisionismo di Pell, che ha portato anche – raccontano – ad uno scontro in Consiglio dei Cardinali con il cardinal Giuseppe Bertello e – in maniera più sommessa – con il cardinal Parolin, entrato nel Consiglio anche se ancora la cosa non è stata ufficializzata con un documento. Pell ha puntato i piedi sulla nomina del nuovo presidente dello IOR, e da subito aveva chiamato accanto a sé Danny Casey per creare un piccolo Project Management Office. Casey è un vero manager, ha gestito la Gmg di Sydney e poi la stessa arcidiocesi a fianco di Pell e si è traferito con la moglie Annie a Roma lo scorso febbraio. Il suo compito è quello di risistematizzare la sezione ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, assorbita dalla Segreteria per l’Economia, ovvero di gestire il patrimonio  immobiliare della Santa Sede. La sezione straordinaria, invece, che gestisce i beni mobili e ha rapporti con le banche, dicono i rumors che dovrebbe essere riformata con le funzioni di una banca centrale, che ancora non è attiva.

Un nuovo sistema pensionistico

Un patrimonio che vive in una grande difficoltà economica. Già una circolare del Segretario di Stato qualche mese fa aveva stabilito il blocco del turnover e delle nuove assunzioni in Vaticano, di fatto cristallizzando la situazione dei dipendenti che non potevano più godere nemmeno di straordinari. Il provvedimento si giustificava con la necessità economica, e lasciava pensare che la riforma della Curia, ovvero l’accorpamento dei dicasteri, fosse ad un passo, e fosse stato sollecitato più da ragioni contingenti che da ragioni di aggiornamento della struttura.

E che ci fosse necessità di soldi si capisce anche dal fatto che – come ha sottolineato Joseph F.X. Zahra, numero due del Consiglio per l’Economia vaticano e già presidente della Pontificia Commissione Referente sulla struttura economico-organizzativa della Santa Sede (COSEA), “tra i dieci punti che ci eravamo dati da studiare in commissione, al primo posto veniva quello della riforma del sistema pensionistico”.

Tutti garantiscono che le pensioni attuali e per la prossima generazione sono al sicuro (lo fa Pell, lo ribadisce Zahra in conferenza stampa), ma c’è bisogno di trovare una nuova strada, anche perché “molti Paesi occidentali hanno dovuto affrontare sfide” riguardo al sistema pensionistico. È stato nominato un comitato tecnico, guidato dal Segretario prelato del Consiglio per l’Economia, monsignor Brian Ferme. Il comitato è composto da quattro esperti laici: Bernhard Kotanko (Austria), Andrea Lesca (Italia), Antoine de Salins (Francia), Nino Savelli (Italia). Il comitato si incontrerà con rappresentanti del Consiglio per l’Economia, della Segreteria di Stato e del Fondo Pensioni.

Una commissione per i media vaticani

E sarà composta da membri esterni e membri vaticani il comitato che è stato nominato per proporre una riforma dei media vaticani. Un comitato, per stessa ammissione di Pell, nato sotto l’ombra della Segreteria per l’Economia “per caso”, perché “il Consiglio dei cardinali spingeva per fare qualcosa” e dunque si è attivata la Segreteria, l’unico organismo recentemente stabilito che ha perlomeno una forma e che già distribuisce un bollettino interno “cosicché tutti i dipendenti siano informati degli sviluppi”.

Di una razionalizzazione delle comunicazioni vaticane si parla da oltre trenta anni, ma ora l’idea è proprio quella di accorpare tutto, per snellire le procedure e rendere tutto più snello e veloce. Si sviluppano le nuove tecnologie, come la Pope App, l’account twitter del Papa; si rafforzano i canali digitali; si cerca di creare un sistema meno farraginoso, più libero anche dal controllo della Segreteria di Stato sui testi, per adeguarsi ai tempi. Ma anche – magari – per guadagnare di più con le immagini del Papa, forse eventualmente anche cambiando gli statuti del Centro Televisivo Vaticano, che – raccontano – ha già aumentato i prezzi per la diffusione di immagini del Papa e che – sotto la guida del direttore Dario Edoardo Viganò – si proietta sempre più ad essere una piattaforma distributrice di immagini del Papa e produttrice e promotrice di documentari e qualunque altra iniziativa che porti buona immagine e qualche buon guadagno.

Il comitato è presieduto da Lord Christopher Patten, cancelliere dell’Università di Oxfort, presidente fino al 2014 del trust della BBC, una personalità autorevole e conosciuta; e poi entrano nel comitato l’editore di Our Sunday Visitor Greg Erlandson (USA); il direttore esecutivo del Catholic Media Council Daniela Frank (Germania); padre Eri Salobir, domenicano, promotore generale del’ordine dei Predicatori per le Comunicazioni Sociali, e fondatore del think tank OPTIC (Order of Prearchers for Technology, Information and Communication); Leticia Soberon (Mexico), una psicologa e fondatrice del network www.dontknow.net, e già ufficiale del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali; e George Yeo, da Singapore, già membro della COSEA, così come lo erano stati Zahra e de Franssu: gli innesti della COSEA nell’organigramma vaticano lasciano comprendere quale lavoro sia stato apprezzato all’interno della Santa Sede.

Nel comitato siedono anche membri “vaticani: Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ne sarà il segretario e il motore; il direttore dell’Ufficio Informazioni della Segreteria di Stato Carlo Maria Polvani, nipote di Carlo Maria Viganò, ora nunzio a Washington; Lucio Adrian Ruiz del servizio Internet vaticano; Giacomo Ghisani di Radio Vaticana; il direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian.

Uno sguardo verso il futuro

Certo, ci vorranno tempi per le riforme. Il modello è quella di esperta cooperazione clerico-laica, ma come questa cooperazione sarà definita allo IOR è ancora per esempio da determinare. Come è da determinare come questa riforma influenzerà anche il riassetto dei dicasteri vaticani.

Dalla conferenza stampa, si comprende comunque che il cardinal Pell sarà un motore irrinunciabile di questi processi. Pell mostra confidenza con le persone, chiama per nome l’ex presidente von Freyberg e il nuovo presidente de Franssu, specifica le competenze tra il Consiglio per l’Economia (che più che altro farà le decisioni generali) e la sua Segreteria che sarà un braccio molto esecutivo, conferma che l’Autorità di Informazione Finanziaria (il cui board è stato recentemente rinnovato) continuerà i suoi compiti di vigilanza, supervisione e informazione finanziaria.

Si chiude così una prima fase della grande riforma vaticana. Von Freyberg ci tiene a sottolineare che “la prima sorpresa che ha trovato allo IOR è che molte delle cose che venivano dette, sulla gestione, sul numero dei conti, sui possessori dei conti, non sono vere”, e ringrazia i giornalisti. Il nuovo presidente de Franssu ringrazia i dipendenti, sottolinea che il processo di scorporamento degli asset potrebbe necessitare di 24 mesi, e ringrazia i 115 dipendenti dell’Istituto per il loro lavoro; e Zahra smentisce l’esistenza di una “lobby maltese” nonché il fatto che lui abbia una società in comune interesse con de Franssu.

Ora si continua a lavorare sottotraccia, in attesa che si insedino i nuovi comitati. Dal 9 luglio lo IOR ha un nuovo presidente. Ma è tutto lo scenario finanziario della Santa Sede ad  essere cambiato. E il Motu Proprio con cui Papa Francesco ha trasferito le competenze della Sezione Ordinaria dell’Apsa alla Segreteria per l’Economia (annunciando anche l’istituzione di una commissione per il passaggio di competenze) è la prima modifica siglata Papa Francesco alla Pastor Bonus, la costituzione che regolamenta le funzioni della Curia. La riforma della Curia parte dalla nota dolente dell’economia. Con la necessità di fare spending review, ma anche la volontà di attrarre nuovi clienti, come ha spiegato il cardinal Pell.

Free Webcam Girls
151.11.48.50