Il papa solidale con le sofferenze dei palestinesi dice ai giovani di non cedere alla violenza
E’ il giorno dedicato ai palestinesi oggi. A Betlemme il papa arriva attraversansdo il muro che divide terra, case e famiglie, accolto da tamburi e canti. Sull’ auto solo la bandiera del Vaticano. Il presidente Abu Mazen lo accoglie con un sorriso e la banda, un pò sgangerata attacca gli inni nazionali. Benedetto paral subito della sofferenza della gente. “Il mio pellegrinaggio nelle terre della Bibbia non sarebbe stato completo senza una visita a Betlemme”, e poi entra subito in argomento:”So quanto avete sofferto e continuate a soffrire a causa delle agitazioni che hanno afflitto questa terra per decine di anni.” Il cuore del papa è vicino a coloro che piangono la perdita di familiari e di loro cari nelle ostilità, particolarmente nel recente conflitto di Gaza” e afferma che “la Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti.”
Un obiettivo che però il papa vede “lontano dall’essere realizzato” Ancora una volta il papa supplica “tutte le parti coinvolte in questo conflitto di vecchia data ad accantonare qualsiasi rancore e contrasto che ancora si frapponga sulla via della riconciliazione, per arrivare a tutti ugualmente con generosità e compassione, senza discriminazione.” Dialogo, impegno comune reponsabilità internazionale.”E’ mia ardente speranza,dice, che i gravi problemi riguardanti la sicurezza in Israele e nei Territori Palestinesi vengano presto decisamente alleggeriti così da permettere una maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari e per l’accesso ai luoghi santi.” Rivendica i diritti dei palestinesi ad avere una vita normale e infrastrutture efficenti”. E soprattuto si rivolge ai giovani: “non permettete che le perdite di vite e le distruzioni, delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento nei vostri cuori. Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo. Al contrario, fate in modo che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace.” Il binomio che il papa presenta è sempre o stesso in fondo. Pace e giustizia. Ma certo queste parole pronunciate davanti al palazzo presidenziale di Betlemme hanno un sigificato più forte. Così come le rifelssioni che il papa offre ai circa cinque mila fedeli presenti alla messa.
Caldo, sole, fatica e lunghe ore di attesa ai chek point non hanno scoraggiato giornalisti e fedeli. Benedetto XVI attraversa la grande porta di metallo che interrompe il muro che accompagna lo sgurdo da ongi parte della città. Un pò come è stat oper decenni a Berlino. Alla fine dopo tante notizie contrastanti ci sono anche i cristiani di Gaza che hanno avutoi permessi sperati. A loro il papa dice: “vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunità il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare. Siate sicuri della mia solidarietà con voi nell’immensa opera di ricostruzione che ora vi sta davanti e delle mie preghiere che l’embargo sia presto tolto.” Poi la riflessione si fa più religiosa.”Per gli uomini e le donne di ogni luogo, Betlemme è associata al gioioso messaggio della rinascita, del rinnovamento, della luce e della libertà. E tuttavia qui, in mezzo a noi, quanto lontana sembra questa magnifica promessa dall’essere compiuta! Quanto distante appare quel Regno di ampio dominio e di pace, sicurezza, giustizia ed integrità, che il profeta Isaia aveva annunciato.” Eppure il papa dice che a Betlemme, “nel mezzo di ogni genere di contraddizione, le pietre continuano a gridare questa “buona novella”, il messaggio di redenzione che questa città, al di sopra di tutte le altre, è chiamata a proclamare a tutto il mondo.” Il messaggioc he deve nascere dalla città di Davide ed essere portato nel mondo “ci chiama ad essere: testimoni del trionfo dell’amore di Dio sull’odio, sull’egoismo, sulla paura e sul rancore che paralizzano i rapporti umani e creano divisione fra fratelli che dovrebbero vivere insieme in unità, distruzioni dove gli uomini dovrebbero edificare, disperazione dove la speranza dovrebbe fiorire!”
Ma per farlo occcorre anche avere “il coraggio di abbandonare linee di pensiero, di azione e di reazione infruttuose e sterili. La cultura di un modo di pensare pacifico basato sulla giustizia, sul rispetto dei diritti e dei doveri di tutti, e l’impegno a collaborare per il bene comune. E poi la perseveranza, perseveranza nel bene e nel rifiuto del male.” Benedetto poi riprende le parole di Giovanni Paolo II, la cui visita in questa parte del mondo è ancora nel cuore di tutti dopo 9 anni. “Non abbiate paura! Siate un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione. Edificate le vostre Chiese locali facendo di esse laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarietà e di carità pratica.” Il papa va oltre, non è solo un problema di infrastrutture, spiega ma serve “una nuova infrastruttura “spirituale”, capace di galvanizzare le energie di tutti gli uomini e donne di buona volontà nel servizio dell’educazione, dello sviluppo e della promozione del bene comune. Avete le risorse umane per edificare la cultura della pace e del rispetto reciproco che potranno garantire un futuro migliore per i vostri figli. Questa nobile impresa vi attende. Non abbiate paura!”