Il papa nella messa nell’Orto degli ulivi: “Gerusalemme sia luogo di pace per tutti i popoli”

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C’è una “speranza”, del papa e della Chiesa, “che spinge tutti coloro che amano questa Gerusalemme terrestre a vederla come una profezia e una promessa di quella universale riconciliazione e pace che Dio desidera per tutta l’umana famiglia”.
Benedetto XVI lo ripete ancora una volta e a gran voce nella messa celebrata nella “Josaphat Valley” di Gerusalemme, che si trova di fronte alla Basilica del Gethsemani e all’Orto degli Ulivi.
In tutta la Terra Santa, si deve giungere ad un dialogo che porti alla pace vera. “Ebrei, musulmani e cristiani qualificano insieme questa città come loro patria spirituale. –dice il papa – Quanto bisogna ancora fare per renderla veramente una ‘città della pace per tutti i popoli, dove tutti possono venire in pellegrinaggio alla ricerca di Dio, e per ascoltarne la voce, ‘una voce che parla di pace’!”

 

Benedetto XVI sceglie un luogo simbolo della passione del Cristo per riaffermare alle migliaia di fedeli presenti quello che, a parole e gesti concreti, sta ripetendo in questi giorni, pellegrino in Terra Santa. “Ci siamo raccolti qui sotto il monte degli Ulivi, – ripete il papa – dove nostro Signore pregò e soffrì, dove pianse per amore di questa città e per il desiderio che essa potesse conoscere ‘la via della pace’, qui donde egli tornò al Padre, dando la sua ultima benedizione terrena ai suoi discepoli e a noi.”
“Accogliamo oggi questa benedizione – esorta il papa – Egli la dona in modo speciale a voi, cari fratelli e sorelle, che siete collegati in una ininterrotta linea con quei primi discepoli che incontrarono il Signore Risorto nello spezzare il pane, che sperimentarono l’effusione dello Spirito Santo nella ‘stanza al piano superiore’, che furono convertiti dalla predicazione di San Pietro e degli altri apostoli.”

Questo perché, spiega il papa citando San Paolo, “‘cercare le cose di lassù’ deve continuamente risuonare nei nostri cuori. Le sue parole ci indicano il compimento della visione di fede in quella celeste Gerusalemme dove, in conformità con le antiche profezie, Dio asciugherà le lacrime da ogni occhio e preparerà un banchetto di salvezza per tutti i popoli.”

Lacrime e sofferenze versate in questa terra Santa e martoriata. Anni di conflitti sopiti ed evidenti, ma anche, di convivenza possibile e di pace reale da costruire in un contesto difficile.
“Purtroppo, sotto le mura di questa stessa Città, – ammette il papa – noi siamo anche portati a considerare quanto lontano sia il nostro mondo dal compimento di quella profezia e promessa. In questa Santa Città dove la vita ha sconfitto la morte, dove lo Spirito è stato infuso come primo frutto della nuova creazione, la speranza continua a combattere la disperazione, la frustrazione e il cinismo, mentre la pace, che è dono e chiamata di Dio, continua ad essere minacciata dall’egoismo, dal conflitto, dalla divisione e dal peso delle passate offese.”

C’è un impegno, urgente e inderogabile, perché, spiega Benedetto XVI, “la comunità cristiana in questa Città che ha visto la risurrezione di Cristo e l’effusione dello Spirito deve fare tutto il possibile per conservare la speranza donata dal Vangelo, tenendo in gran conto il pegno della vittoria definitiva di Cristo sul peccato e sulla morte, testimoniando la forza del perdono e manifestando la natura più profonda della Chiesa quale segno e sacramento di una umanità riconciliata, rinnovata e resa una in Cristo, il nuovo Adamo.”

Secondo il papa, si tratta di una tensione naturale. “Non dovrebbe esservi posto tra queste mura per la chiusura, la discriminazione, la violenza e l’ingiustizia. I credenti in un Dio di misericordia, si qualifichino essi Ebrei, Cristiani o Musulmani , devono essere i primi a promuovere questa cultura della riconciliazione e della pace, per quanto lento possa essere il processo e gravoso il peso dei ricordi passati.”

La pace vera è possibile, soprattutto con la presenza dei cristiani di Terra Santa, che il papa, esorta a non abbandonare, “benché ragioni comprensibili portino molti, specialmente giovani, ad emigrare”.
Secondo il papa, infatti, “questa decisione reca con sé come conseguenza un grande impoverimento culturale e spirituale della città. Desidero oggi ripetere – ha concluso – quanto ho detto in altre occasioni: nella Terra Santa c’è posto per tutti! Mentre esorto le autorità a rispettare e sostenere la presenza cristiana qui, desidero al tempo stesso assicurarvi della solidarietà, dell’amore e del sostegno di tutta la Chiesa e della Santa Sede.”

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