Il papa ai leader religiosi: dialogo e unità, anche nella globalizzata e frammentata “era virtuale”

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Fede, cultura e globalizzazione, nell’era della “cultura virtuale”. E’ un discorso ad ampio raggio, quello di Benedetto XVI, che parla di dialogo ai leader religiosi nell’auditorium del Notre dame of Jerusalem Center di Gerusalemme. Il papa ritorna su un concetto caro, già espresso in Giordania. “Mentre molti sono pronti ad indicare le differenze tra le religioni facilmente rilevabili, come credenti o persone religiose siamo posti di fronte alla sfida di proclamare con chiarezza ciò che noi abbiamo in comune.” Applausi e apprezzamenti, ma anche un fuori programma nel finale, con un intervento non previsto di un leader islamico, lo sceicco Taysir Tamini, giudice supremo di Palestina, che in arabo, a quanto si apprende, avrebbe fatto dei riferimenti all’occupazione israeliana dei Territori, parlando contro il muro, contro le limitazioni di movimento imposte ai palestinesi, e contro la guerra a Gaza. Attimi di sconcerto, con il papa che ha subito lasciato l’Auditorium. A tretto giro di posta la reazione di padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. ”L’intervento dello Sheik Taysir Tamini – ha detto – non era previsto dagli organizzatori. In un incontro dedicato al dialogo tale intervento è stato un esempio di negazione del dialogo. Ci si augura che questo incidente non comprometta la missione dal papa diretta a promuovere la pace e il dialogo tra le religioni come egli stesso ha chiaramente affermato in molti discorsi di questo viaggio. Ci si augura anche che il dialogo interreligioso nella Terra Santa non venga compromesso da questo incidente”

Duro anche l’intervento del Gran rabbinato d’Isralele. ”Siamo molto dispiaciuti per questo incidente che ha messo in grande imbarazzo il papa, che e’ una persona molto onorevole. Tamini ha usato il papa per diffondere al mondo il suo messaggio. Questo episodio e’ un ”errore” del patriarca latino Fouad Twal che ha permesso di parlare fuori dal programma”. E’ il commento rilasciato ai giornalisti dal direttore generale del Gran Rabbinato di Israele, Oded Wiener, dopo l’incidente all’Auditorium Notre-Dame in cui lo scheik Taisir Tamili ha preso la parola benche’ non fosse previsto e ha arringato in arabo contro Israele. ”Chiediamo – ha annunciato Wiener – che Tamili esca dal comitato interreligioso di cui fa parte, se non esce lui, usciamo noi”

L’INCONTRO. Durante la cerimonia con i leader delle religioni il papa ha voluto mettere l’accento ai fattori di unità piuttosto che a quelli di divisione, molto spesso messi in secondo piano da una certa lettura conformata.
“La fede è sempre vissuta in una cultura – ha spiegato il papa –  La storia della religione ci mostra che una comunità di credenti procede per gradi di fedeltà piena a Dio, prendendo dalla cultura che incontra e plasmandola.”
“Questa stessa dinamica – ha precisato – si riscontra in singoli credenti delle tre grandi tradizioni monoteistiche: in sintonia con la voce di Dio, come Abramo, rispondiamo alla sua chiamata e partiamo cercando il compimento delle sue promesse, sforzandoci di obbedire alla sua volontà, tracciando un percorso nella nostra particolare cultura.”
In tutto questo, spiega il papa, riferendosi alle nuove tecnologie, che creano inevitabilmente tendenze inattese, “Certi aspetti della globalizzazione ed in particolare il mondo dell’internet hanno creato una vasta cultura virtuale il cui valore è tanto vario quanto le sue innumerevoli manifestazioni. Indubbiamente molto è stato realizzato per creare un senso di vicinanza e di unità all’interno dell’universale famiglia umana. Tuttavia, allo stesso tempo, l’uso illimitato di portali attraverso i quali le persone hanno facile accesso a indiscriminate fonti di informazioni può divenire facilmente uno strumento di crescente frammentazione”.

C’è inevitabilmente bisogno di ritrovare la bussola, che è anche capacità di lettura critica, spiega il papa, quando “l’unità della conoscenza viene frantumata e le complesse abilità di critica, discernimento e discriminazione apprese dalle tradizioni accademiche ed etiche sono a volte aggirate o trascurate.”

Per Benedetto XVI, bisogna andare a guardare in profondità, perché, dice, “noi vediamo la possibilità di una unità che non dipende dall’uniformità. Mentre le differenze che analizziamo nel dialogo inter-religioso possono a volte apparire come barriere, tuttavia esse non esigono di oscurare il senso comune di timore riverenziale e di rispetto per l’universale, per l’assoluto e per la verità che spinge le persone religiose innanzitutto a stabilire rapporti l’una con l’altra.”

Lo scopo finale è che la religione non sia semplicemente presente in una cultura, “In questo modo, – spiega il papa – non solo noi possiamo arricchire la cultura ma anche plasmarla: vite di religiosa fedeltà echeggiano l’irrompente presenza di Dio e formano così una cultura non definita dai limiti  del tempo o del luogo ma fondamentalmente plasmate dai principi e dalle azioni che provengono dalla fede.”

Non solo, dalla cultura alla società civile il passo è poi breve. “Amici, – continua il papa – se crediamo di avere un criterio di giudizio e di discernimento che è divino nella sua origine e destinato a tutta l’umanità, allora non possiamo stancarci di portare tale conoscenza ad influire sulla vita civile. La verità deve essere offerta a tutti.”

Il papa, non nega la “pluralità culturale”, ma invoca una lettura diversa di questioni morali ed etiche, “lungi dal minacciare la tolleranza delle differenze”. “La verità – spiega poi – rende il consenso possibile e mantiene ragionevole, onesto e verificabile il pubblico dibattito e apre la strada alla pace. Promuovendo la volontà di essere obbedienti alla verità, di fatto, allarga il nostro concetto di ragione e il suo ambito di applicazione e rende possibile il dialogo genuino delle culture e delle religioni di cui c’è oggi particolarmente bisogno.”

In altre parole, secondo il papa, bisogna incidere in un ambiente culturale secolarizzato e spesso ostile alla religione, dove si nota un assenza di Dio. “E, però, quel “vuoto” non è vuoto di silenzio. – precisa il papa – Al contrario, è il chiasso di pretese egoistiche, di vuote promesse e di false speranze, che così spesso invadono lo spazio stesso nel quale Dio ci cerca. Possiamo noi allora creare spazi, oasi di pace e di riflessione profonda, in cui si possa nuovamente udire la voce di Dio, in cui la sua verità può essere scoperta all’interno dell’universalità della ragione, in cui ogni individuo, senza distinzione di luogo dove abita, o di gruppo etnico, o di tinta politica, o di credenza religiosa.”

E’ in questo contesto mondiale, che le religioni devono necessariamente fare fronte comune, come lo stesso Benedetto XVI spiega nell’appello finale. “Noi sappiamo – dice – che le nostre differenze non devono mai essere mal rappresentate come un’inevitabile sorgente di frizione o di tensione sia tra noi stessi sia, più in largo, nella società. Al contrario, esse offrono una splendida opportunità per persone di diverse religioni di vivere insieme in profondo rispetto, stima e apprezzamento, incoraggiandosi reciprocamente nelle vie di Dio.”

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