Musica sacra, l’organo Dom-Bedos-Roubo “Benedetto XVI” suonerà per il Pims

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A suonare l’organo si impara a Rieti. Questa sera nella chiesa di San Domenico sarà firmata la convenzione tra la diocesi e il Pontificio istituto di musica sacra (PIMS) per l’avvio di corsi d’organo di alto livello. Per capire la portata, spiega il parroco, monsignor Luigi Bardotti, in una intervista al giornale locale “Frontiera”, basti pensare che il Pims non ha mai concesso un corso al di fuori della sede centrale (ovviamente a Roma). E ciò è anche merito del Pontificio Organo Dom Bedos-Roubo “Benedetto XVI”. Una scommessa vinta, si può dire. L’imponente strumento – realizzato secondo la miglior tecnica francese del ‘700 sui progetti di Francois Dom Bedos e monsignor Roubo le Fils – ha richiesto quattro anni di lavoro (2004-2008) ed è stato inaugurato nel 2008 dal cardinale Tarcisio Bertone, allora Segretario di Stato, e intitolato al Pontefice regnante, appunto Benedetto XVI. E anche oggi il cardinale Bertone torna a Rieti a sugellare questo accordo – che sarà firmato dal vescovo locale, monsignor Delio Lucarelli e dal rettore del Pims, monsignor Vincenzo De Gregorio.

Si apre così un nuovo capitolo per il Dom Bedos-Roubo e la chiesa di san Domenico di Rieti, che diverrà sede di corsi, master, concerti e attività organizzate dal Pontificio istituto di musica sacra. E con l’occasione verrà sugellato anche l’importante passaggio di proprietà dello strumento, dalla chiesa alla diocesi. “Stiamo parlando di una macchina unica al mondo, sarebbe uno spreco tenerla solo per noi” spiega monsignor Bardotti. L’accordo con il Pims va proprio in questa direzione, “è una sorta di garanzia per il futuro, affinché la sua voce non resti mai muta, ma possa essere un veicolo di bellezza e di fede anche per le generazioni future”. Ovviamente “questo non interromperà i rapporti del Comitato San Domenico con l’organo, però da quel punto in poi lavorerà per conto della diocesi, che sarà rappresentata nel gruppo che gestisce l’organo dal direttore dell’Ufficio liturgico”. Anche perché lo strumento “è una cosa viva” e “occorre una costante opera di manutenzione”, un lavoro oggi affidato alle mani esperte di Filippo Tigli. E ci sarà spazio anche per altre realtà reatine, adatte ai corsi, come la chiesa di san Pietro martire, che custodisce l’Organo Fedeli del XVIII secolo, e l’oratorio di san Nicola, con il suo organo con canne risalenti al XVII secolo.

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