Il papa consegna all’Africa la speranza e la riconciliazione del Sinodo

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E’ stata la giornata del sinodo oggi a Yaoundé. Dopo la grande messa celebrata dal papa nell’affollatissimo Stadio Amadou Ahidjo, il papa ha consegnato ai vescovi lo Strumento di Lavoro per l’assemblea di ottobre. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha fatto una breve presentazione del documento. Quattro capitoli, preceduti da una prefazione. Dalla situazione odierna della Chiesa in Africa, con lo sguardo all’Esortazione apostolica postsinodale “Ecclesia in Africa” (1995) e la sua attualità nel nuovo contesto sociale.

Il secondo capitolo presenta l’urgenza della riconciliazione, della giustizia e della pace in Africa. Nel terzo capitolo si tratta della missione della Chiesa che, nel suo agire, diventa segno e strumento di riconciliazione e nel quarto capitolo si riflette sulla Chiesa all’opera nella testimonianza di vita di tutti i membri del Popolo di Dio. L’Instrumentum laboris si conclude con una preghiera alla Beata Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, per la buona preparazione e il felice esito dei lavori sinodali. È la prima volta che il Papa indice una preghiera per questo scopo.

Nella festa di san Giuseppe è stata la famiglia al centro delle attenzioni del papa. Nella omelia della messa il papa ha invitato padri e madri africani ad avere fiducia in Dio e ad accogliere sempre la vita “come dono di Dio”. Il Papa esorta: “Continuate a credere che Dio è il solo ad amarvi”, a “potervi soddisfare” e “dare stabilità alle vostre vite”. Solo con questa fiducia è possibile non cadere in “false glorie e falsi ideali” e resistere a “tante persone senza scrupoli” che “cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti”. E’ una amara seria di considerazioni sull’ oggi quella del papa.“La qualità dei legami familiari ne risulta profondamente intaccata. Sradicati e resi più fragili, i membri delle giovani generazioni, spesso – ahimè! – senza un vero lavoro, cercano rimedi al loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati di cui si sa che non arrivano mai ad assicurare all’uomo una felicità profonda e duratura”. Di fronte a questo panorama – afferma il Papa – “la prima priorità consisterà nel ridare senso all’accoglienza della vita come dono di Dio. L’umanità è oggi invitata a modificare il suo sguardo: in effetti, ogni essere umano, anche il più piccolo e povero, è creato ‘ad immagine e somiglianza di Dio’. Egli deve vivere! La morte non deve prevalere sulla vita! La morte non avrà mai l’ultima parola!”

E poi c’è lo scandalo di tanti bambini che “non hanno più un padre o che vivono abbandonati nella miseria della strada, che sono separati violentemente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari che imperversano in alcuni Paesi”. A questi bambini “vorrei dire: Dio vi ama, non vi dimentica e san Giuseppe vi protegge! Invocatelo con fiducia”. L’esortazione finale ai figli dell’ Africa, un continente chiamato “alla speranza attraverso voi e in voi! (…) Se lo scoraggiamento vi invade, pensate alla fede di Giuseppe; se l’inquietudine vi prende, pensate alla speranza di Giuseppe, discendente di Abramo che sperava contro ogni speranza; se vi prende l’avversione o l’odio, pensate all’amore di Giuseppe, che fu il primo uomo a scoprire il volto umano di Dio nella persona del bambino concepito dallo Spirito santo nel seno della Vergine Maria”.

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