I vespri del papa a Yaoundé. San Giuseppe come esempio per sacerdoti, consacrati e laici

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Nei solenni vespri della festa di San Giuseppe il papa presenta la figura dello Sposo della Vergine, “servitore della vita e della crescita”.
Nella basilica minore di Maria Regina degli Apostoli di Yaoundé, non solo migliaia di laici, sacerdoti, religiosi e vescovi. Nella grande “tenda in legno”, “costruita – come spiega il papa – sul luogo dove venne edificata la prima chiesa ad opera dei missionari spiritani, venuti a portare la Buona Novella in Camerun”, ci sono anche i rappresentanti delle altre confessioni cristiane del Camerun, cui Benedetto XVI rivolge il suo “rispettoso e fraterno saluto”.
Ai sacerdoti, ai laici e religiosi, il papa ricorda che la “meditazione sull’itinerario umano e spirituale di san Giuseppe, ci invita a cogliere la misura di tutta la ricchezza della sua vocazione e del modello che egli resta per tutti quelli e quelle che hanno voluto votare la loro esistenza a Cristo, nel sacerdozio come nella vita consacrata o in diverse forme di impegno del laicato.”

Secondo il papa, San Giuseppe più di tutti, rappresenta un esempio di partecipazione “all’unica paternità di Dio”, perché pur essendo “padre senza aver esercitato una paternità carnale”, “esercita una paternità piena e intera”, che lo ha portato a “non essere un servitore mediocre,” ma “fedele e saggio”, perché, continua il papa “l’intelligenza senza la fedeltà e la fedeltà senza la saggezza sono qualità insufficienti. L’una sprovvista dell’altra non permette di assumere pienamente la responsabilità che Dio ci affida.”

 “Giuseppe – spiega Benedetto XVI – ha infatti vissuto alla luce del mistero dell’Incarnazione. Non solo con una prossimità fisica, ma anche con l’attenzione del cuore. Giuseppe ci svela il segreto di una umanità che vive alla presenza del mistero, aperta ad esso attraverso i dettagli più concreti dell’esistenza. In lui – continua –  non c’è separazione tra fede e azione. La sua fede orienta in maniera decisiva le sue azioni. Paradossalmente è agendo, assumendo quindi le sue responsabilità, che egli si mette da parte per lasciare a Dio la libertà di realizzare la sua opera, senza frapporvi ostacolo. Giuseppe è un “uomo giusto” (Mt 1,19) perché la sua esistenza è ‘aggiustata’ sulla parola di Dio.”

“Il suo esempio – spiega il pontefice – ci sollecita a comprendere che è abbandonandosi pienamente alla volontà di Dio che l’uomo diventa un operatore efficace del disegno di Dio, il quale desidera riunire gli uomini in una sola famiglia, una sola assemblea, una sola ‘ecclesia’”.

Citando Origene il papa ricorda che ”spesso un uomo di minor valore è posto al di sopra di gente migliore di lui e a volte succede che l’inferiore ha più valore di colui che sembra comandargli”. ”Quando chi ha ricevuto una dignità comprende questo, non si gonfierà d’orgoglio a motivo del suo rango più elevato, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, così come Gesù e’ stato sottomesso a Giuseppe”, aggiunge.

Parlando ai sacerdoti, il papa spiega che il “ministero pastorale richiede molte rinunce, ma è anche sorgente di gioia”. Ma aggiunge: “saprete rispondere con fedeltà alla chiamata che il Signore vi ha fatto un giorno, come egli ha chiamato Giuseppe a vegliare su Maria e sul Bambino Gesù”. Da qui il ringraziamento per il “generoso impegno al servizio della Chiesa” e l’invito ai giovani “che si preparano ad unirsi a voi, come a coloro che si pongono ancora delle domande”. “Abbiate il coraggio di offrire un “sì” generoso a Cristo!” – dice il papa, perché è grande la “gioia che si ha nel donarsi totalmente per il servizio di Dio e della Chiesa.”

Lo stesso vale per i consacrati, il cui “contributo spirituale” “è anch’esso assai significativo ed indispensabile per la vita della Chiesa.” “Questa chiamata a seguire Cristo – spiega il papa – è un dono per l’intero Popolo di Dio. In adesione alla vostra vocazione, imitando Cristo casto, povero ed obbediente, totalmente consacrato alla gloria del Padre suo e all’amore dei suoi fratelli e sorelle, voi avete per missione di testimoniare, davanti al nostro mondo che ne ha molto bisogno, il primato di Dio e dei beni futuri.”

Parole importanti anche per i laici, invitati dal papa ad “essere attenti a coloro che vi circondano e manifestare il volto amorevole di Dio alle persone più umili, soprattutto mediante l’esercizio delle opere di misericordia, l’educazione umana e cristiana dei giovani, il servizio della promozione della donna ed in tanti altri modi!”

Rivolgendosi in particolare ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane, poi, Benedetto XVI ricorda come la “ricerca dell’unità dei discepoli di Cristo” è “una grande sfida”. Perché “E’ in Lui che siamo chiamati a riconoscerci fratelli, figli d’uno stesso Padre.”In questo anno consacrato all’Apostolo Paolo, il grande annunciatore di Gesù Cristo, l’Apostolo delle Nazioni, rivolgiamoci insieme a lui per ascoltare e apprendere ‘la fede e la verità’ nelle quali sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo.”

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