Le Chiese europee: custodi della creazione
Le Chiese cristiane di tutta Europa hanno ribadito il loro impegno per la tutela dell’ambiente nell’incontro annuale del Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese europee (Kek) e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che si è tenuto a Esztergom, in Ungheria, dal 19 al 22 febbraio. Le Chiese europee hanno deciso di sostenere un’iniziative promossa da tempo in ambito ortodosso e rilanciata alla Assemblea ecumenica europea di Sibiu.
Si tratta di utilizzare il periodo che va dal 1 settembre al 4 ottobre come “un tempo di contemplazione, cura e celebrazione della bontà di Dio nella creazione”. Altro concetto ribadito ad Esztergom è stato quello di legare “strettamente” la sollecitudine per “un’appropriata custodia della creazione” alla “sollecitudine per la giustizia nel mondo”. “I membri del Ccee e della Kek – si legge a questo proposito nel comunicato – hanno riconosciuto che, come europei, abbiamo bisogno di condividere un senso di solidarietà con i più poveri del nostro mondo, che sono le vittime primarie del nostro atteggiamento irresponsabile nei confronti del creato”.
Durante l’incontro, si è ascoltato quanto le Chiese stanno facendo in tutta Europa, “sia a livello locale che regionale e nazionale”, per “dare la giusta preminenza nella loro testimonianza al tema della creazione”, avvalendosi spesso anche della consulenza di scienziati ed esperti. Si è chiesto inoltre alle Chiese di “assumersi le proprie responsabilità”, compiendo “passi specialmente al fine di ridurre la nostra ‘impronta di carbonio’”. Nel comunicato finale Ccee e Kek chiedono infine alle loro Chiese membro di “fare la propria parte per esercitare un’influenza sulla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen nel dicembre 2009”. E secondo il commissario all’ambiente, Stavros Dimas, “le catastrofi naturali costituiscono una minaccia sempre più forte per gli Stati membri e si prevede che nei prossimi anni, per effetto del cambiamento climatico, aumentino di numero e intensità. Dobbiamo fare il possibile per ridurne l’impatto preparandoci al meglio”.
Si intende così avviare un’azione comunitaria “a lungo termine” in tale ambito su vari settori “in cui un approccio comune è più efficace rispetto a singole strategie nazionali: si tratta infatti di sviluppare conoscenze, mettere in contatto i soggetti interessati, creare collegamenti tra le politiche pertinenti e migliorare gli strumenti di prevenzione delle catastrofi di cui la Comunità già dispone”.