Il vino era finito, hanno ritrovato gioia in Cristo come a Cana. Storia di due sposi
C’è un brano che, sicuramente, se siamo cristiani e lettori della Bibbia, avremo letto e ascoltato tante volte: quello delle Nozze di Cana. I significati e i risvolti contenuti in questo testo sono, tuttavia, molteplici. Tanto ha da dire agli sposi di oggi questo passaggio del Vangelo di Giovanni. Lo testimoniano due coniugi che avevano finito il vino, ma hanno ritrovato in Cristo la gioia di stare insieme e amarsi ogni giorno più del precedente.
Dal Vangelo secondo Giovanni (2,1-11): Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: ‘Non hanno più vino’. E Gesù rispose: ‘Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora’. La madre dice ai servi: ‘Fate quello che vi dirà’. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
E Gesù disse loro: ‘Riempite d’acqua le giare’ e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: ‘Ora attingete e portatene al maestro di tavola’. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: ‘Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono’. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Il brano sopra riportato suscita negli sposi alcune domande. Perché Gesù compie proprio questo miracolo? Cosa rappresenta il vino? Perché l’evangelista mette l’accento sul vino buono che viene servito alla fine e non all’inizio?E poi: cosa significa per noi oggi? D’altronde, a nessun matrimonio abbiamo visto fisicamente Gesù trasformare l’acqua in vino.
Una prima riflessione che possiamo fare è che Gesù non è una sorta di mago. Questo brano ci parla di un’azione di grazia che Egli continua a compiere in ogni matrimonio, se gli permettiamo di prendere realmente parte della nostra vita coniugale, soprattutto quando ‘finisce il vino’ (la gioia di stare insieme, la capacità di perdono, la capacità di comprendersi, l’impegno di amarsi…).
Noi diamo l’acqua (la nostra parte dobbiamo farla: la grazia non è magia, appunto!), ma lui ci aiuta, col Suo amore. noi riempiamo le giare finché non sono colme. Mettiamo tutto: volontà, impegno, lavoro su noi stessi, preghiera, confronto con altre coppie, cammino in una comunità. E Gesù sana le nostre ferite, supplice alle nostre mancanze, ci dona pace ed entusiasmo quando vengono a mancare, trasforma la sofferenza in gioia. Per rendere concrete queste parole, prendiamo una coppia che aveva finito il vino (come a Cana) e lo ha ritrovato grazie a Gesù. Sono Alfonso ed Elisabetta, separati e poi ricongiunti.
Si sono sposati entusiasti e innamorati, dopo tre anni di relazione. Il matrimonio in Chiesa era bello, ai loro occhi, ma non ne avevano colto il significato. Lo hanno fatto più per tradizione che per fede.
I figli hanno portato gioie, ma anche fatiche e la necessità di trovare un nuovo modo per stare insieme, ma non sono riusciti a trovarlo. E così, hanno iniziato a vivere due vite separate, dedicandosi al lavoro, allo sport, al culto del corpo. Dopo ventitré anni di matrimonio e una serie problemi mai affrontati, sono stati costretti a guardare in faccia la crisi. ‘Betti, mi ami più?’, ‘No’.
Dopo quella risposta, data con assoluta freddezza, inizia l’iter per il divorzio. Nove mesi dopo, il giorno della sentenza, si accorgono che qualcosa è cambiato. Ciascuno, infatti, in quel tempo di solitudine, aveva gridato a Dio e ripreso un cammino di fede personale, accanto a degli amici. Persone speciali che hanno preso per mano lui e lei, in luoghi diversi, ma con un unico sguardo rivolto a Gesù. Sono stati un po’ come quei servi delle nozze a Cana, che hanno fatto ciò che Gesù comandava loro.
Il giorno della sentenza di divorzio, Elisabetta e Alfonso, hanno deciso di riprovarci, ma col Signore. Era il 2009. Da allora, il rapporto ha preso tutta un’altra luce. Testimoniano appena ne hanno occasione la potenza del sacramento del matrimonio e la bontà di Dio. Oggi il loro obiettivo è amarsi ogni giorno più del precedente, restando nella grazia del Signore. Hanno scoperto il valore del Sacramento del matrimonio, che rinnova ogni volta l’amore e trasforma la loro acqua in vino buono.
Il video con la testimonianza: La storia di Betti e Alfonso, prima separati e poi ricongiunti




























