Bari dona la famosa “Chiesa russa” al Patriarcato di Mosca, ponte del dialogo nel nome di San Nicola

Chiesa russa di Bari
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Chiesa russa di BariDoveva avvenire il 6 dicembre scorso, invece proprio la morte di Alessio II bloccò la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della Chiesa Russa di Bari, dove è conservato il corpo di San Nicola.
La nuova data della cerimonia è stata annunciata da Giorgio Napolitano in persona, nella lettera di auguri al nuovo patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo.

“La cessione del complesso della Chiesa Ortodossa di Bari, – spiega il presidente della Repubblica – che avrà luogo in occasione di una solenne cerimonia il primo marzo prossimo, costituisce una significativa testimonianza della profonda amicizia fra i due popoli e di contributo al dialogo fra la Chiesa di Roma ed il Patriarcato Ortodosso di Mosca.”

All’evento di dicembre, oltre al presidente Napolitano, dovevano partecipare anche il primo ministro russo, Dmitri Medvedev, e l’attuale Patriarca Cirillo, allora “semplice” metropolita Kirill. Programma confermato il 1 marzo, ma questa volta con la sola benedizione del successore di Alessio II, che evidentemente non potrà essere presente.

La nuova data era circolata nei giorni scorsi su alcuni organi di stampa, senza trovare una vera conferma ufficiale, ma neppure secche smentite. Ieri sera l’ufficializzazione di Napolitano, che ha inviato “a nome del popolo italiano” le congratulazioni e gli auguri al nuovo Patriarca russo Cirillo. “Conservo un gradito ricordo – ha scritto Napolitano – del nostro incontro al Monastero Danilovsky lo scorso mese di luglio, durante la mia visita di Stato nella Federazione Russa.

In quella occasione, conversando con il suo compianto predecessore Alessio II, avevo avuto modo di esprimere il mio profondo rispetto per il ruolo di guida spirituale esercitato e per l’azione svolta dalla Chiesa Ortodossa russa in favore dei molti cittadini russi che vivono in Italia”.
Kirill è di casa a Bari, dove è stato in visita numerose volte in qualità di “ministro degli esteri” del Patriarcato, ruolo che ricopriva dal lontano 1989.
Nel capoluogo pugliese, oltre che pellegrino alla tomba di San Nicola, è stato anche testimone della dottrina sociale dell’ortodossia russa in occasione di seminari promossi dall’Università. La sua elezione, adesso, apre orizzonti totalmente nuovi e conferma Bari, la città di San Nicola, come scenario ottimale del dialogo.

L’incontro tra Cirillo e Benedetto XVI è già avvenuto nel 2007, ma questa consegna apre scenari che confermano Bari come luogo di “incontro” ecumenico ancora più forte. E nella città pugliese è forte il sogno di poter ospitare anche lo storico “abbraccio” tra i due leader religiosi, nel nome di San Nicola, uno tra i Santi più venerati in Russia e in tutta la comunità ortodossa mondiale.

Per questo motivo la consegna del complesso della chiesa barese era stata fortemente voluta da Alessio II, che accarezzò il sogno fino alla vigilia della sua morte.
I primi contatti per la donazione della chiesa furono avviati dall’ex sindaco di Bari, Simeone Di Cagno, che incontrò per ben due volte il patriarca russo siglando un’intesa che portò all’arrivo a Bari dell’attuale rettore padre Kuciumov. Tuttavia il «sì» ufficiale arrivò nel marzo del 2007 in occasione del vertice italo- russo tenutosi a Bari: in quell’occasione, l’ex Premier Romano Prodi annunciò la consegna della chiesa russa al premier Vladimir Putin.

A dare attuazione al piano di cessione, il sindaco Michele Emiliano, che in una delibera del 16 aprile dell’anno scorso (bocciata dal Tar per un vizio di forma e poi riapprovata) sanciva la permuta della Chiesa russa e della Prefettura (entrambi di proprietà comunale e ceduti allo Stato) in cambio della cessione dell’Area della «Rossani» e a un contributo di 13 milioni di euro per la riqualificazione dell’ex caserma.

La chiesa di corso Benedetto Croce fu edificata nel 1915 per volere della Società russa di Palestina: tre anni dopo, con la rivoluzione bolscevica e l’assassinio dello zar Nicola II, il regime comunista perseguitò gli ortodossi e, di fatto, bloccò i pellegrinaggi in Italia. Il Comune di Bari divenne proprietario dell’edificio nel 1937 e già da allora si ritrovò a «discutere» con il rappresentante degli ortodossi all’estero, il principe esiliato Gewachow che rivendicava la proprietà del monumento.

Il municipio riuscì a tacitare Gewachow assicurando una sorta di «vitalizio» annuo di 20mila lire l’anno per 20 anni, impegnandosi a garantire anche la presenza nella chiesa di un sacerdote stipendiato dallo stesso Comune. Nel 1998 l’ex sindaco Di Cagno Abbrescia e Alessio II siglarono un’intesa secondo la quale nella chiesa poteva risiedere un sacerdote russo.

Il 1 dicembre del 1999 arrivò a Bari padre Vladimiro Kuciumov che ne diventò rettore, condividendo il «tetto» con padre Nikolaj Todorovic, montenegrino, rappresentante della «vecchia» Chiesa ortodossa russa all’estero. La convivenza fu anche oggetto di una causa civile al tribunale, fino a quando gli ortodossi all’estero lasciarono l’immobile nella piena disponibilità del patriarcato di Mosca.

 

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