I francescani ricordano Isabella di Francia: sulle orme di san Francesco

“Nel 2025 ricorre l’ottavo centenario della nascita della beata Isabella di Francia. Contemporanea di santa Chiara, fondò a Longchamp un monastero di ‘Sorores Minores’ per cui scrisse una regola. Nei secoli successivi confluirono nell’ ‘Ordo sanctae Clarae’, ossia le clarisse che pertanto ha una poligenesi benché abbiano santa Chiara d’Assisi come eponimo in quanto fondatrice. Per l’occasione il Ministro generale dell’ordine dei Frati Minori ha pubblicato una lettera che illustra anche la forza d’attualità della beata Isabella di Francia”.
Questo è l’inizio della lettera del ministro generale dei frati minori, fra Massimo Fusarelli, in occasione dell’ottocentesimo anniversario di Isabella di Francia, figlia del re Luigi VIII e di santa Bianca di Castiglia, sorella di san Luigi IX, che nel 1521 papa Leone X la dichiarò beata, una delle prime sante clarisse. La Chiesa cattolica l’ha ricordata sabato 22 febbraio come recita il Martirologio Romano:
“A Longchamp nella periferia di Parigi in Francia, beata Isabella, vergine, che, sorella del re san Luigi IX, avendo rinunciato a nozze regali e ai piaceri del mondo, fondò il convento delle Suore Minori, con le quali servì Dio in umiltà e povertà”.
Nella lettera il ministro generale ha sottolineato l’importanza di questa ricorrenza: “L’ottocentesimo anniversario della sua nascita arricchisce le diverse memorie dei centenari francescani che stiamo celebrando perché la riscoperta delle pagine del suo percorso di vita e di fede, poco conosciute fino a pochi decenni fa, colorano di nuove sfumature l’eredità francescana dei primi secoli…
Inserendosi a pieno titolo nei primi passi del francescanesimo femminile, Isabella di Francia porta in luce una visione e una recezione libera, consapevole, dinamica e ragionata del francescanesimo; una volontà di seguire Cristo e di rendersi strumento della sua grazia permanendo ‘con modestia’ nel proprio stato di vita, quello della nobiltà regale, abbracciando i valori di Francesco d’Assisi; una capacità di porsi in dialogo con il mondo dell’Ordine francescano maschile e con la curia papale fino ad ottenere l’approvazione di una nuova Regola che racchiude una comprensione della spiritualità mendicante francescana, diffusasi poi in Europa attraverso i monasteri che l’abbracciarono”.
Fr. Fusarelli ha sottolineato la ‘generatività’ del santo assisiate: “In questi anni, poi, in cui si celebrano vari centenari francescani, la sua figura ci mostra che realmente in san Francesco vediamo avverarsi le parole di Gesù per cui chi segue le sue orme porta frutto e un frutto che rimane: Isabella si pone nella posterità dell’Assisiate, ma nello stesso tempo dà origine a ‘cose nuove’, una comunità di donne e un movimento di persone che si sono espanse anche oltre i confini della Francia.
Nella sterilità che attualmente caratterizza la società e vari Paesi, la sua generatività, fedele e insieme creativa, è d’incentivo per ciascuno di noi a collaborare con lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, per comprendere e fare nostra la sua stessa fecondità”.
Dopo aver ripercorso la storia della sua vita nella lettera si evidenzia che essa era ispirata al Vangelo: “Con la liturgia possiamo affermare che la beata Isabella con il suo esempio ci rafforza, con i suoi insegnamenti ci ammaestra e con la sua intercessione ci protegge. A quest’ultima affidiamo tutti noi mentre cerchiamo di cogliere dalla sua vita alcune indicazioni che possano aiutarci nel cammino personale e comunitario. La vita di Isabella è scuola di sequela evangelica dietro i passi del Maestro che invita a imparare da Lui la mitezza e l’umiltà del cuore”.
Questa umiltà è caratteristica fondamentale di questa beata: “La custodia della propria piccolezza, nonostante la condizione e l’ambiente di vita tutt’altro che tale, fu il segreto che rese Isabella aperta alla ricerca di ciò che davvero vale e che forgiò in lei ogni altra virtù. La certezza di non bastare a se stessa non assunse la forma della passività e della debolezza di pensiero, ma si coniugò pienamente in lei con l’apertura alla novità e all’impegno; la dolcezza e la nobiltà di cuore non la resero accomodante o ripiegata sul suo interesse.
Isabella ci ricorda che è possibile vincere la preoccupazione principale che irrigidisce il cuore dell’uomo, quella dell’apparire, del dimostrare, del trattenere, del difendere, e che le eredità che l’umiltà e la mitezza consegnano sono quelle della misericordia, della fraternità e dell’essere portatori non della propria luce, ma della salvezza che viene solo da Dio”.
Fu lei che a Parigi si ‘scagliò’ contro le divisioni interne alla Chiesa: “Nella metà del Duecento i frati Minori, soprattutto a Parigi, erano coinvolti in una crescente conflittualità con il clero secolare e, a volte, con la volontà di presentare il carisma francescano ne assolutizzavano qualche aspetto, in modo particolare la povertà, facendone oggetto d’una apologia che giungeva a sfociare in retorica. Isabella focalizzò, invece, quanto fosse centrale la minorità, tanto da impegnare tutte le sue forze perché la comunità da lei fondata fosse intitolata all’umiltà di Maria e i membri fossero denominate sorelle minori”.
Quindi le divisioni si possono superare con l’umiltà: “Se si vuole non solo che le armi tacciano ma soprattutto che parli la concordia, sono necessarie disposizioni che favoriscano la pace con opere, parole e intenzioni simili a quelle compiute da Isabella di Francia. L’affezione di Isabella fu totalizzante, rivolta non a un’idea, nemmeno di minorità, ma a Colui che per noi si è fatto ultimo e piccolo, il Signore Gesù, e ciò coinvolse, secondo il dettato biblico, mente, cuore e forze; così nel momento in cui stese la Regola consultò vari teologi, tra cui san Bonaventura.
Ciò è una indicazione precisa a superare tante polarizzazioni e unilateralità, che vanno dal razionalismo al primato dell’emotività, e a optare, invece, per una formazione integrale e integrata che coinvolga mente e cuore, fede e ragione, pensiero e vita”.
La lettera si conclude con un’esortazione: “Possa la memoria viva della sua vita di donna, che ha interpretato in modo originale l’intuizione di Francesco e di Chiara d’Assisi, continuare a ispirarci in questo tempo nel quale continua a essere possibile vivere il Vangelo del Signore”.