Vita, famiglia e lefebvriani. Il punto del cardinale Bagnasco

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Nessun “diritto a morire”, perchè la Costituzione italiana prevede piuttosto un “diritto alla vita”. Non è il ‘solito’ appello alla difesa della vita dall’inizio al suo termine naturale quello lanciato dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. È invece un richiamo deciso al mondo politico e istituzionale, ad applicare ciò che prevede la Carta costituzionale. Una prolusione a 360 gradi quella del cardinale Bagnasco al consiglio permanente della Cei. 

Al centro, i temi più sensibili dell’attuale dibattito socio-politico italiano: dall’eutanasia all’utilizzo della Ru486; dalla crisi economica alle decisioni del governo di adottare la social card; fino alle notizie di politica internazionale e al conflitto a Gaza. Ma c’è anche una difesa dell’operato di Benedetto XVI sui lefebvriani. “Ingiuste le critiche al Papa” da parte della comunità ebraica italiana, chiosa Bagnasco. Così come sono “inaccettabili” le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson, che ha negato l’esistenza delle camere a gas durante la Shoah. 

IL CASO ELUANA. “Tema cruciale” lo definisce il cardinale Bagnasco, quello di “una legge sul fine vita”, ritenendo “necessaria” una legge “a seguito di alcune decisioni della giurisprudenza”. “Si sta cercando di far passare nella mentalità comune una pretesa nuova necessità, il diritto di morire, e si vorrebbe dare ad esso addirittura la copertura dell’art. 32 della Costituzione. Il vero diritto di ogni persona umana, che è necessario riaffermare e garantire – ribatte il numero uno dei vescovi – è invece il diritto alla vita che infatti è indisponibile”. L’arcivescovo di Genova esprime poi “solidarietà” al cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, nei giorni scorsi finito nel mirino di una polemica con il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, che si è detta disponibile ad accogliere Eluana Englaro in una clinica piemontese. Poletto è stato “sconsideratamente attaccato attraverso i media per aver ricordato quella che è una convinzione scientifica larghissimamente condivisa, e comunque una verità etica – aggiunge Bagnasco – ossia che togliere l’alimentazione e l’idratazione ad una persona, per di più ammalata, è determinarla verso un inaccettabile epilogo eutanasico”.

RU486, DANNI VITALI PER CHI LA ASSUME. Se anche non si pensa al feto, “quel ‘puntino’ misteriosamente ma anche scientificamente così gravido di vita che si vuole espellere”, occorre pensare ai “danni enormi, vitali, che l’assunzione” della Ru486 “ha causato in alcune situazioni nell’arco degli ultimi sedici anni”, per chi la usa. Monito del cardinale Bagnasco, sul pericolo dell’utilizzo della pillola del giorno dopo. “Come vescovi, vorremmo appena sottovoce chiedere a quanti hanno responsabilità in questa scelta: siete sicuri di aver fatto gli approfondimenti necessari? Lasciamo pure da parte per un istante – prosegue – la considerazione su quel ‘puntino’ misteriosamente ma anche scientificamente così gravido di vita che si vuole espellere”. Da qui l’invito a “pensare per un altro instante alla persona che si avvicina al cosiddetto farmaco. Ci sono casi documentati – avverte Bagnasco – di danni enormi, vitali, che l’assunzione di questa pillola ha causato in alcune situazioni nell’arco degli ultimi sedici anni. Esiste una letteratura scientifica al riguardo”. Poi le domande: “Se ne è tenuto conto in maniera trasparente e non ideologica? O ancora una volta – chiosa il numero uno della Cei – la motivazione che così si fa altrove, è argomento sufficiente per introdurre la novità anche da noi? Non sarà anche questa una ‘procedura’ solo più agile, una semplificazione per le strutture sanitarie che così risparmiano su varie voci?”.

INFONDATE PAROLE VESCOVO NEGAZIONISTA, INGIUSTE CRITICHE A PAPA. Sono “infondate” e “immotivate”, per il presidente della Cei, le “dichiarazioni di uno dei quattro vescovi” lefebvriani sulla Shoah. Così come “ingiuste” sono le critiche rivolte al Papa da rappresentanti della comunità ebraica italiana. “A proposito della recentissima revoca della scomunica alla Fraternità di San Pio X – afferma il presidente della Cei – mentre esprimiamo il nostro apprezzamento per l’atto di misericordia del Santo Padre, manifestiamo il dispiacere per le infondate e immotivate dichiarazioni di uno dei quattro Vescovi interessati circa la Shoah; dichiarazioni peraltro rese alcuni mesi or sono e solo adesso riprese con intento strumentale; dichiarazioni – conclude Bagnasco – già ripudiate dalla stessa Fraternità”. I vescovi italiani trovano “ingiuste” le parole pronunciate dagli ebrei italiani verso il Papa. “Se da una parte ci auguriamo che queste difficoltà abbiano presto modo di rientrare – dice Bagnasco riferendosi al dialogo cattolico-ebreo – non possiamo certamente apprezzare le parole ingiuste pronunciate verso l’azione di Benedetto XVI. Siamo testimoni della cordiale istanza teologica che muove irrinunciabilmente il Santo Padre verso questi fratelli. E tale atteggiamento noi lo condividiamo con lui”.

SCUOLA, POLITICA INTERVENGA E DIA PIU’ SOLDI. “La Chiesa non lucra sulla scuola – dice il cardinale Bagnasco – e per la verità ci rimette solamente”. Dunque, “ci permettiamo di segnalare che non la scuola libera deve elemosinare, ma la società e la politica sono chiamate responsabilmente a corrispondere per quanto loro possibile”. “L’opinione pubblica sosti per un istante dinanzi alla ‘pretesa’ che, pure in un momento di difficoltà generali, osiamo avanzare circa la valorizzazione – nell’unico sistema scolastico nazionale – delle scuole cosiddette libere e parificate. Noi vescovi – chiosa il presidente della Cei – non abbiamo un interesse partigiano su queste scuole, e neppure, quando ci capita di raccomandarle alle scelte di budget che doverosamente spettano alla politica, lo facciamo perchè un solo centesimo arrivi nelle nostre casse”. “Il rischio che si corre – prosegue – è che passi l’idea di una Chiesa che chiede privilegi per sé, quando invece impegna del suo affinché una serie di esperienze resistano sul territorio, in risposta alla domanda del territorio stesso, come delle famiglie che vi vivono”.

FAMIGLIA, GOVERNO SI MUOVA. FIGLI NON SONO UN LUSSO. Bene il governo su social card e bonus familiare. Ma questi provvedimenti “devono ora arrivare celermente a destinazione”. Il Governo, insomma, deve muoversi perchè “i figli non sono, non devono essere, una penalizzazione, quasi fossero un privilegio o un lusso”. “A livello centrale – afferma il numero uno della Cei – alcune decisione destinate ad arrecare sollievo ai meno abbienti sono state adottate: penso alla social card e al bonus familiare. Provvedimenti che, al di là di ogni altra considerazione, devono ora arrivare celermente a destinazione: in questo genere di iniziative si sperimenta purtroppo una macchinosità eccessiva, senza dire che, sul fronte del bonus, le famiglie con figli a carico rischiano ancora una volta di essere le più penalizzate. Potrebbe essere questa infatti l’occasione – prosegue l’arcivescovo di Genova – nella quale cominciare a sperimentare nel piccolo la logica di quel ‘quoziente familiare’ che erroneamente viene pensato come strumento da adottare in tempi di bonaccia. Vero è, invece, il contrario. È nelle situazioni di crisi – spiega – che si possono, e per certi versi si debbono assumere, pur con la gradualità evidentemente necessaria, le strategie più innovative e ad un tempo effettivamente più incisive. Dobbiamo entrare con passo deciso in quell’ottica per cui i figli non sono, non devono essere, una penalizzazione, quasi fossero un privilegio o un lusso. Se invece, com’è vero, sono delle risorse anche per l’intera società, allora lo si deve vedere”.

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