Il card. Semeraro ha ricordato i martiri del Congo

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Si celebrano quest’anno i 60 anni dall’uccisione di centinaia di religiosi e di migliaia di persone, dopo l’indipendenza della Repubblica democratica del Congo, provocati dalle tensioni politiche e sociali, da lotte di potere e conflitti tribali alimentati dall’Occidente, dall’Unione Sovietica e dalla Cina. E sabato 21 settembre a Parma il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha celebrato la messa di ringraziamento ricordando quell’avvenimento:

“Ero un giovane seminarista, quell’anno, e nel Seminario giungevano, lasciandoci addolorati, le notizie dei missionari che morivano nel Congo violentemente uccisi nel corso dei tragici eventi di quel Paese. Ho poi riletto, in vista di questo nostro incontro a più titoli ‘eucaristico’, le cronache quasi quotidiane de ‘L’Osservatore Romano’ di quei giorni e ho trovato scritto: ‘I nomi di questi caduti per Cristo rimarranno nella Chiesa e negli annali delle famiglie religiose e torneranno sulle labbra, nella preghiera e nei discorsi non per inveire ma per rianimare la carità’.

In quegli stessi giorni il papa Paolo VI consegnava al Primo Ministro congolese un messaggio dove sottolineava che quei missionari, religiosi e religiose, che avevano testimoniato con il sangue la loro fedeltà al Vangelo e il loro amore per la patria congolese, vi erano giunti solo per mettere le loro migliori energie al servizio della nuova nazione e certamente non desideravano altro che la sua prosperità e il suo sviluppo pacifico”.

Ed ha ricordato due elementi della liturgia: “Il primo è l’ufficiale riconoscimento della Chiesa del loro martirio, come disse papa Francesco dopo la preghiera dell’Angelus nello stesso giorno, ‘è stato il coronamento di una vita spesa per il Signore e per i fratelli’. L’altro scopo è onorare questi Beati riconoscendo attivo e presente in loro il mistero evangelico del granello di senape…

Nella beatificazione dei martiri Luigi Carrara e Giovanni Didonè, religiosi sacerdoti, e Vittorio Faccin, religioso professo, la famiglia saveriana troverà certamente impulso e motivi di fervore apostolico. A questi tre questi Beati, che hanno vissuto la loro vocazione missionaria con gioia ed entusiasmo apostolici, è associato il beato Alber Jovet, uno dei primi sacerdoti della regione congolese, anch’egli animato da profondo spirito missionario”.

Nel ricordare il viaggio apostolico del papa in Asia ed Oceania, il prefetto del dicastero delle cause dei santi ha parlato della gioia del Vangelo: “Cosa sia la gioia del Vangelo possiamo coglierlo nel racconto del vangelo che è stato proclamato e trovarlo particolarmente nel gesto di Gesù che, dopo avere chiamato Matteo alla sua sequela, lo vede prontamente alzarsi e seguirlo.

Narrando lo stesso episodio, gli altri due evangelisti, Marco e Luca, ci riferiscono che Matteo invitò Gesù a casa sua e con lui invitò pure i suoi amici, magari nella fiducia che anche loro sperimentassero la sua medesima chiamata. Si dà, dunque, inizio a un banchetto cui Gesù prende parte con gioia evidente ed espansiva, al punto da destare le critiche dei farisei: ‘mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori’. Com’è bella, com’è esemplare questa gioia di Gesù: è la gioia del Vangelo!”

La pagina evangelica è un invito per i missionari saveriani nel ricordo di mons. Biguzzi: “Voi, missionari saveriani, avete il dovere di evidenziare nella Chiesa certamente lo zelo, ma pure la gioia del vangelo. Mentre vi guardo, carissimi, sento il cuore riscaldarsi per la memoria di un vostro confratello, il vescovo Giorgio Biguzzi che, all’epoca del mio ministero episcopale nella Chiesa di Albano, ho più volte incontrato e per due volte ho visitato nella diocesi di Makeni, in Sierra Leone. E’ morto da poco ed io lo ricordo come un vescovo gioioso, che della gioia del vangelo è stato davvero un singolare testimone”.

(Foto: Savveriani)

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