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Il messaggio della Chiesa per il Ramadan: fermare la guerra

In occasione del mese del Ramadan e per la festa di ‘Id al-Fitr 1445 H. / 2024 A.D., il dicastero per il Dialogo Interreligioso ha inviato ai Musulmani del mondo intero un messaggio augurale a firma del prefetto del dicastero, card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J, e del segretario del medesimo Dicastero, e da mons. Indunil Kodithuwakku Janakaratne Kankanamalage: ‘Cristiani e musulmani: estinguere il fuoco della guerra e accendere la candela della pace’, in cui si mette in evidenza che tale messaggio è “un mezzo importante per rafforzare e costruire buone relazioni tra cristiani e musulmani, grazie alla sua diffusione attraverso i media tradizionali e moderni, in particolare i social media. Per questo motivo sarebbe utile far conoscere meglio questo Messaggio ad entrambe le comunità”.

Il tema scelto è dovuto al momento particolare, pieno di conflitti, dovuto alla produzione e commercio delle armi: “Papa Francesco ha recentemente osservato che questo aumento delle ostilità sta di fatto trasformando ‘una terza guerra mondiale combattuta a pezzi’ in ‘un vero conflitto globale’.

Le cause di questi conflitti sono molteplici, alcune di lunga data, altre più recenti. Insieme al perenne desiderio umano di dominio, alle ambizioni geopolitiche e agli interessi economici, una delle cause principali è sicuramente la continua produzione e il commercio di armi. Anche se una parte della nostra famiglia umana soffre gravemente gli effetti devastanti dell’uso di queste armi in guerra, altri si rallegrano cinicamente del grande profitto economico derivante da questo commercio immorale. Papa Francesco ha descritto questo come intingere un boccone di pane nel sangue del nostro fratello”.

Il messaggio è un invito alle religioni a promuovere la pace: “Allo stesso tempo, possiamo essere grati di possedere anche immense risorse umane e religiose per promuovere la pace. Il desiderio di pace e di sicurezza è profondamente radicato nell’animo di ogni persona di buona volontà, poiché nessuno può non vedere gli effetti tragici della guerra nella perdita di vite umane, nel bilancio di gravi ferite e nella moltitudine di orfani e vedove”.

Inoltre è un invito perentorio a condannare la guerra, che non è mai ‘santa’, mentre la vita è ‘santa’: “Di conseguenza, la condanna e il rifiuto della guerra dovrebbero essere inequivocabili: ogni guerra è fratricida, inutile, insensata e oscura. In guerra perdono tutti…

Tutte le religioni, ciascuna a modo suo, considerano la vita umana sacra e quindi degna di rispetto e protezione. Fortunatamente, gli Stati che consentono e praticano la pena capitale diventano ogni anno sempre meno. Un risvegliato senso del rispetto per questa fondamentale dignità del dono della vita contribuirà alla convinzione che la guerra deve essere rifiutata e la pace custodita”.

In effetti, conclude il messaggio, le religioni riconoscono il ruolo della coscienza, che forma alla pace: “Formare le coscienze al rispetto del valore assoluto della vita di ogni persona e del suo diritto all’integrità fisica, alla sicurezza e ad una vita dignitosa contribuirà parimenti alla condanna e al rifiuto della guerra, di ogni guerra e di tutte le guerre.

Guardiamo all’Onnipotente come al Dio della pace, fonte della pace, che ama in modo speciale tutti coloro che dedicano la propria vita al servizio della pace. Come tante cose, la pace è un dono divino ma, allo stesso tempo, il frutto degli sforzi umani, soprattutto nel preparare le condizioni necessarie alla sua instaurazione e conservazione.

L’Islam e la fraternità umana

La riflessione teologica deve riscoprire il valore costitutivo della condivisione di vita e della preghiera tra credenti, come luogo teologico decisivo per una teologia non solo interreligiosa ma dialogale, ripensata cioè tenendo conto dell’altro, pur nella fedeltà e rispetto della propria identità. È quanto riportano i proff. Sottana e Osto dal congresso ‘Islam and human fraternity’ (Abu Dhabi, 4-7 febbraio 2024).

Papa Francesco: la pace ha necessità di educazione

Nel quinto anniversario del Documento sulla Fratellanza Umana, e Giornata Internazionale proclamata dall’Onu, papa Francesco, in un messaggio durante un evento nella Casa della Famiglia Abramitica di Abu Dhabi, ha sottolineato che nel mondo l’assenza di solidarietà fraterna provoca distruzione dell’ambiente e degrado sociale, congratulandosi per il tema scelto:

Card. Pizzaballa: pace è il linguaggio per la Terra Santa

Ieri è stato inaugurato il nuovo anno accademico dell’Università Cattolica a Roma con la prolusione del patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa, che ha tracciato alcune proposte per superare l’impasse in Terra Santa, dove dal 7 ottobre oltre alla guerra è avvenuto anche ‘uno spartiacque nel dialogo interreligioso, che non potrà essere più come prima, almeno tra cristiani, musulmani ed ebrei’:

Paolo Trianni: le religioni per una teologia della pace

“Appena iniziato il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ora si minacciano le nuvole che l’orizzonte internazionale sta oscurando e seminando la paura in milioni di famiglie. La Chiesa non ha nulla a che fare con essa quanto la pace e la fratellanza tra gli uomini, e sta lavorando, senza stancarsi, per stabilirle. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere”.

Papa Francesco: custodire e vigilare

“In Israele e Palestina la situazione è grave… A Gaza c’è tanta sofferenza; mancano i beni di prima necessità. Auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate-il-fuoco e trovare soluzioni diverse rispetto alle armi, provando a percorrere vie coraggiose di pace. Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime dell’attentato avvenuto questa mattina nelle Filippine, dove una bomba è esplosa durante la Messa. Sono vicino alle famiglie, al popolo di Mindanao che già tanto ha sofferto”.

Gli Incontri del Mediterraneo nel racconto del papa

Nell’udienza generale odierna papa Francesco, come succede dopo ogni viaggio apostolico, ha raccontato quello che è avvenuto a Marsiglia, ribadendo che il Mediterraneo è un luogo di incontro e di vita: “Alla fine della scorsa settimana mi sono recato a Marsiglia per partecipare alla conclusione dei ‘Rencontres Méditerranéennes’, che hanno coinvolto Vescovi e Sindaci dell’area mediterranea, insieme con numerosi giovani, perché lo sguardo fosse aperto al futuro. In effetti, l’evento di Marsiglia era intitolato ‘Mosaico di speranza’. Questo è il sogno, questa è la sfida: che il Mediterraneo recuperi la sua vocazione, di essere laboratorio di civiltà e di pace”.

Ad Abu Dabhi la Casa della Famiglia Abramitica: in dialogo con mons. Paolo Martinelli

Negli scorsi mesi è stata inaugurata ad Abu Dabhi la Chiesa di san Francesco, che fa parte della Casa della Famiglia Abramitica, che racchiude, all’interno di un unico sito, una Moschea, una Chiesa e una Sinagoga, edificate per vivere accanto, nel rispetto reciproco delle proprie differenze.

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