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Le palme di polvere a Niamey

Le nostre palme sono di polvere come Il governo di transizione del Niger che ha decretato tre giorni di lutto nazionale. 23 i militari uccisi e diciassette quelli feriti il passato mercoledì nella zona delle tre frontiere, Mali, Niger e Burkina Faso. Secondo il bilancio ufficiale del ministro della difesa, anche varie decine di ‘terroristi’ hanno perso la vita. La domenica delle palme impolverate e insanguinata di Niamey. Proprio quello che è accaduto al vescovo Oscar Romero lo stesso giorno di tanti anni fa.

Era il 24 marzo del 1980 e la palma del vescovo si è tinta del colore liturgico della festa odierna. Anche l’anno scorso, secondo l’agenzia vaticana Fides, la maggior parte dei missionari martiri si trova nel continente africano. Si tratta di un privilegio che conferma, in modo autorevole, quanto la testimonianza del vangelo sia ormai il pane quotidiano di innumerevoli cristiani. La palma dei martirio ha trovato una mano africana.

Le nostre palme sono di polvere come la vita della povera gente che inneggia al messia liberatore da ogni oppressione e inganno. Impolverate come le speranze perdute e ritrovate là dove nessuno le attendeva. Il nostro Paese, il Niger, è ancora negli ultimi posti nel recente rapporto pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per le Sviluppo, il PNUD. Ci riviene la palma di consolazione per l’ennesimo anno consecutivo.

Una palma impolverata da promesse non mantenute, da paradisi umanitari mai realizzati e da colpi di stato militari a scadenze regolari che realizzano la profezia del ‘Gattopardo’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Perché nulla cambi deve cambiare tutto ed ecco che la profezia si auto avvera. Adesso spira il vento della sovranità nazionale, reale e non surrogata da decenni di larvato neocolonialismo travestito da aiuti. Le speranze autentiche si trovano là dove è difficile immaginarle, nella debolezza e fragilità degli ultimi.

Le nostre palme sono di polvere come il silenzio di coloro che, dopo aver creduto in un mondo nuovo hanno la stoltezza di continuare a sperare in un domani differente. Le palme della domenica a Niamey si portano durante il mese del Ramadan ormai avanzato. In esso i credenti  musulmani  praticano il digiuno dello stomaco, del male e si adoperano per condividere coi poveri i loro averi. Sono palme che si passano accanto senza darlo a vedere, l’una di polvere e l’altra di sangue, per il lutto nazionale a causa dei militari uccisi dalla follia di morte che si è propagata nel Sahel.

Le lacrime delle famiglie che hanno perduto i figli in una guerra mai dichiarata e la lettura della passione che racconta dell’assassinio di un innocente tra le palme della croce. Qui da noi le palme sono di polvere e non potrebbero essere altrimenti per solidarietà col luogo e col tempo. Sono i bambini che, durante la preghiera, hanno intrecciato per gioco le palme a forma di croce.

Papa Francesco ricorda le vittime di Mosca e di Kiev

“Ed assicuro la mia preghiera per le vittime del vile attentato terroristico compiuto l’altra sera a Mosca. Il Signore le accolga nella sua pace e conforti le loro famiglie. Egli converta i cuori di quanti progettano, organizzano e attuano queste azioni disumane, che offendono Dio… Cari fratelli e sorelle, Gesù è entrato in Gerusalemme come Re umile e pacifico: apriamo a Lui i nostri cuori! Solo Lui ci può liberare dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza, perché Lui è la misericordia e il perdono dei peccati. Preghiamo per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono a causa della guerra; in modo speciale penso alla martoriata Ucraina, dove tantissima gente si trova senza elettricità a causa degli intensi attacchi contro le infrastrutture che, oltre a causare morti e sofferenze, comportano il rischio di una catastrofe umanitaria di ancora più ampie dimensioni. Per favore, non dimentichiamo la martoriata Ucraina! E pensiamo a Gaza, che soffre tanto, e a tanti altri luoghi di guerra”.

Con queste parole dopo la recita dell’Angelus papa Francesco ha introdotto i fedeli ai riti della Settimana Santa, ricordando le vittime dell’attentato a Mosca e della guerra in Ucraina. L’attentato nella capitale russa ha causato finora almeno 143 morti, ma destinati a salire, visto che di molte persone che erano nella grande sala del Crocus Music Hall non si hanno notizie.

Solo nella serata di venerdì i pompieri sono riusciti a estinguere completamente l’incendio appiccato dagli attentatori che venerdì sera erano entrati sparando e uccidendo chiunque incontrassero. I feriti ancora in ospedale sono 107, ma 200 spettatori mancherebbero all’appello.

Alcune fonti legate all’Isis hanno ribadito la matrice islamica dell’attentato. D’altra parte, estremisti musulmani hanno perpetrato varie stragi negli anni. Appena compiuto l’attentato il presidente Putin ha tentato di chiamare in causa l’Ucraina:

“Hanno cercato di fuggire verso l’Ucraina, dove gli era stata aperta una finestra per attraversare la frontiera di Stato. I criminali hanno organizzato un omicidio di massa ai danni di gente inerme, come un tempo facevano i nazisti, che compivano massacri nei territori da loro occupati. Tutti gli esecutori, gli organizzatori e i mandanti affronteranno una punizione inevitabile. Individueremo e colpiremo chi sta dietro questi terroristi, chi ha preparato questo delitto, chi ha consentito che potesse accadere”.

Infatti ancora prima che il presidente russo parlasse alla nazione, il sito del quotidiano Kommersant aveva cancellato dalla homepage ogni riferimento all’Isis, e affermando che secondo alcune fonti, il commando della strage era composto da combattenti russi filo ucraini che indossavano ‘barbe false’ per sembrare combattenti islamici.

Dal Canale Zapiski, che raccoglie le opinioni dei reduci dell’Operazione militare speciale: “Abbiamo certezza assoluta che questo massacro sia opera dei servizi segreti ucronazisti, istruiti da quelli occidentali”, mentre la direttrice di RT Margarita Simonyan ha considerato l’allarme su una minaccia dell’Isis lanciato dall’intelligence americana una prova del complotto: “Ormai è chiaro che tutto è stato orchestrato. Poco importa se il cane con la camicia ricamata si è sguinzagliato da solo, oppure se gli hanno impartito un ordine. In ogni caso la colpa è dell’ammaestratore”.

Le condoglianze al popolo russo sono giunte anche dall’arcivescovo di Mosca, mons. Paolo Pezzi: “A seguito del brutale attacco terroristico a Mosca, in cui molte persone sono state uccise e ferite, vorrei esprimere le mie più sentite condoglianze ai parenti delle vittime e il mio sostegno a tutti coloro che hanno sofferto in questa terribile tragedia”.

Ed ha richiamato al momento culminante della Settimana Santa: “Oggi i nostri cuori sono pieni di orrore e dolore, ma non lasciamo che ci facciano dimenticare che la nostra vita e quella di tutti gli uomini è nelle mani di Dio. La Settimana Santa, in cui la Chiesa cattolica entra già domani, ci ricorda che la morte non è l’ultima parola, che Cristo vince la morte… La risposta di Dio alla sofferenza umana è una presenza piena di amore”.

L’appello di mons. Pezzi è stato un invito ad essere testimoni di speranza: “Con fiducia in Lui, vi chiedo di pregare per la salvezza di tutti coloro che sono ancora in pericolo di vita, per il riposo eterno dei defunti, per l’aiuto e la guarigione degli afflitti e per il coraggio e la pazienza di tutti coloro che sono chiamati ad assisterli.

Vi prego di non disperare e di essere quella presenza piena di amore di Cristo dove vi trovate, di essere testimoni di speranza in questi tempi bui. Vi chiedo anche di esercitare la dovuta diligenza e prudenza per il bene della vostra sicurezza personale e pubblica”.

Domenica delle Palme: la Passione del Signore

Il cammino quaresimale oggi ci introduce nella Settimana Santa nella quale la Liturgia ci propone il ricordo della passione, morte e risurrezione di Cristo Gesù. Una giornata caratterizzata  da due momenti che vanno del canto della folla ‘Osanna’ al grido blasfemo della stessa folla, aizzata dai Capi e dal Sinedrio, che grida ‘Crucifige’.

Il primo momento liturgico di oggi è gioioso: palme e rami di ulivo in segno di esultanza al grido: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore: il Re di Israele’. E’ la domenica del trionfo di Gesù che viene accolto nella città di Gerusalemme; Gesù appare il vero Messia atteso da secoli. Il secondo momento è il ricordo drammatico della sua passione e morte descritto  nel Vangelo: è l’iter del sacrificio annunziato da Gesù: “se il chicco di grano non muore, non diventerà una spiga”. Grazie infatti al sacrificio di Gesù sulla croce sono state aperte a noi  le porte del regno dei cieli; inizia la nuova Alleanza tra Dio e l’uomo, grazie al sacrificio di Cristo Gesù.

Ma la domanda è spontanea: chi sono i veri responsabili della passione e morte di Gesù? Sono stati gli Ebrei o sono stati i Romani?  Gesù ha subìto  due processi: uno religioso e l’altro politico. Due tribunali con accuse diverse; nel processo religioso è stato accusato di avere bestemmiato perché ha affermato di essere ‘figlio di Dio’: al Sommo Sacerdote, che lo aveva interrogato: “Se tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”, Gesù aveva risposto: “sì, lo sono” e tutti gridarono: “è reo di morte”. Il secondo processo è stato impiantato in chiave politica: davanti al governatore romano; a Ponzio Pilato che interroga Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?”, Gesù risponde: “Sì, sono Re, ma il mio regno non è di questo mondo!”. Pilato si convince che Gesù è innocente, ma, dietro le grida della folla: “Se non lo condanni a morte, ti accuseremo a Cesare”, Pilato se ne lava le mani, libera Barabba ed accontenta la folla e i Capi del Sinedrio. 

Due tribunali, due accuse diverse, due condanne a morte. Chi è il vero responsabile della condanna a morte di Gesù? Nel racconto del Vangelo si inseriscono vari episodi: Giuda, che lo aveva tradito si è andato ad impiccare; Pietro che lo rinnega davanti ad una cameriera, piange il suo peccato. A questi fatti eclatanti fanno riscontro fatti positivi: Un Cireneo aiuta Gesù a portare la croce; Maria e le pie donne seguono Gesù piangendo; il Centurione romano, visto Gesù spirare, esclama: “davvero costui era figlio di Dio” mentre il velo del tempio si squarcia in due. Chi è il vero responsabile della morte in croce di Gesù? 

Certamente al di là del racconto storico, i veri responsabili, senza alcun forse, non sono né gli Ebrei, né i Romani, il vero responsabile è l’uomo e il suo peccato, sei tu, sono io, siamo tutti  perché Cristo si è offerto al sacrificio della croce per salvare l’uomo peccatore. Gesù ha portato i nostri peccati sulla croce per salvare l’uomo peccatore: “Egli è stato schiacciato per le nostre iniquità”. Dietro Giuda, che vendette Gesù per trenta denari (baratto terribile), ci sei tu, ci sono io, che tanta volte facciamo di peggio. Gesù era passato ‘sanando e beneficando tutti’, noi  barattiamo e vendiamo Gesù per molto meno di trenta denari; tradiamo l’amore di Dio per soddisfare un capriccio, per la nostra stupida superbia ed orgoglio e talvolta ci vergogniamo di apparire cristiani davanti ad avversari della fede. L’uomo peccatore è peggio di Pilato, che se ne lava le mani.

Dall’alto della Croce Gesù prega: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato (recita un salmo), non è un grido di disperazione, non è un rifiuto della Croce e le sue ultime parole sono: “Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno”. Gesù, abbassato il capo, spira; il velo del Tempio si squarcia in due mentre il centurione romano esclama: “davvero costui è Figlio di Dio”.  La quaresima acquista un senso solo se si attua l’invito di Gesù: ‘convertitevi’, cambiate testa, prendete coscienza che davanti a Dio vivere è amare, amare è servire, come il buon Pastore che dà la sua vita per salvare le sue pecorelle.                                                                                       

Alla Basilica di Santa Rita a Cascia, Domenica delle Palme presieduta dal card. Ernest Simoni

Sarà la prima volta a Cascia, ai piedi di Santa Rita, per il Cardinale Ernest Simoni, che Papa Francesco ha definito ‘martire vivente’, per i quasi 28 anni in cui durante il regime comunista in Albania, sua terra natale, è stato prigioniero, subendo persecuzioni, lavori forzati, violenze e minacce.

Nel suo instancabile apostolato, a ben 95 anni di età, il porporato, che oggi risiede nell’Arcidiocesi di Firenze, ha accolto con gioia l’invito della Comunità Agostiniana di Cascia e presiederà la Santa Messa Solenne della Domenica delle Palme, nella Basilica di Santa Rita. La celebrazione si terrà alle ore 10.30, preceduta dalla processione con le palme che partirà dall’inizio del viale del Santuario. Sarà trasmessa anche in diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita

Nel suo pellegrinaggio, il Cardinale, incontrerà le monache di clausura e i padri agostiniani, portando la sua preziosa testimonianza umana e di fede a tutti, soprattutto all’alba della Pasqua. Lui che ha sempre proclamato il perdono e la misericordia per i suoi aguzzini, pregherà davanti al corpo di Rita da Cascia, santa del perdono.

Simbolicamente, il Cardinale Simoni aprirà, quindi, la Settimana Santa della Basilica di Santa Rita, dove sono molti gli appuntamenti in preparazione alla Pasqua di Risurrezione. Tra i più importanti:

26 Marzo – MARTEDÌ SANTO

Celebrazione anticipata dell’8° GIOVEDÌ di SANTA RITA

(I 15 Giovedì di Santa Rita sono il cammino di preghiera e riflessione, in preparazione alla festa del 22 maggio e a ricordo dei 15 anni in cui la santa portò la spina, ricevuta dalla corona di Gesù, sulla fronte)

•          ore 17.00 – Santa Messa e Passaggio all’Urna di Santa Rita

In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita

28 Marzo – GIOVEDÌ SANTO

•          ore 8.00 – Canto delle LODI

•          ore 17.00 – CENA DEL SIGNORE, presiede il Rettore Padre Mario De Santis

Segue la possibilità di rimanere in ADORAZIONE fino alle ore 23.00

In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita

29 Marzo – VENERDÌ SANTO

•          ore 8.00 – Canto delle LODI

•          ore 15.00 – ADORAZIONE della CROCE, presiede Padre Pietro Bellini

In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita

•          ore 21.00 – Processione penitenziale del Cristo Morto per le vie cittadine

30 Marzo – SABATO SANTO

•          ore 8.00 – Canto delle LODI

•          ore 21.00 – SOLENNE VEGLIA PASQUALE, presiede parroco di Cascia, Don Davide Travagli

In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita

31 Marzo – DOMENICA DI RISURREZIONE

•          ore 17.00 – Santo Rosario

•          ore 17.30 – Canto del VESPRO con le monache

•          ore 18.00 – SANTA MESSA animata dalla Corale Santa Rita di Cascia

In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita

Domenica delle palme o della Passione: Benedetto colui che viene nel nome del Signore

La Domenica delle palme unisce insieme in trionfo regale di Cristo Gesù, che a Gerusalemme viene accolto dalla folla osannante con rami di ulivo e palme al grido profetico: ‘Benedetto colui che viene, il re d’Israele, nel nome del Signore’ ed il racconto drammatico della passione e morte di Gesù in croce, dopo avere subito un duplice processo: quello religioso, presieduto dal Sommo Sacerdote, e quello politico presieduto dal governatore romano Ponzio Pilato.

Papa Francesco: il perdono è la mentalità di Dio

Al termine dell’Angelus della domenica delle palme, che apre la Settimana Santa, papa Francesco invoca la pace nel mondo, perché nulla è impossibile a Dio: “Sono vicino al caro popolo del Perù, che sta attraversando un difficile momento di tensione sociale. Vi accompagno con la preghiera e incoraggio tutte le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene del Paese, specialmente dei più poveri, nel rispetto dei diritti di tutti e delle istituzioni… Nulla è impossibile a Dio. Anche far cessare una guerra di cui non si vede la fine. Una guerra che ogni giorno ci pone davanti agli occhi stragi efferate e atroci crudeltà compiute contro civili inermi”.

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