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Papa Francesco invita a non alimentare le divisioni

A conclusione della sessione plenaria del Pontifico Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani papa Francesco ha sottolineato la necessità di un cammino sinodale, dopo il periodo pandemico per comprendere l’appartenenza ad un’unica famiglia cristiana:

“Un primo significativo risultato ecumenico della pandemia è stata la rinnovata consapevolezza di appartenere tutti all’unica famiglia cristiana, consapevolezza radicata nell’esperienza di condividere la medesima fragilità e di poter confidare solamente nell’aiuto che viene da Dio.

Paradossalmente, la pandemia, che ci ha costretti a mantenere le distanze gli uni dagli altri, ci ha fatto comprendere quanto in realtà siamo vicini gli uni agli altri e quanto siamo responsabili gli uni degli altri.

E’ fondamentale continuare a coltivare questa consapevolezza, e far scaturire da essa iniziative che rendano esplicito e accrescano questo sentimento di fratellanza. E su questo vorrei sottolineare: oggi per un cristiano non è possibile, non è praticabile andare da solo con la propria confessione. O andiamo insieme, tutte le confessioni fraterne, o non si cammina”.

Per il papa l’ecumenismo è un passo verso un cammino di fede che da soli si resta isolati: “Oggi la coscienza dell’ecumenismo è tale che non si può pensare di andare nel cammino della fede senza la compagnia dei fratelli e delle sorelle di altre Chiese o comunità ecclesiali. E questa è una grande cosa. Soli, mai. Non possiamo. E’ facile, infatti, dimenticare questa profonda verità.

Quando ciò accade alle Comunità cristiane, ci si espone seriamente al rischio della presunzione di autosufficienza e della autoreferenzialità, che sono gravi ostacoli per l’ecumenismo.

E noi lo vediamo. In alcuni Paesi ci sono certe riprese egocentriche (per così dire) di alcune comunità cristiane che sono un tornare indietro e non potere avanzare. Oggi, o si cammina tutti insieme o non si può camminare. E’ una verità e una grazia di Dio questa coscienza”.

Ed il riferimento non poteva che essere alla guerra in Ucraina ed alle altre guerre nel mondo: “Dopo la fine della seconda guerra mondiale non sono mai mancate guerre regionali – tante! Pensiamo al Ruanda, per esempio, 30 anni fa, per dirne una, ma pensiamo al Myanmar, pensiamo…

Ma poiché sono lontane, noi non le vediamo, mentre questa è vicina e ci fa reagire, tanto che io ho spesso parlato di una terza guerra mondiale a pezzetti, sparsa un po’ ovunque.

Tuttavia, questa guerra, crudele e insensata come ogni guerra, ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero, e non può non interpellare la coscienza di ogni cristiano e di ciascuna Chiesa. Dobbiamo chiederci: cosa hanno fatto e cosa possono fare le Chiese per contribuire allo ‘sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale’? E’ una domanda a cui dobbiamo pensare insieme”.

Un richiamo a non alimentare le divisioni: “Nel secolo scorso, la consapevolezza che lo scandalo della divisione dei cristiani avesse un peso storico nel generare il male che ha avvelenato il mondo di lutti e ingiustizie aveva mosso le comunità credenti, sotto la guida dello Spirito Santo, a desiderare l’unità per cui il Signore ha pregato e ha dato la vita. Oggi, di fronte alla barbarie della guerra, questo anelito all’unità va nuovamente alimentato. Ignorare le divisioni tra i cristiani, per abitudine o per rassegnazione, significa tollerare quell’inquinamento dei cuori che rende fertile il terreno per i conflitti”.

Compito dell’ecumenismo è l’annuncio del vangelo della pace: “L’annuncio del vangelo della pace, quel vangelo che disarma i cuori prima ancora che gli eserciti, sarà più credibile solo se annunciato da cristiani finalmente riconciliati in Gesù, Principe della pace; cristiani animati dal suo messaggio di amore e fraternità universale, che travalica i confini della propria comunità e della propria nazione.

Torniamo su quello che ho detto: oggi, o camminiamo insieme o rimarremo fermi. Non si può camminare da soli. Ma non perché è moderno, no: perché lo Spirito Santo ha suscitato questo senso dell’ecumenismo e della fratellanza”.

Inoltre il papa ha plaudito alle iniziative ecumeniche che si pensano per l’anniversario del Concilio Ecumenico di Nicea, che ricorre nel 2025: “Nonostante le travagliate vicende della sua preparazione e soprattutto del successivo lungo periodo di recezione, il primo Concilio ecumenico è stato un evento di riconciliazione per la Chiesa, che in modo sinodale riaffermò la sua unità intorno alla professione della propria fede.

Lo stile e le decisioni del Concilio di Nicea devono illuminare l’attuale cammino ecumenico e far maturare nuovi passi concreti verso la meta del pieno ristabilimento dell’unità dei cristiani. Dato che il 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea coincide con l’anno giubilare, auspico che la celebrazione del prossimo giubileo abbia una rilevante dimensione ecumenica”.

Il discorso del papa è un invito ad un cammino insieme: “Andare avanti, camminare insieme. E’ vero che il lavoro teologico è molto importante e dobbiamo riflettere, ma non possiamo aspettare di fare il cammino di unità finché i teologi si mettono d’accordo.

Una volta un grande teologo ortodosso mi disse che lui sapeva quando i teologi saranno d’accordo. Quando? Il giorno dopo il giudizio finale, mi ha detto. Ma nel frattempo? Camminare come fratelli, nella preghiera insieme, nelle opere di carità, nella ricerca della verità. Come fratelli. E questa fratellanza è per tutti noi”.

(Fonte: Santa Sede)

Papa Francesco invita i ciprioti ad annunciare il Vangelo con gioia

“Cari fratelli e sorelle, sono io che desidero ringraziare tutti voi!.. Qui a Cipro sto respirando un po’ di quell’atmosfera tipica della Terra Santa, dove l’antichità e la varietà delle tradizioni cristiane arricchiscono il pellegrino… Penso, in particolare, ai migranti in cerca di una vita migliore, con i quali trascorrerò il mio ultimo incontro su quest’isola, insieme ai fratelli e alle sorelle di varie confessioni cristiane. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato per questa visita! Pregate per me. Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. Efcharistó!”

Card. Kurt narra l’importanza dell’enciclica ‘Ut unum sint’

In occasione del 25^ anniversario dell’enciclica ‘Ut unum sint’ e del 60^ anniversario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, qualche giorno fa  si è tenuto un Atto accademico in diretta streaming dalla ‘Cattedra Tillard’ dell’Istituto di Studi Ecumenici dell’Angelicum con il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ed il prof. Philippe Chenaux, docente di Storia della Chiesa moderna e contemporanea alla Pontificia Università Laterranense.

Comunità di Taizé: l’incontro europeo di Capodanno a Torino rimandato di un anno

Il ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ dei giovani d’Europa si terrà a Torino tra Natale e Capodanno del prossimo anno. I promotori dell’incontro, in questi mesi di lotta al contagio, hanno tenuto aperti i contatti e il confronto, fra di loro e con la Comunità di Taizé, nella speranza di poter comunque arrivare a celebrare il pellegrinaggio a dicembre 2020; ora insieme e concordemente si è presa la decisione del rinvio.

Madre Tekla Famiglietti: una vita per Cristo

Era diventata amica di Fidel Castro per aprire dei conventi a Cuba ed in ogni parte del mondo apriva nuove case: madre Tekla Famiglietti per 37 anni abbadessa generale dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida è morta all’età di 84 anni. Nel 2016 aveva lasciato la guida delle Brigidine. Il suo ultimo grande impegno come abbadessa è stata la canonizzazione di madre Elisabetta Hesselblad, che lei aveva conosciuto personalmente, nel giugno del 2016 a Roma.

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