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Papa Francesco: il cuore è fonte di conoscenza
“Saluto la Presidente e tutti voi. Sono contento di incontrarvi, così numerosi, alla vigilia dell’Epifania. Questa Festa, come tutto il Tempo di Natale, ci chiama a celebrare il mistero dell’Incarnazione del Signore: nel Bambino Gesù vediamo come Dio si è fatto vicino a noi nella nostra povertà, indicandocela come via privilegiata per incontrarlo”.
Papa Francesco racconta l’evangelizzazione di san Juan Diego
Nell’udienza generale odierna papa Francesco ha descritto l’evangelizzazione nel Sud America grazie alla Madonna di Guadalupe, continuando la catechesi sugli evangelizzatori della fede: “Nel nostro percorso alla riscoperta della passione per l’annuncio del Vangelo, guardiamo oggi alle Americhe. Qui l’evangelizzazione ha una sorgente sempre viva: Guadalupe”.
La Chiesa nordica invita al dialogo sulla sessualità
Nelle settimane precedenti la Pasqua la Conferenza episcopale dei Paesi nordici ha diffuso una lettera pastorale sulla sessualità umana in cui si precisa la posizione della Chiesa sulle questioni che ruotano attorno a quel movimento ‘politico e culturale’ che assume come proprio simbolo l’arcobaleno, riprendendo il racconto della Genesi del patto che Dio fece con Noè, confutando le tesi dell’ideologia ‘gender’, che vuole annullare il corpo sessuato:
“Quando Noè e i suoi parenti tornarono in un mondo ripulito dall’acqua, Dio fece il suo primo patto con ‘ogni carne’. Promise che mai più il diluvio avrebbe distrutto la terra. Agli uomini chiese giustizia: onorare Dio, costruire la pace, essere fecondi. Siamo chiamati a vivere beati sulla terra, a trovare gioia gli uni negli altri.
Il nostro potenziale è meraviglioso finché ricordiamo chi siamo: ‘perché a immagine di Dio, Egli ha fatto l’uomo’. Siamo chiamati a dare compimento a questa immagine attraverso le scelte di vita che facciamo”.
E per ratificare tale ‘patto’ fece l’arcobaleno: “Il segno dell’alleanza, l’arcobaleno, oggi è rivendicato come simbolo di un movimento allo stesso tempo politico e culturale. Riconosciamo quanto c’è di nobile nelle aspirazioni di questo movimento. Le condividiamo nella misura in cui parlano della dignità di tutti gli esseri umani e del loro desiderio di visibilità. La Chiesa condanna ogni ingiusta discriminazione, qualunque sia, anche quella che si fonda sul genere o sull’orientamento sessuale”.
Però la Chiesa nordica invita a non travisare la realtà della natura attraverso il rifiuto del corpo, specialmente nei bambini: “Dissentiamo da esso, tuttavia, quando il movimento propone una visione della natura umana che astrae dall’integrità incarnata della persona, come se il sesso fosse qualcosa di accidentale.
E ci opponiamo quando tale visione viene imposta ai bambini come una verità provata e non un’ipotesi ardita, e imposta ai minori come un pesante carico di autodeterminazione al quale non sono preparati.
E’ curioso: la nostra società tanto preoccupata per il corpo, di fatto lo prende alla leggera, rifiutando di vedere il corpo come segno di identità, e supponendo di conseguenza che l’unica individualità sia quella prodotta dall’autopercezione soggettiva, costruendo noi stessi a nostra immagine”.
Per questo l’immagine divina del corpo non riguarda solo l’anima: “Quando professiamo che Dio ci ha fatti a sua immagine, questa non si riferisce solo all’anima. Appartiene misteriosamente anche al corpo. Per noi cristiani il corpo è legato intrinsecamente alla personalità. Noi crediamo alla risurrezione del corpo.
Naturalmente, ‘saremo tutti trasformati’. Cosa sarà il nostro corpo nell’eternità è difficile immaginarlo. Crediamo nell’affermazione biblica, fondata sulla tradizione, che l’unità di mente, anima e corpo durerà per sempre. Nell’eternità saremo riconoscibili per quello che già ora siamo, però gli aspetti conflittuali che ancora impediscono lo sviluppo armonioso del nostro vero sé saranno stati risolti”.
L’accettazione di se stesso è una lotta, come ha affermato san Paolo: “San Paolo ha dovuto lottare con se stesso per fare in fede questa affermazione. Così, abbastanza spesso, anche noi. Siamo consapevoli di tutto ciò che non siamo; ci concentriamo sui doni che non abbiamo ricevuto, sull’affetto o sull’affermazione che manca nella nostra vita.
Queste cose ci rattristano. Vogliamo rimediare. A volte è ragionevole. Spesso è inutile. Il cammino dell’accettazione di noi stessi passa attraverso il nostro impegno con ciò che è reale. La realtà della nostra vita abbraccia le nostre contraddizioni e ferite. La Bibbia e le vite dei santi mostrano che le nostre ferite possono, per grazia, diventare fonti di guarigione per noi stessi e per gli altri”.
E Dio si manifesta sia nel maschile che nel femminile; importante è accettarsi: “San Paolo ha dovuto lottare con se stesso per fare in fede questa affermazione. Così, abbastanza spesso, anche noi. Siamo consapevoli di tutto ciò che non siamo; ci concentriamo sui doni che non abbiamo ricevuto, sull’affetto o sull’affermazione che manca nella nostra vita. Queste cose ci rattristano.
Vogliamo rimediare. A volte è ragionevole. Spesso è inutile. Il cammino dell’accettazione di noi stessi passa attraverso il nostro impegno con ciò che è reale. La realtà della nostra vita abbraccia le nostre contraddizioni e ferite. La Bibbia e le vite dei santi mostrano che le nostre ferite possono, per grazia, diventare fonti di guarigione per noi stessi e per gli altri”.
Ma la Chiesa non esclude nessuno ed accompagna tutti lungo il cammino della vita, perché è misericordiosa: “Nell’ospitale fraternità della Chiesa c’è posto per tutti… Questa misericordia non esclude nessuno, ma stabilisce un alto ideale. L’ideale è enunciato nei comandamenti, che ci aiutano a crescere rispetto a concezioni di sé troppo anguste.
Siamo chiamati a diventare donne e uomini nuovi. In tutti noi ci sono elementi caotici che vanno messi in ordine. La comunione sacramentale presuppone un consenso coerentemente vissuto alle condizioni poste dall’alleanza sigillata nel sangue di Cristo. Può accadere che le circostanze rendano impossibile a un cattolico ricevere i sacramenti per un certo periodo.
Non è per questo che cessa di essere membro della Chiesa. L’esperienza d’esilio interiore abbracciato nella fede può portare a un più profondo senso di appartenenza. Nelle Scritture gli esili spesso ci rivelano questo. Ognuno di noi ha un esodo da fare, ma non camminiamo soli”.
Ed a chi nutre perplessità sull’insegnamento cristiano riguardo la sessualità la Chiesa nordica invita al dialogo ed alla partecipazione della vita ecclesiale: “A questi offriamo un’amichevole parola di consiglio. Innanzitutto: cercate di familiarizzare con la chiamata e la promessa di Cristo, di conoscerlo meglio attraverso le Scritture e nella preghiera, attraverso la liturgia e lo studio di tutto l’insegnamento della Chiesa, non solo attraverso frammenti presi qua e là. Partecipate alla vita della Chiesa.
Così si amplierà l’orizzonte delle domande dalle quali siete partiti, e anche la vostra mente e il vostro cuore. In secondo luogo, consideriamo i limiti di un discorso puramente laico sulla sessualità. Ha bisogno di essere arricchito.
Abbiamo bisogno di termini adeguati per parlare di queste cose importanti. Avremo un contributo prezioso da offrire se recupereremo la natura sacramentale della sessualità nel disegno di Dio, la bellezza della castità cristiana e la gioia dell’amicizia, che mostra quale grande intimità liberatrice si può trovare anche nelle relazioni non sessuali”.
Infatti l’insegnamento della Chiesa è la realizzazione dell’amore, che si realizza nel periodo pasquale: “Da questo amore è stato fatto il mondo, e ha preso forma la nostra natura. Questo amore si è reso manifesto nell’esemplarità di Cristo, nel suo insegnamento, nella sua passione salvifica e nella sua morte.
L’amore ha trionfato nella sua gloriosa risurrezione, che celebreremo con gioia durante i cinquanta giorni della Pasqua. La nostra comunità cattolica, dalle molte sfaccettature e dai tanti colori, possa testimoniare questo amore nella verità”.
Papa Francesco alla Rota romana: il matrimonio è un bene
Inaugurando l’anno giudiziale della Rota romana, nella scorsa settimana, papa Francesco ha riflettuto sul valore del matrimonio, in quanto è necessario riscoprire il valore dell’unione coniugale “tra uomo e donna su cui si fonda la famiglia. Infatti, un aspetto certamente non secondario della crisi che colpisce tante famiglie è l’ignoranza pratica, personale e collettiva, circa il matrimonio”.
Con l’Epifania Dio si rivela al mondo
Il termine ‘Epifania’, nome di origine greco, significa manifestazione, rivelazione. Le prime tre manifestazioni della divinità di Gesù, che la Liturgia ci ricorda, sono quella ai pastori di Betlemme, quella ai Magi, venuti dall’Oriente, e poi alle nozze di Cana quando trasformò l’acqua in vino. Sotto le sembianze di un bambino appena nato nessuno avrebbe potuto scorgere il Messia atteso da secoli; il Bambino preannunziato da Dio, dopo il peccato originale: ‘Metterò inimicizia tra te e la donna, disse Dio a satana, tra il seme tuo e il seme di Lei’.
Domenica XXXII del Tempo Ordinario: credo nella risurrezione della carne
Il tema della nostra riflessione verte oggi sull’uomo, questo essere mirabile creato da Dio, come asserisce il Libro sacro, a sua immagine e somiglianza. L’uomo essenzialmente, come dice il Filosofo, è un singolo costituito di anima (elemento spirituale) e corpo (elemento materiale). Anima e corpo costituiscono una unica ed inscindibile realtà.
Papa Francesco: la liturgia va curata
Nella festività dei santi Pietro e Paolo papa Francesco ha reso pubblica una lettera apostolica al popolo di Dio, chiamata ‘Desiderio desideravi’ per ribadire che la forma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II è l’unica forma liturgica della Chiesa, sottolineando l’importanza di una liturgia non sciatta, carica di simboli, centrata sul mistero di Cristo:
Papa Francesco: Dio si fa carne
Nell’Angelus della prima domenica dell’anno papa Francesco ha invitato i fedeli a meditare sulla frase di questa liturgia, che è la manifestazione di Dio, ‘Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’: “Queste parole, se ci pensiamo, contengono un paradosso. Mettono insieme due realtà opposte: il Verbo e la carne”.
2^ domenica di Natale: il Verbo si fece carne!
Papa Francesco: Gesù Bambino ci dia speranza
Nella benedizione natalizia ‘Urbi et Orbi’ papa Francesco ha rivolto gli auguri affacciandosi alla finestra, dopo due anni in cui l’ha impartita dalla basilica con un invito alla pace con una panoramica della situazione nel mondo, perché la nascita di Gesù dà senso al mondo:
“La Parola di Dio, che ha creato il mondo e dà senso alla storia e al cammino dell’uomo, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. E’ apparsa come un sussurro, come il mormorio di una brezza leggera, per colmare di stupore il cuore di ogni uomo e donna che si apre al mistero.
Il Verbo si è fatto carne per dialogare con noi. Dio non vuole fare un monologo, ma un dialogo. Perché Dio stesso, Padre e Figlio e Spirito Santo, è dialogo, eterna e infinita comunione d’amore e di vita. Venendo nel mondo, nella Persona del Verbo incarnato, Dio ci ha mostrato la via dell’incontro e del dialogo. Anzi, Lui stesso ha incarnato in sé stesso questa Via, perché noi possiamo conoscerla e percorrerla con fiducia e speranza”.
Richiamando l’enciclica ‘Fratelli tutti’ il papa ha chiesto la volontà di dialogare: “In questo tempo di pandemia ce ne rendiamo conto ancora di più. La nostra capacità di relazioni sociali è messa a dura prova; si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare ad uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme. E anche a livello internazionale c’è il rischio di non voler dialogare, il rischio che la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo; ma queste sole, in realtà, conducono alla soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi”.
Quindi ha chiesto di non dimenticare i conflitti nel mondo: “In effetti, mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni. Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio; rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle”.
Non ha dimenticato i conflitti nel Medio Oriente: “Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi. Guardiamo all’Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un’immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio, provocando morti ogni giorno.
Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre maggiori conseguenze sociali e politiche. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per le difficoltà economiche dovute alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti”.
A Gesù Bambino, ‘che move il sole e l’altre stelle’, come ‘canta’ Date, papa Francesco ha chiesto pace e dialogo: “E’ venuto in forma umana, ha condiviso i nostri drammi e ha rotto il muro della nostra indifferenza. Nel freddo della notte protende le sue piccole braccia verso di noi: ha bisogno di tutto ma viene a donarci tutto.
A Lui chiediamo la forza di aprirci al dialogo. In questo giorno di festa lo imploriamo di suscitare nei cuori di tutti aneliti di riconciliazione aneliti di fraternità. A Lui rivolgiamo la nostra supplica”.
E papa Francesco non scorda nessuno: “Bambino Gesù, dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero. Sostieni quanti sono impegnati a dare assistenza umanitaria alle popolazioni costrette a fuggire dalla loro patria; conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese”.
Dopo il Medio Oriente il Myanmar e l’Ucraina: “Re delle genti, aiuta le autorità politiche a pacificare le società sconvolte da tensioni e contrasti. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico della popolazione. Sii luce e sostegno per chi crede e opera, andando anche controcorrente, in favore dell’incontro e del dialogo, e non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito”.
E non ha dimenticato l’Africa: “Principe della Pace, assisti l’Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione. Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale.
Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan”.
E l’America: “Fa’ che prevalgano nei cuori dei popoli del continente americano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, attraverso il dialogo, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti gli esseri umani”.
Un pensiero alle donne che subiscono violenza: “Figlio di Dio, conforta le vittime della violenza nei confronti delle donne che dilaga in questo tempo di pandemia. Offri speranza ai bambini e agli adolescenti fatti oggetto di bullismo e di abusi. Da’ consolazione e affetto agli anziani, soprattutto a quelli più soli. Dona serenità e unità alle famiglie, luogo primario dell’educazione e base del tessuto sociale”.
Ed ai malati: “Dio-con-noi, concedi salute ai malati e ispira tutte le persone di buona volontà a trovare le soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze.
Rendi i cuori generosi, per far giungere le cure necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più bisognose. Ricompensa tutti coloro che mostrano attenzione e dedizione nel prendersi cura dei familiari, degli ammalati e dei più deboli”.
Il papa non ha dimenticato i prigionieri: “Bambino di Betlemme, consenti di fare presto ritorno a casa ai tanti prigionieri di guerra, civili e militari, dei recenti conflitti, e a quanti sono incarcerati per ragioni politiche. Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e dei rifugiati. I loro occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi”.
E la ‘casa comune’: “Verbo eterno che ti sei fatto carne, rendici premurosi verso la nostra casa comune, anch’essa sofferente per l’incuria con cui spesso la trattiamo, e sprona le autorità politiche a trovare accordi efficaci perché le prossime generazioni possano vivere in un ambiente rispettoso della vita”.
L’invito del papa è quello di non perdere la speranza, perché ‘un bambino è nato per noi’: “Lui è la Parola di Dio e si è fatto in-fante, capace solo di vagire e bisognoso di tutto. Ha voluto imparare a parlare, come ogni bambino, perché noi imparassimo ad ascoltare Dio, nostro Padre, ad ascoltarci tra noi e a dialogare come fratelli e sorelle. O Cristo, nato per noi, insegnaci a camminare con Te sui sentieri della pace”.
(Foto: Santa Sede)