41ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. Respinte le eccezioni della difesa. Un altro testimone con memoria claudicante. Il Cardinal Segretario di Stato sarà in aula tra i testimoni dell’accusa

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.12.2022 – Ivo Pincara] – Nella 41ª Udienza – e ultima dell’anno 2022 – del processo 60SA al Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano sulla gestione dei fondi riservati della Segreteria di Stato, nell’Aula allestita nella sala polifunzionale dei Musei Vaticani il Presidente Giuseppe Pignatone ha annunciato che i lavori verranno ripresi il 13 gennaio 2023 e proseguiranno il 25, 26 e 27 gennaio 2023.

Per il 13 gennaio è il programma lo spettacolo con la partecipazione di Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri. La prima, ex membro della COSEA (la Pontificia Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione della struttura economica-amministrativa, da Papa Francesco istituita il 18 luglio 2013 con lo scopo di raccogliere informazioni in vista della riforma finanziaria e soppressa il 22 maggio 2014, dando alla commissaria il tempo – per auto-ammissione di copiare e portare via tutta l’archivio), che finì al centro dello scandalo Vatileaks 2 e fu condannata dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano il 7 luglio 2016 a 10 mesi di carcere (pena sospesa per 5 anni) per concorso con Mons. Lucio Angel Vallejo Balda nella diffusione di documenti riservati della Santa Sede. La seconda, l’amica di Mons. Alberto Perlasca, ex Responsabile dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Verranno ascoltate separatamente per accertare le loro “interferenze” con il memoriale di Mons, Perlasca del 31 agosto 2020. Nel caso in cui le due donne dovessero dare versioni contrastanti, verranno interrogate in un confronto.

Pignatone ha chiesto a parti civili e difese di presentare entro il 10 gennaio una nuova lista di testimoni e documenti “in modo che il Tribunale possa tempestivamente provvedere e andare avanti”.

Poi, “en passant”, Pignatone ha aggiunto di aver contattato ieri il Segretario di Stato per chiedergli se avesse voluto presentarsi in aula oppure avvalersi della facoltà prevista dal Codice di essere interrogato nel suo ufficio o nella sua abitazione (o inviare un memoriale). “Verrà in questa aula, la disponibilità di massima è il 25-26 gennaio 2023”, ha detto Pignatone. Quindi, il Cardinale Pietro Parolin verrà escusso tra i testimoni dell’accusa.

Commenta il Faro di Roma: «Testimonierà Parolin. Scelta discutibile in assenza di specifici reati». «Il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinal Pietro Parolin, sarà alla sbarra come testimone di accusa nel processo in Vaticano per la compravendita di un palazzo a Londra. Come è noto la Segreteria di Stato si è costituita parte civile. (…) Lo ha annunciato il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone nel corso della 41ª udienza del processo, (…) l’ennesima senza che emerga nessuna prova a carico del Card. Giovanni Angelo Becciu, nonostante l’accanimento dell’accusa che si sta giocando la propria credibilità nel tentativo vano di far apparire Becciu come un malfattore, che non è. E si può essere certi che il tentativo, esso sì disonesto, non troverà sponde nel primo collaboratore del Papa che è persona di grande qualità. Purtroppo il processo costruito su un teorema di fatto smontato nel dibattimento sta portando enorme discredito alla Santa Sede e coinvolgere Parolin come testimone è l’ennesimo errore dell’Ufficio del Promotore di Giustizia».

La 41ª Udienza di oggi, 16 dicembre 2022, si è aperta dopo mezzogiorno con la lettura di un’ordinanza in cui Pignatone ha rigettato la richiesta di inammissibilità eccepita dalla difesa del Cardinale Angelo Becciu, sul materiale presentato nelle scorse udienze dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi proveniente dall’informativa della Procura di Sassari. Il materiale, cioè, dal quale è emersa la registrazione della telefonata di Becciu al Papa, realizzata con l’ausilio di una parente. Giudicato dalla difesa un “guazzabuglio”, necessitanti di un ulteriore supplemento istruttorio, per il Tribunale vaticano si tratta invece di materiale “legittimo, pertinente e rilevante ai fini del giudizio”.

Sempre la difesa del Cardinal Becciu, con un’altra eccezione, ha chiesto di effettuare una copia forense del cellulare e del computer personale di Perlasca, in modo da ricostruire in modo ordinato e cronologico i rapporti con la Chaouqui e la Ciferri, non affidandosi solo alla “memoria claudicante” di Monsignor Perlasca. Dopo una decina di minuti di Camera di Consiglio, Pignatone ha rigettato anche questa istanza che gli avvocati si sono riservati di impugnare.

Il Tribunale del Vaticano ha inoltre respinto le eccezioni relative all’acquisizione delle chat che hanno come protagoniste la Chaouqui e la Ciferri, sollevate dalla Difesa del Cardinal Becciu, secondo la quale servivano “verifiche tecniche più serie”. Pignatone ha respinto la richiesta delle difese di un supplemento di istruttoria con tanto di sequestro dei telefonini delle due donne.

L’escussione di Renato Giovannini

Per oggi era previsto l’interrogatorio all’Avv. Manuele Intendente che, però, poco prima dell’udienza, ha comunicato la sua assenza. Si è proceduto quindi all’escussione di Renato Giovannini, Vicerettore dell’Università Telematica Marconi. Entrambi, come assistenti legali del broker Gianluigi Torzi, avrebbero partecipato alle trattative per la compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue di Londra.

“Non ricordo” è stata la frase più ricorrente dell’interrogatorio di Giovannini. Non ricordava, ad esempio, i messaggi, le chiamate e gli incontri a Roma e all’estero con degli imputati, e neppure passaggi di alcune chat con espressioni come “incontriamo il nostro uomo in Segreteria di Stato” o “i giochi sono finiti”. Giovannini non ricordava neanche un incontro del 30 ottobre 2018 in Segreteria di Stato.

Pignatone a questo punto lo ha ripreso: “Lei qui ha l’obbligo di dire la verità. È vero che sono passati quattro anni, ma non si possono rimuovere dalla memoria così. Un’udienza in Segreteria di Stato non capita spesso, come dire ci vediamo in un bar in piazza di Spagna”.

Più volte Giovannini ha assicurato di non aver avuto alcun ruolo “tecnico” nella vicenda di Londra, né di aver mai ricevuto incarichi dalla Santa Sede. L’avvocato Elisa Scaroina, parte civile della Segreteria di Stato, ha riferito di una nota di mandato per una sua assistenza di 350 mila euro. Giovannini ha replicato dicendo di non ricordare neanche quello e di aver comunque sempre collaborato “senza oneri”. Il testimone ha inoltre detto di avere memoria di un gruppo WhatsApp chiamato “I magnifici tre” con Torzi e Intendente. Dai legali è stato fatto notare che la chat era stata creata da lui: “Era goliardica e relazionale”, ha risposto. L’Avv. Roberto Lipari dello IOR ha evidenziato che la chat conteneva messaggi e foto chiaramente riferiti a giri d’affari, come i pagamenti alla Aspigam International di Dubai, o a trattative finanziarie, come quelle per il palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra.

Postscriptum
«Un tentativo clamoroso e ma al tempo stesso maldestro di “mascariare” il processo vaticano contro il Cardinale Becciu e altri nove imputati?»

In previsione dell’escussione della Chaouqui e della Ciferri, va ricordata l’intervista che venne pubblicata su Panorama, il 14 luglio 2021, ovvero dieci giorni prima della telefonata disperata del Cardinal Becciu a Papa Francesco, nel momento della sua più bassa caduta in disgrazia, mentre stava per andare a processo e che aveva appena incassato la “sconfessione” papale in una lettera di cui parla nella telefonata.

L’autore dell’intervista su Panorama, Giacomo Amadori, aveva scritto che la Chaouqui avrebbe “iniziato un’intensa collaborazione” con i Promotori di Giustizia vaticani e che avrebbe “scavato” negli affari della famiglia Becciu al punto da “fare da consulente per gli inquirenti”. Nell’articolo del cronista giudiziario, prima del botta e risposta con l’intervistata, si leggeva un’ampia ricostruzione dei fatti oggi tornati d’attualità con i messaggi della Ciferri nella quale, di fatto, attribuisce proprio alla pierre il “merito” di aver fatto cambiare l’atteggiamento iniziale di Mons. Perlasca e averlo portato a svelare i presunti “misfatti” di Becciu. Secondo Amadori, infatti, Perlasca avrebbe deciso di scrivere il memoriale – che secondo la sua amica Ciferri sarebbe stato ispirato proprio da Chaouqui – solo dopo aver visto “Chaouqui entrare ed uscire dal palazzo in cui vive il Papa”.

La versione del giornalista, precedendo l’intervista alla pregiudicata, sembra presentare diversi punti in comune con le testimonianze rese dalla coppia Perlasca-Ciferri. Nell’intervista, la “Papessa” aveva usato parole al miele per la donna che oggi la accusa: l’aveva definita “bellissima, estremamente intelligente, scaltra e con contatti molto importanti”. Avveva accennato ad “un ruolo nel ripensamento di Perlasca”. All’epoca non ci furono smentite a quanto sostenuto in quell’intervista che oggi, alla luce delle parole di Ciferri e Perlasca in Aula del Tribunale, potrebbe assumere una certa rilevanza per comprendere il corso degli eventi del processo, sconquassando ancora di più le questioni, in cui sguazzano i giornalisti, ma che sono di grande scandalo per i fedeli di tutto il mondo.

Alla fine ritorno sempre la domanda, formulata in modo inequivocabile e comprensibile a tutti da Maria Antonietta Calabrò, il 2 dicembre scorso su Huffingtonpost.it [QUI]: «Chi ha tentato di mascariare il processo Becciu?».

Osserva Calabrò: «“Io non l’ho fatto”, “posso anche consegnare il mio cellulare per l’estrazione della copia forense”. Il Promotore di Giustizia vaticano Alessandro Diddi nell’udienza del 30 novembre 2022 ha respinto da sé ogni insinuazione e ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine sui presunti “suggeritori occulti” del memoriale di Monsignor Alberto Perlasca (…). I messaggi depositati in Tribunale – su cui Diddi ha aperto le sue indagini per verificare la genuinità del Memoriale (consegnato agli inquirenti il 31 agosto del 2020) – saranno oggetto della testimonianza delle due donne alla ripresa delle udienze a gennaio, con un possibile confronto “all’americana” tra le due, se dovessero risultare incongruenze. (…) Quanto alla Chaouqui, la donna si è presentata a testimoniare agli inquirenti sui fondi della segreteria di stato, il 30 ottobre 2019. La circostanza è riportata nella richiesta di rinvio a giudizio. E non risulta che mai Chaouqui abbia fatto cenno a questo rapporto mediato da Ciferri e occulto con Perlasca. (…) Questa strana vicenda che cosa sta a significare? Un tentativo clamoroso e ma al tempo stesso maldestro di “mascariare” il processo vaticano contro il Cardinale Becciu e altri nove imputati? Dopo tante indagini internazionali (dal Lussemburgo alla Slovenia) rogatorie, sentenze italiane e svizzere, sequestri di conti agli imputati per quasi cento milioni di euro? (…) Una consecutio temporum che salta un po’ all’occhio. Mascariare in siciliano (lo sanno bene tutti coloro che hanno avuto a che fare con processi di mafia ) vuol dire “tingere con il carbone”, “sporcare”, intanto si fa, prima o poi diventerà utile. Naturalmente deve essere fatta luce completa su ciò che avvenne. E verificare se qualcuno ha messo una “bomba a tempo” nella pancia del processo. (…)».

Indice – Caso 60SA [QUI]
Breve cronistoria del caso 60SA [QUI]

Foto di copertina: il Presidente Giuseppe Pignatone in un’immagine del processo per la gestione dei fondi riservati della Segreteria di Stato, nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani (Foto di Vatican Media).

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