Nel processo vaticano per le presunte malversazioni finanziarie nella Segreteria di Stato, il Cardinal Becciu continua a smontare tutte le accuse e chiama Papa Francesco a difesa

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Riportiamo – seguito da una Postilla – l’articolo del caro amico e collega Renato Farina di oggi su Libero Quotidiano, a seguito della “dichiarazione spontanea” di 49 pagine [*], che il Cardinale Angelo Becciu (Don Angelino, per i suoi concittadini sardi con affetto) ha reso ieri, 5 maggio 2022, per tre ore nell’aula del Tribunale vaticano.

In fondo riportiamo “Ecco la mia verità, ecco la mia innocenza”. I punti principali della dichiarazione spontanea resa nell’udienza del 5 maggio da Sua Eminenza Cardinale Angelo Becciu, seguito dal testo integrale della dichiarazione spontanea.

«Nessuno si è annoiato», osserva Farina. Becciu ha rivelato che il Pontefice regnante lo autorizzò a utilizzare fondi vaticani, che poi girò a Cecilia Marogna, per il pagamento di un riscatto necessario a liberare una suora colombiana. Poi, Becciu ha affrontato il caso del Cardinal Pell «che per anni ha insistito nell’accusare Becciu di aver spedito denari dell’Obolo di San Pietro in Australia per convincere due testimoni a dire il falso e a farlo condannare. I 2 milioni e 300mila dollari australiani furono versati sì ma per dotare la Chiesa locale di un sito internet». Pell approvò il progetto e Becciu diede le istruzioni per effettuare il bonifico. «Come ha potuto il Papa credere a calunnie di carta velina? Che arti suadenti e malizie impertinenti, hanno usato giorno e notte gli accusatori palesi e nascosti per carpirne la buona fede e indurlo a crocifiggere senza processo il suo più fidato collaboratore?», le domande di Farina.

II processo per le presunte malversazioni finanziarie
Becciu smonta tutte le accuse e chiama il Papa a dìfesa
di Renato Farina
Libero Quotidiano, 6 maggio 2022


Posso dirlo? Merito del coraggio di Francesco. Becciu infatti si era convinto di tacere, costasse quel che doveva costare, pur di non trascinare il Papa tra le ortiche che oggi ricoprono Piazza San Pietro. Voleva evitare il rischio anche solo di spiegazzare la bianca veste dell’uomo che lui ama e che nelle conversazioni private chiama con rispetto e deferenza “il Supremo”. Aveva perciò chiesto di avvalersi del “segreto pontificio”, escludendo di riferire i suoi colloqui e le decisioni prese insieme al Sommo Pontefice: gli pareva non fosse lecito chiamare di fatto Pietro a testimone a difesa. Invece il Papa lo ha liberato da questo vincolo. Becciu ha detto tutto.

Quindi è iniziato il controesame di Diddi. In evidenti ambasce ha posto domande fuori contesto. Inammissibili per le difese. Ma tali da far irritare il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone. Oggi altra puntata.

Da cittadini italiani ci chiediamo: ma in che mani sono finiti i nostri servizi segreti? E perché i due generali non hanno anticipato Becciu, evitando così di fargli rivelare il pagamento di riscatti che espone i missionari di tutto il mondo al rischio di rapimenti?

Le dimissioni del 24 settembre 2020

Francesco quel giovedì 24 settembre 2020 lo ricevette a Santa Marta. Disse subito al cardinal Angelo Becciu di sapere con certezza che, approfittando della sua fiducia, vestitino di porpora e col crocifisso al collo, costui aveva sottratto 125mila euro dalle casse della Chiesa per darle ai parenti. Glielo riferì senza dargli alcuna possibilità di smentita, ne traesse le debite conseguenze perché di Ti a poco queste accuse incontrovertibili sarebbero uscite su un settimanale (L’Espresso). Dunque… Dunque Becciu restò senza parole e si dimise.

Nell’aula del suo processo, autorizzato dal Pontefice, Becciu racconta con calma quell’incontro cui segui una gogna senza precedenti, salvo forse Giuda, con la differenza che Becciu era innocente e non poteva difendersi: aver tradito il Papa vuol dire essere proprio come l’Iscariota, e ciascun fedele o infedele nel mondo si sentiva autorizzato a impiccarne la reputazione al primo pilone della luce. Non era vero niente. Ieri Becciu ha mostrato le carte. Erano denari che legittimamente fece arrivare alla Diocesi di Ozieri per sostenere iniziative per il bene dei poveri. Lo ha provato. A una a una ha affrontato tutte le accuse, con una precisione devastante per chi gli ha puntato il dito contro.

Cecilia Marogna, figura autorevole

E Cecilia Marogna, la “dama del Cardinale”, che i promotori di giustizia negli interrogatori insinuano sia stata la sua amante, e per questo da lui fornita di sacri quattrini per dotarsi di ammennicoli lussuosi? Becciu racconta l’indicibile: fu il Santo Padre ad autorizzare Becciu, sotto assoluto segreto, di usare le competenze di questa signora per liberare Suor Gloria, colombiana, rapita in Mali dai terroristi islamici [QUI]: purché non si superasse la cifra di un milione di euro.

Non era una millantatrice, la “dama”: fu accreditata come figura seria e autorevole nel mondo dell’intelligence più delicata nientemeno che dai Direttori dell’Aise, prima Luciano Carta (oggi Presidente di Leonardo) e quindi il successore Gianni Caravelli, tuttora in carica. Entrambi vollero recarsi da lui, in compagnia di Cecilia, per confermarle la loro fiducia, e assicurare che avrebbero collaborato con lei per risolvere casi delicati. Nessuna farsa: i versamenti servirono effettivamente alla liberazione di Suor Gloria.

«La religiosa francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana, Suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti, rapita nel febbraio 2017 dai jihadisti in Mali, è stata rilasciata. Lo ha annunciato la Presidenza del Mali in un comunicato. Suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti era stata rapita il 7 febbraio 2017 a Karangasso, nel distretto di Kutiala, nel sud del Mali vicino al confine con il Burkina Faso, dove lavorava come missionaria. Secondo la Presidenza del Mali il rilascio è “il coronamento di 4 anni e 8 mesi di sforzi congiunti di diversi servizi di intelligence”. Il Presidente della Transizione in Mali, il Colonnello Assimi Goita, assicura che “sono in corso sforzi” per liberare tutti i rapiti in Mali. La liberazione della suora colombiana è stata confermata all’AFP dall’Arcivescovo metropolita di Bamako, Monsignor Jean Zerbo, che ha assicurato che la religiosa “sta bene”. La Presidenza del Mali ha reso omaggio in un tweet al “coraggio” della suora colombiana» (Rai News, 10 ottobre 2021).

E ancora: ve la ricordate l’intemerata del Cardinale George Pell? Per anni ha insistito nell’accusare Becciu di aver spedito denari dell’Obolo di San Pietro in Australia per convincere due testimoni a dire il falso e a far condannare il porporato di Sidney. Colpo di scena. I 2 milioni e 300mila dollari australiani furono versati sì ma per dotare la Chiesa locale di un sito internet. Il Cardinale Pell approvò il progetto e l’allora Sostituto Mons. Becciu diede le istruzioni per effettuare il bonifico.

Domande conseguenti. Come ha potuto il Papa credere a calunnie di carta velina? Che arti suadenti e malizie impertinenti, hanno usato giorno e notte gli accusatori palesi e nascosti per carpirne la buona fede e indurlo a crocifiggere senza processo il suo più fidato collaboratore?

San Pio V

Questi sono i quesiti che balzano fuori dall’udienza più drammatica del processo ecclesiastico del secolo, il primo che in Vaticano si celebri contro un cardinale dal finire del 500, quando fu sottoposto a giudizio per volere pontificio, e infine assolto, Giovanni Gerolamo Morone. Si noti: nel collegio degli inquisitori, nel posto e con la funzione oggi svolta dal Professor Alessandro Diddi (che adesso si chiama Promotore di giustizia), c’era colui che diventerà un grande Papa, San Pio V. Sono uomini anche i santi, e sbagliano.

Il Cardinale Angelo Becciu ieri è andato alla sbarra verso le dieci del mattino. Se ne stava lì inerme. Quando ha aperto bocca, la sua voce era calma, senza intonazioni mistiche e neppure asprezza recriminatoria. Il fluire delle parole, secche e millimetricamente documentate, era appena increspato di tanto in tanto dalla marea insanguinata da ferite tremende. E durata tre ore la “dichiarazione spontanea”. Nessuno si è annoiato, Becciu ha attraversato la giungla serpentesca delle accuse con il passo tranquillo di chi ha la certezza di non poter essere smentito. Ha fornito per punti, senza retorica, la ricostruzione di tutte, ma proprio tutte le menzogne mal costruite per distruggerlo (o forse demolire il Pontificato), e che ora si ribaltano contro chi le ha imbastite.

Postilla
Castelli di sabbia che sfidando la gravità
si sgretolano sotto le onde della verità

«Da quel momento – ha ricostruito Becciu ieri nell’Aula del Tribunale vaticano – iniziò per me una gogna pubblica di proporzione mondiale: addirittura in Angola, ove ero stato Nunzio per sette anni e mezzo, mi hanno riferito che la tv nazionale dedicò all’argomento una settimana di dibattiti; fui sbattuto sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo; privato di ogni ufficio ecclesiastico; relegato ai margini della Curia e della Chiesa. Mi addolorava e continua ad addolorarmi, poi, aver esposto la mia famiglia ad una sofferenza lacerante quanto ingiusta». Inoltre, ha detto, «da più di un anno e mezzo sono tormentato da una domanda: perché sono state riportate al Santo Padre queste false accuse? Per quale scopo? Come si è potuto strumentalizzare la persona del Santo Padre, creando nella Chiesa uno scandalo di inaudita gravità? Da quel giorno la mia vita è rimasta sconvolta, ma anche moltissimi credenti di tutto il mondo sono rimasti turbati nella loro fede».

Lo scriviamo da tempo su questo Blog dell’Editore e lo ripetiamo oggi. Il “caso Becciu” è tutta una montatura, una campagna di killeraggio mediatico. Certamente non mancano gli argomenti seri per avvicinarsi alla verità, che abbiamo presentato in diversi articoli, che ormai formano un dossier corposo. Di cosa si tratta abbiamo documentato e riassunto con poche parole. Colpire un Principe della Chiesa di Cristo è colpire tutto il Popolo di Dio. Ogni persona battezzata, che è parte della Famiglia Cattolica, davanti agli attacchi subiti dal Cardinale Angelo Becciu dovrebbe sentirsi toccata nell’intimo della propria Fede e dovrebbe sentirsi violentata spiritualmente per quanto accaduto. Il Cardinal Becciu è un bersaglio, che rappresenta il simbolo di un vile attacco, premeditato e coordinato, al Pontefice, al Pontificato, al Papato e alla Chiesa Cattolica Romana. A fine marzo 2021, il castello di sabbia accusatorio iniziò a crollare sotto la sentenza di un tribunale londinese, che ha confermato: Becciu fu diffamato in modo “spaventoso”. Il Papa fu ingannato con il teorema accusatorio dell’Espresso depositato sulla sua scrivania [QUI].

Oggi, per l’ennesima volta, confermiamo la linea che abbiamo seguito dal principio: il Cardinale Angelo Becciu fu accusato ingiustamente in modo spaventosamente spietato, ordito da menti raffinatissime con l’ausilio di “inchieste” calunniose da falsari, diffuse dall’Espresso, con lo scopo di escluderlo da un prossimo Conclave. Ma non mollano e proseguono con la farsa giudiziaria. Lo sentenzio tempo fa il caro amico e collega Renato Farina: “Come si dice a Roma, e forse anche in Vaticano, «nun ce vonno stà». Però, si tratta di poveri disgraziati di costruttori di castelli di sabbia che sfidando la gravità, che si sgretolano sotto le onde della verità, udienza dopo udienza.

Ricordiamo una per tante, l’assurda accusa che Becciu avrebbe riciclato soldi per gli ayatollah iraniane, con documenti riservatissime usciti dalla Segreteria di Stato: «È chiaro che una simile rivelazione – la fuoriuscita dal Vaticano di documenti delicatissimi e fiduciari che tradiscono il rapporto di fiducia esistente tra Stati sovrani – mette la Santa Sede in grave difficoltà con Teheran, pone in pericolo la sicurezza del Papa e dei cristiani che stanno sotto il vasto mantello dell’Iran sciita, dando pretesto ai settori più fanatici dei guardiani della rivoluzione di colpire», commentò Renato Farina su Libero Quotidiano del 28 aprile 2021.

«Per quanto riguarda la persona del Cardinale Angelo Becciu, vedere il suo volto sporco dal fango mediatico, mi dolora immensamente. Secondo le mie possibilità ho provato a contribuire, come comunicatore, a rendere servizio alla verità, che spero che prima o puoi emergerà nei confronti del Cardinali Becciu. Ho sempre espresso la mia stima per lui, sia in privato che in pubblico, nell’occorrenza e quando mi fu sollecitato. Conosco il Cardinale Becciu di persona, già da quando era Nunzio Apostolico (a Cuba in occasione del Viaggio Apostolico di Papa Benedetto XVI dal 23 al 29 marzo 2012) e avendo lavorato come Assistente della Sala Stampa della Santa Sede in molte occasioni con lui, nelle sue funzioni di Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato (dal 10 maggio 2011 al 29 giugno 2018). E mi ricordo ancora vivamente gli incontri e i tanti colloqui avuti con lui, tra cui il primo, quando era appena nominato, in occasione del suo primo Viaggio Apostolico (con Papa Benedetto XVI in Croazia il 4 e 5 giugno 2011), quando sul palco papale prima della Veglia di preghiera con i giovani nella piazza del Bano Josip Jelačič di Zagreb il 4 giugno 2011 mi chiamò e mi disse che voleva conoscermi. Nei nostri rapporti non c’è mai stato un problema e ho imparato ad apprezzarlo come persona a modo, attentissima e correttissima. Ricordo il Cardinale Angelo Becciu come un grande uomo, che conserva intatto mio rispetto e mia stima, che oggi voglio rinnovare ancora una volta» (19 novembre 2020).

V.v.B.
6 maggio 2022


“Ecco la mia verità, ecco la mia innocenza”
I punti principali della dichiarazione spontanea [*] resa nell’udienza del 5 maggio da Sua Eminenza Cardinale Angelo Becciu


Con una lunga dichiarazione il Cardinale ha affrontato tutte le accuse spiegando in modo accurato il perché nessuna di esse può ritenersi in alcun modo fondata. A supporto di quanto dichiarato ha poi consegnato 30 documenti in parte inediti.

1) “Obbedisco al Santo Padre” – Il Cardinale Becciu in premessa sottolinea di essere “dilaniato da un profondo dissidio interiore” perché “la ricerca della verità giudiziaria m’impone di dire quanto so” ma “la mia identità sacerdotale mi porta a perdonare, a non sbandierare il male compiuto da altri”. In questo travaglio, tuttavia, “in obbedienza al Santo Padre, mi predispongo a dare il mio contributo per l’accertamento della verità”.

2) L’ipotesi di peculato per la coop Spes – “Le uniche contribuzioni oggetto di contestazione, le uniche somme nei sette anni elargite dalla Segreteria di Stato, nel 2015 e nel 2018, come è stato documentalmente provato, hanno avuto una destinazione caritativa”. Sul ruolo del fratello Tonino, Sua Eminenza sottolinea come “dal 2005 al 2016 ha prestato gratuitamente la propria opera alla cooperativa, sostentandosi con il proprio lavoro d’insegnante di religione; dal 2017 al 2021 abbandonò l’insegnamento di religione per dedicarsi esclusivamente alla coop con un compenso di 1800 euro, meno di quanto percepiva come professore (2200 euro); dal 2021, a dicembre, percepisce la pensione e ha rinuncia ai compensi della Spes”. Resta “un’accusa priva di fondamento” quella sull’ipotizzato arricchimento dei familiari del cardinal Becciu: “Le stesse pagine della Citazione in giudizio attestano che 25 mila euro sono stati utilizzati per macchinari del forno della Cooperativa e 100 mila euro sono ancora nel conto a disposizione del vescovo. Da dove sono dunque usciti i soldi per arricchire i miei familiari?”.

3) Le false accuse al Santo Padre: perché? – Sulle accuse il Cardinale ha raccontato in udienza “il momento in cui esse mi furono rivolte la prima volta, vale a dire nell’udienza pontificia della sera del 24 settembre 2020. Il Santo Padre mi disse che in seguito ad indagini svolte ad hoc Gli era stato riferito che le somme dell’Obolo di San Pietro da me inviate alla Caritas della mia diocesi di Ozieri erano servite ad arricchire i miei fratelli, in particolare mio fratello Tonino”. E ha rappresentato alla Corte questo interrogativo: “Perché sono state riportate al Santo Padre queste false accuse? Per quale scopo? Come si è potuto strumentalizzare la persona del Santo Padre creando nella Chiesa uno scandalo di inaudita gravità?”

4) Il presunto abuso di potere sui fondi alla Segreteria di Stato – Sua Eminenza Becciu ha affermato che “sono totalmente infondate” le accuse riguardanti gli investimenti della SdS “non per lucro personale ma per far arricchire persone a me sostanzialmente sconosciute”. Aggiunge che “non furono utilizzati i fondi dell’Obolo, ma i fondi di riserva della Segreteria di Stato”. A pieno titolo e in piena legittimità.

5) “Ho contrastato l’intenzione di Mons. Perlasca di suicidarsi” – Il Cardinale racconta come quando era Sostituto tutte le questioni finanziarie, economiche e contabili sono state sempre istruite e portate alla sua attenzione dal capo ufficio amministrativo, Mons. Perlasca. Mai egli agì in dissenso. Ma quando il Monsignore fu rimosso dall’incarico “il 3 luglio 2020 ricevetti da Mons. Perlasca degli allarmanti messaggi con cui egli annunciava il proprio proposito suicidario, a suo dire l’unica soluzione possibile per uscire da quella situazione che non gli lasciava prospettive di vedere riconosciuta la propria innocenza da parte di un Tribunale”. Sua Eminenza – che non ricopriva più l’incarico di Sostituto – intervenne, allertò l’allora segretario del Papa, Mons. Gaid, la Gendarmeria e ogni altro referente, gli fu vicino nei giorni successivi. Ma a una cena definita “di ringraziamento” offerta da Perlasca al Cardinal Becciu“trovai un uomo affatto diverso. Si profondeva in numerose domande sulla mia persona e sulle mie attività, anche quelle massimamente riservate, quasi come si trattasse di un interrogatorio. Dopo quella cena, egli si allontanò definitivamente da me”.

6) Il caso di Genoveffa Ciferri Putignani – “Comparve nella mia vita ai primi di maggio del 2020, con una telefonata. Si presentò come una signora che conosceva molto bene Mons. Perlasca”. Il Cardinale narra al Tribunale come questa signora dopo una serie di telefonate singolari, quantomeno brusche e perentorie, per perorare la causa di Perlasca, fu da lui ricevuta nel suo appartamento ma ebbe atteggiamenti molto aggressivi con Sua Eminenza. Fino a minacciarlo: “Si ricordi: se lei non farà di tutto per restituire onore e impiego a Mons. Perlasca, perderà la sua berretta cardinalizia e il suo cappello sarà un semplice ricordo ignominioso per Lei!”. La signora Putignani telefonò anche al fratello del Cardinale, Mario: “Gli disse di prepararsi a visitarmi in carcere a partire dai primi di ottobre e che nel frattempo, precisamente tra il 15-30 settembre, avrei perso il cardinalato”.

7) La singolare successione – Il Cardinale offre così all’attenzione dei giudici quella che definisce una “singolare successione”.
a) 29 aprile 2020: primo interrogatorio di Mons. Perlasca al Promotore di Giustizia nel quale egli difende il proprio operato e quello della SdS;
b) 30 aprile: Mons. Perlasca riceve lettera di sollevamento dall’incarico a firma del Cardinal Segretario di Stato, con congiunta richiesta di lasciare il proprio alloggio in Casa Santa Marta e restituire il proprio passaporto diplomatico;
c) 3 luglio: Mons. Perlasca minaccia il suicidio in ragione delle accuse ricevute;
d) 31 agosto 2020: interrogatorio di Mons. Perlasca nel quale, per la prima volta ed in maniera del tutto opposta al precedente interrogatorio del 29 aprile, comincia ad usare toni ostili nei miei confronti, producendo un bizzarro memoriale, addirittura composto da domande e risposte sulla mia persona e anche su fatti completamente estranei alle indagini in corso;
e) 5 settembre: cena al ristorante Lo Scarpone;
f) 10 settembre: telefonata della signora Ciferri a mio fratello: «perderà il cappello cardinalizio».

8) La vicenda del palazzo di Londra – Sua Eminenza ha ribadito come la procedura venne seguita con ogni possibile scrupolo e verifica sulla base degli accertamenti dell’ufficio amministrativo guidato da Mons. Perlasca. “La mia assoluta buona fede nel limitarmi ad approvare quanto mi veniva sottoposto dall’Ufficio all’esito delle istruttorie tecniche condotte emerge finanche attingendo alla messaggistica, presente in atti, fra me e Mons. Perlasca, che in tempi successivi ai fatti — quando non ero più in SdS, ed erano già cominciate a circolare sulla stampa notizie della presente indagine — descrive in modo perentorio la mia estraneità. Il 2 ottobre 2019 gli scrivevo: «Ma tu ed io possiamo essere ritenuti responsabili di qualcosa?». Lui mi rispose con una frase che oggi appare illuminante a chiunque si avvicini senza pregiudizi alla comprensione di questi fatti: «Lei credo proprio di no».

9) Il caso di Cecilia Marogna – Il Cardinal Becciu ha sottolineato la sua più “forte e vibrata indignazione per come questo rapporto è stato distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive — anche — della mia dignità sacerdotale. Credo che questo atteggiamento tradisca altresì una scarsa considerazione nei confronti della donna in generale”. La signora Marogna “si propose per una collaborazione professionale con la Segreteria di Stato” in materia di intelligence e geopolitica. Una serie di incontri successivi aumentarono “il credito fiduciario nei suoi confronti e l’apprezzamento in merito alle sue competenze” anche grazie a “una serie di incontri ad alto livello istituzionale promossi proprio dalla signora Marogna”.Il Cardinale poi si sofferma sul “rapimento, avvenuto in Mali il 7 febbraio 2017 di Suor Gloria Cecilia Navaes Goti, francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana”. Prima di “rivolgermi al Santo Padre” vista la delicatezza dell’emergenza “parlai alla signora Marogna. La signora mi riferì di un’agenzia inglese di intelligence, Inkerman, con la quale, a suo dire, si sarebbe potuta interfacciare proficuamente attivandosi per tutte le operazioni necessarie alla liberazione di Suor Gloria”.

10) Il consenso condiviso e continuo del Santo Padre – Spiega il Cardinale, liberato dal vincolo del Segreto: “Esposi al Santo Padre la questione e le prime considerazioni maturate. Egli rimase contento che ci si adoperasse per la liberazione della religiosa e intese immediatamente la necessità di non esporre il Vaticano ad una inutile, ed anzi dannosa, pubblicità. Mi diede l’autorizzazione a procedere e, alla mia domanda esplicita se avessi dovuto parlarne con il Comandante della Gendarmeria, mi rispose di no, invitandomi ad assumermi in prima persona la responsabilità dell’iniziativa e aggiungendo che la questione doveva rimanere riservata tra Lui e me, proprio per evitare che trapelasse la notizia e si corressero i rischi sopra paventati. Non ebbi difficoltà a servire il Santo Padre, come sempre, anche in questa occasione, fedelmente e scrupolosamente eseguendo la Sua volontà”. Sua Eminenza Becciu ha poi precisato come nella procedura per l’erogazione delle somme necessarie all’operazione per la liberazione di Suor Gloria “ogni passo è stato concordato con il Santo Padre”. Compresi “i pagamenti alla Signora Marogna”.

11) Le calunnie nella vicenda Pell – Il Cardinale Becciu ha voluto ricordare “la vergognosa accusa di aver addirittura finanziato false testimonianze in danno di un confratello, il Cardinale Pell, con i soldi della SdS. Voglio ora spazzare via questa gravissima insinuazione con le parole del Cardinale Segretario di Stato, Parolin, che ha accertato e dato conto della assoluta falsità di questa ignobile e insopportabile illazione”. Sua Eminenza ha così reso nota “la lettera del 29 aprile u.s. nella quale, tra l’altro, il Cardinale Parolin afferma testualmente che: «Il Cardinale Pell continua a sollevare dubbi circa il trasferimento di 2,3M dollari australiani in Australia, sospettando che tali fondi siano stati utilizzati dal Cardinale Becciu per influire negativamente nel processo penale che lo vedeva imputato per abusi su minori. La somma invece, come più volte ricordato, servì per il pagamento del dominio Internet “.catholic”. Questa informazione è stata opportunamente comunicata all’Ambasciata di Australia presso la Santa Sede con nota verbale 2112/21/RS del 18 febbraio 2021».

[*] Il testo integrale della “dichiarazione spontanea” resa dal Cardinale GIovanni Becciu nell’Udienza del 5 maggio 2022 [QUI].

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La Rassegna Stampa sul “caso Becciu” a cura di Andrea Paganini [QUI].

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