Come nello scandalo Watergate, che costò la Presidenza a Nixon, in Vaticano quei “minuti mancanti” nelle registrazioni originali della “prova regina”. Solo “pinzillacchere”? Ma potrebbero essere prodotti ancora…

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Come abbiamo riferito nel nostro articolo del 4 novembre 2021 [QUI], su cui siamo ritornato ieri, 5 novembre [Comunicato degli avvocati difensori degli imputati nel processo in Vaticano contro Becciu + 9: la prova regina dell’accusa è ancora incompleta. E la “singolare intervista” a Pell], nel Procedimento 45-19 R.G.P. (ovvero caso 60SA o caso Becciu+9) sono stati effettuati dei tagli e degli omissis nelle registrazioni audio-video e audio delle deposizioni e interrogazioni nella fase investigativa e istruttoria. Quindi la “prova regina” dell’accusa è ancora incompleta.

I tagli [1] e gli omissis [2] sono stati effettuati nelle registrazioni audio-video e audio per disposizione dell’Ufficio del Promotore di Giustizia e della Sezione di Polizia Giudiziario del Corpo della Gendarmeria SCV, “per ragione di interesse investigativo, ovvero perché riguardanti temi non pertinenti ne rilevanti al Procedimento 45-19 R.G.P.”. Lo scrive bianco su nero il Commissario Stefano De Santis nella sua lettera al Comandante della Gendarmeria, nel giorno di Tutti i Santi, il 1° novembre 2021: 10 tagli nelle registrazioni audio-video (elencati nell’allegato N. 2) e 28 tagli nelle registrazioni audio (elencati nell’allegato N. 3).

Con questo il Commissario De Santis (la cui sigla appare anche nel protocollo della lettera del Comandante Gauzzi al Promotore di Giustizia aggiunto Diddi del 2 novembre 2021) ha “verbalizzato” la censura operata senza contradditorio e reso di pubblico dominio. E siamo pregati a credere alla “RAGIONE DI INTERESSE INVESTIGATIVO” e vai a capire cosa significa “TEMI NON PERTINENTI NE RILEVANTI” a scatola chiusa. Ma dai! Figuriamoci che le difese lo mangeranno.

Poi, aggiungiamo una notizia importante, che ci è “scappata” il mese scorso, in riferimento alla sentenza della Corte di Cassazione italiana, che il 13 ottobre 2021 ha annullata la misura di carcere per il broker Torzi e con ciò ha smontato un altro pezzo dell’istruttoria del Promotori di Giustizia vaticano nell’ambito del caso 60SA. Quindi, il Professor Avvocato Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia aggiunto dello Stato della Città del Vaticano ha dovuto farsi una ragione dell’ennesima sconfitta che ha dovuto incassare in tribunali esteri. Però, invece di abbandonare il campo in buon ordine, continua imperterrito per la sua strada, lancia in resta.

L’avevamo anticipato il 7 ottobre 2021: il processo Becciu + 9 è quasi azzerato, ma la farsa ancora non è finita. Dopo un parziale reset prosegue l’epicedio accompagnato da danze come era da costumo greco [QUI].

[1] Taglio: interruzione della continuità di un corpo; in concreto, la parte separata da un intero mediante la predetta operazione.
[2] Omissis: cosa importante deliberatamente ignorata, o anche verità taciuta per motivi di sicurezza militare o di convenienza politica.

In eco del Watergate, il Vaticano affronta il dilemma dei “minuti mancanti”
di John L. Allen Jr.
Crux Now, 6 novembre 2021

[nostra traduzione italiana di lavoro dall’inglese]

In mezzo allo scandalo Watergate degli anni ’70, solo diciotto minuti e mezzo di nastro mancante delle registrazioni segrete delle conversazioni della Casa Bianca rilasciate per ordine del tribunale sono stati sufficienti per aiutare a far cadere la Presidenza Nixon, convincendo molti Americani che c’era uno sforzo consapevole per prevenire la piena verità venga alla luce.

Ora che il Vaticano affronta la propria controversia sui “minuti mancanti” riguardo alle registrazioni sensibili prodotte sotto citazione – e, dato che le parti mancanti potrebbero essere fino a due ore, molto più dell’originale Watergate – resta da vedere se queste omissioni hanno lo stesso impatto devastante.

Le registrazioni in questione fanno parte del “processo del secolo” del Vaticano, un’accusa tentacolare di dieci persone, tra cui, per la prima volta, un cardinale e una manciata di entità aziendali per varie forme di appropriazione indebita, estorsione e frode. La maggior parte delle accuse è incentrata su un affare immobiliare da 400 milioni di dollari eseguito dalla Segreteria di Stato per acquistare un pezzo di proprietà nell’esclusivo quartiere londinese di Chelsea.

Quando all’inizio di luglio sono state annunciate le incriminazioni contro il cardinale italiano Angelo Becciu, già Sostituto della Segreteria di Stato e quindi effettivamente Capo di gabinetto del Papa, e gli altri, i pubblici ministeri vaticani hanno presentato trascrizioni scritte degli interrogatori di vari imputati e testimoni, ma non le registrazioni effettive degli interrogatori che erano state audio o videoregistrate.

Gli avvocati difensori – e, visto che gli imputati potrebbero praticamente schierare una squadra di calcio, ce ne sono un sacco – hanno subito chiesto che venissero consegnate anche quelle registrazioni. L’interesse si è concentrato principalmente sulle registrazioni del testimone chiave dei pubblici ministeri, il monsignore italiano Alberto Perlasca, che era stato uno dei primi promotori dell’accordo di Londra come capo dell’ufficio affari finanziari della Segreteria di Stato, ma che è uscito prima del diluvio, presentandosi spontaneamente per voltarsi contro i suoi ex colleghi e fornire prove dell’accusa.

Il Tribunale vaticano ha ordinato durante un’udienza a luglio, che i nastri fossero prodotti, ma all’inizio di agosto i pubblici ministeri hanno sfidato quell’ordine citando problemi di privacy e mancanza di consenso da parte dei protagonisti. Durante un’altra udienza il mese scorso il Tribunale ha respinto tale argomento, stabilendo che se i pubblici ministeri includono qualcosa in un atto d’accusa come prova a sostegno, allora, per definizione, è un atto pubblico e non si applica alcun argomento di privacy.

Giovedì, i pubblici ministeri vaticani, conosciuti formalmente come Promotori di Giustizia, hanno finalmente consegnato i nastri sotto forma di 52 DVD separati. Non sappiamo ancora se contengano sorprese, perché solo ora gli avvocati difensori le stanno studiando attentamente, ma c’era una sorpresa nella documentazione tecnica che accompagnava le registrazioni: un elenco di dieci “omissioni attraverso diapositive [inserite in] audio- registrazioni video” e un altro elenco di 28 “omissioni per effetto sonoro di registrazioni audio”.

In altre parole, è un elenco di 38 momenti durante le circa 100 ore di registrazioni in cui i pubblici ministeri hanno scelto di nascondere qualcosa. Difficile dire esattamente quanto materiale sia stato omesso, dal momento che la tabella fornita dai pm indica dove arrivano i tagli ma non quanto durano. L’agenzia di stampa italiana Adnkronos ha stimato che si tratta di circa il due per cento del contenuto totale – che, dato il totale, sarebbe di circa due ore [*].

Nessuna ragione è stata fornita per le omissioni se non per “interessi investigativi”.

Com’era prevedibile, gli avvocati della difesa stanno gridando allo scandalo. In uno sviluppo che raramente si vede in queste procedure, i legali di tutti e dieci gli imputati hanno presentato un’obiezione congiunta al tribunale esprimendo “viva preoccupazione” e insistendo che fossero fornite le versioni non epurate al fine di creare le condizioni per una “corretta amministrazione della giustizia”.

In assenza di una spiegazione soddisfacente, sono abbondanti le teorie su cosa c’è in quei minuti mancanti. Alcuni sui media italiani hanno ipotizzato che siano riferimenti espliciti a Papa Francesco e a ciò che sapeva e quando lo sapeva. Altri si chiedono se i pezzi mancanti registrano gendarmi vaticani o pubblici ministeri che minacciano testimoni, forse in particolare Perlasca, se non collaborano, il che potrebbe suggerire che la testimonianza è stata estorta.

Una differenza rilevante con lo scandalo Watergate è, che con i nastri di Nixon, quei 18 minuti e mezzo sono stati cancellati e non potrebbero mai essere recuperati. In questo caso, presumibilmente, il contenuto mancante è ancora nelle registrazioni originali e potrebbe, in teoria, essere prodotto ancora.

Eppure, nel tribunale dell’opinione pubblico, è probabilmente giusto dire che i pubblici ministeri si trovano ad affrontare un “divario di credibilità” sempre più ampio. Questo processo doveva essere un coronamento delle riforme finanziarie adottate sotto Papa Francesco, i cui capisaldi dovrebbero essere la trasparenza e la responsabilità.

Invece, stanno crescendo le impressioni che questo possa essere semplicemente un processo farsa, ovvero un po’ di teatro progettato per dare la colpa del fallimento a un gruppo di capri espiatori accuratamente selezionati, impedendo che emerga qualcosa di imbarazzante o contraddittorio con la narrativa scelta.

Papa Francesco ha reso possibile tutto questo esercizio, emanando una serie di rescritti invocando la sua autorità esecutiva per modificare, o sospendere, alcune regole di procedura. Resta da vedere se il Pontefice ora attingerà a quella stessa autorità e ordinerà ai suoi pubblici ministeri di confessare la verità.

[*] “Sono stati depositati 52 DVD tra audio e video che riguardano tutte le audizioni fatte – spiega all’Adnkronos l’avvocato Luigi Panella, difensore di Crasso – ma, a quanto ne sappiamo, ci sarebbero dei tagli. A quanto pare non hanno depositato tutti gli audio”. I tagli, secondo Panella, riguarderebbero anche la “prova regina”, cioè la dichiarazione di Perlasca: “Abbiamo diversi verbali di Perlasca dai quali non risultano omissis, però ci hanno detto che le dichiarazioni del video non sono integrali perché ne sono state omissate alcune che riguardavano altri procedimenti”, spiega il legale, che fa sapere che le difese sono comunque ancora in fase di valutazione di quanto accaduto e sottolinea che “dai verbali cartacei depositati dal Promotore di giustizia non risulta alcun cenno a omissis”.

I difensori dei dieci imputati nell’ambito del processo sullo scandalo finanziario in Vaticano legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue scendono in campo compatti per denunciare che negli atti depositati dal Promotore di Giustizia vaticano ci sono “tanti omissis” e che quindi, in nome del giusto processo, non dispongono ancora “di tutto il materiale” per potere organizzare la difesa. “Con vivo sconcerto, abbiamo constatato che dalle registrazioni sono stati omissati brani di dichiarazioni ad insondabile giudizio del Promotore, in ragione di asserite ‘esigenze investigative’ -dicono – Tali ‘omissis’ riguardano anche i video delle dichiarazioni di mons. Perlasca”.

“A fronte dei 300 DVD la cui esistenza è stata resa nota dal promotore di giustizia nell’udienza del 5 ottobre di cui i difensori degli imputati hanno chiesto di poter avere accesso pena la nullità del procedimento, solo 53 DVD sono stati depositati in ottemperanza all’ordinanza emessa dal Tribunale vaticano”, dice Riccardo Sindoca, coordinatore del collegio difensivo di Cecilia Marogna. “Viene da chiedersi come possa ritenersi rispettato il principio del giusto processo – conclude Sindoca – essendo acclarato che per l’ennesima volta non sono stati posti a disposizione delle difese ben 247 DVD contenenti materiale probatorio la cui analisi, nonostante le richieste avanzate sin da subito dai difensori, è a tutt’oggi preclusa così come di fatto è inibito a ciascuna difesa di poter compiutamente visionare sino al giorno prima della prossima udienza i predetti 53 DVD, solo ora depositati, vista l’insufficienza del tempo a disposizione” (Adnkronos, 4 novembre 2021).

La Cassazione annulla la misura carcere per il broker Torzi e con ciò smonta un altro pezzo dell’istruttoria dei Promotori di Giustizia vaticani nell’ambito del caso 60SA – 13 ottobre 2021

La Terza sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato l’Ordinanza del riesame di Roma che aveva confermato la misura cautelare in carcere emessa dal Gip nei confronti del broker molisano Gianluigi Torzi per le ipotesi di reato di autoriciclaggio dei soldi ottenuti dalla Segreteria di Stato della Santa Sede per l’acquisizione della proprietà del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra. Lo comunicano i difensori di Torzi, gli avvocati Ambra Giovene e Marco Franco. Per i penalisti “questo annullamento sarà un importante tassello per la dimostrazione della innocenza del loro assistito: il materiale probatorio era fornito all’autorità giudiziaria italiana dagli stessi Promotori di Giustizia vaticani. Prende corpo la infondatezza del teorema accusatorio elaborato dalla autorità giudiziaria vaticana, già demolito dal giudice inglese Baumgartner”, concludono i difensori.

Ricordando che il Professor avvocato Diddi, Promotore di Giustizia aggiunta ha accusato il giudice Baumgartner di aver vergato nella sua sentenza di 42 pagine “aberranti conclusioni”, rileggiamo quanto abbiamo scritto il 24 marzo 2021 [Caso 60SA. I giudizi imminenti – prima di poi – arrivano. Giustizia inglese competente per territorio: Torzi non ingannò Segreteria di Stato. Sostituto Peña Parra e Segretario di Stato Parolin avallarono]: «In riferimento al Responsabile dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato era Mons. Alberto Perlasca, con delega del Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, Arcivescovo Edgar Peña Parra, il giudice londinese scrive: “Il professor Diddi dice che monsignor Perlasca era incapace e inetto. Anche se questo può essere vero, agire come un cospiratore disonesto è un’altra cosa”. La sentenza rivela, tra le altre cose, che esisteva un “accordo verbale” tra Torzi e il funzionario laico della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi (tra gli indagati nell’inchiesta giudiziaria vaticana, tuttora latitante), per riconoscere al broker il 3% del valore del palazzo, stimato a fine 2017 in 275 milioni di sterline. Nelle carte – scrivono Gerevini e Massaro sul Corriere – “compare anche lo stesso Segretario di Stato, Pietro Parolin, che il 25 novembre 2018 — tre giorni dopo la firma dei contratti con Torzi — avrebbe dato il suo avallo all’operazione”. “Dopo aver letto questo memorandum, anche alla luce delle spiegazioni fornite ieri sera dal mons. Perlasca e dal dott. Tirabassi, avendo avuto rassicurazioni sulla validità dell’operazione (che porterebbe vantaggi alla Santa Sede), sulla sua trasparenza e sull’assenza di rischi di reputazione (che, in effetti, supererebbero quelli legati alla gestione del Fondo GOF) sono favorevole alla conclusione del contratto. Grazie. P Parolin 25/11/2018”, è la nota citata».

Poi, il 26 marzo 2021 siamo tornati sulla questione [Caso 60SA. Sentenza tribunale londinese conferma: Becciu fu diffamato in modo “spaventoso”. Il Papa ingannato con il teorema accusatorio dell’Espresso depositato sulla sua scrivania]: «Ritorniamo oggi alla notizia della sentenza di 42 pagine (46 nella traduzione italiana) in 140 punti del 10 marzo 2021, emanata dal giudice Tony Baumgartner della Corte della Corona di Southwark a Londra. Una autentica doccia gelata sull’intera inchiesta vaticana – scrive Franca Giansoldati sul Messaggero – una sentenza che “ha demolito, pezzetto per pezzetto, attraverso motivazioni articolate e pignole, l’impianto accusatorio vaticano sullo scandalo del palazzo di Londra”. Si tratta di un vero e proprio dossier, che conferma la linea che abbiamo seguito dal principio: il Cardinale Angelo Becciu fu accusato ingiustamente in modo spaventosamente spietato, ordito da menti raffinatissime con l’ausilio di “inchieste” calunniose da falsari, diffuse dall’Espresso, con lo scopo di escluderlo da un prossimo Conclave. Castelli di sabbia che sfidando la gravità, si sgretolano sotto le onde della verità».

Vale la pena di rileggere – tra i tanti articoli che abbiamo dedicato all’argomento – anche nostro articolo del 10 luglio 2021: È verosimile (e credibile) che il Cardinal Segretario di Stato Parolin sapesse nulla di niente degli «affari opachi» dei suoi sottostanti… e di altri «in corso di identificazione»? e dell’8 luglio 2021: Il processo che inizierà il 27 luglio in Vaticano con 10 imputati – tra cui Card. Becciu – si regge non tanto su dati di fatto accertati, ma sulle dichiarazioni di un pentito, Perlasca. Pinzillacchere!

Rassegna Stampa sul “caso Becciu” a cura di Andrea Paganini.

Articoli precedenti

Comunicato degli avvocati difensori degli imputati nel processo in Vaticano contro Becciu + 9: la prova regina dell’accusa è ancora incompleta. E la “singolare intervista” a Pell – 5 novembre 2021
«ll Cardinale Becciu si rammarica delle parole attribuite al Cardinale Pell dalla stampa di oggi, relative alla stanca riproposizione, sia pure sotto forma di sospetto, di temi di notevole gravità» – 4 novembre 2021

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