A tre mesi dal sisma di Haiti la testimonianza di AVSI
Sono trascorsi due mesi dal terremoto che ha devastato Haiti provocando la morte di oltre 2200 persone: gli abitanti dello Stato caraibico, uno dei più poveri al mondo, sono oltre 11.000.000, di cui il 25% vive con meno di due dollari al giorno; più della metà della popolazione (53,40%) soffre per gravi forme di denutrizione e malnutrizione. La mortalità infantile è molto alta: sono 72 i bambini, ogni 1.000, che muoiono prima del quinto anno di vita.
In un webinar p. Jean Herve François, direttore nazionale di Caritas Haiti, ha ricordato che i danni provocati dal terremoto mettono Haiti in una situazione di vulnerabilità ancora più grave: sono oltre 300.000 le famiglie in difficoltà rimaste senza casa e che dormono per strada. Le persone non hanno i mezzi necessari per costruire o riparare le loro abitazioni. Il terremoto ha anche provocato ingenti danni nelle infrastrutture. Il sistema di raccolta dell’acqua, ad esempio, è stato gravemente danneggiato.
A Fiammetta Cappellini, responsabile progetti ong AVSI in Haiti, abbiamo chiesto di raccontarci, ora, la situazione ad Haiti: “La situazione sull’isola è gravissima. Il livello di distruzione nella zona colpita è molto elevato, nell’area interessata dal terremoto e dall’alluvione il 30% degli edifici è caduto, mentre nelle zone rurali ci sono comunità dove addirittura l’80% delle case è andato totalmente distrutto. Gli ospedali, che già prima del terremoto erano insufficienti per il numero degli abitanti, oggi quasi non ci sono più. Riguardo alle scuole, la situazione è gravissima, il ministero ha già decretato la non riapertura dell’anno scolastico”.
Gli haitiani come fanno ad andare avanti in questa situazione?
“Haiti è un paese fragile. Tutto è fragile: la politica, le infrastrutture, la governance, i servizi di base. Tutto quello che succede viene vissuto in modo amplificato, perché tutto è instabile. La gente è stanca, fa fatica, ma si rialza, è attaccata alla propria terra e cerca ogni giorno un modo di vivere”.
Cosa sta facendo la Chiesa?
“La Conferenza episcopale italiana ha stanziato € 1.000.000: è una somma che aiuterà moltissimo la popolazione haitiana più vulnerabile che così riceverà aiuti per alcuni mesi, ma non basta. La dimensione della catastrofe è enorme, servono miliardi di euro per sostenere la popolazione colpita”.
Quale è l’impegno di Avsi ad Haiti?
“In questo momento assistiamo circa 5mila persone nelle zone colpite con diversi tipi di intervento. A Le Cayes distribuiamo kit di prima emergenza alle famiglie, mentre nelle zone rurali stiamo realizzando attività di protezione dell’infanzia, coinvolgendo diverse centinaia di bambini. Qui il link alla campagna di raccolta fondi sul nostro sito, a cui tutti possono aderire: https://www.avsi.org/it/campaign/terremoto-a-haiti-un-aiuto-subito/77/. Oppure con C/C intestato a FONDAZIONE AVSI – INTESA SANPAOLO SPA Fil. 55000 – FIL ACCENTRATA TER S MILANO IT IBAN: IT27T0306909606100000003066 | SWIFT CODE: BCITITMMXXX con causale Terremoto Haiti”.
In quale modo sostenere la speranza?
“La nostra presenza sul terreno diventa la loro speranza. Le persone sono affezionate al nostro staff Avsi, la metà dei nostri colleghi al sud è parte stessa della popolazione, siamo accanto a loro, con loro. In tutti questi anni, al di là delle difficoltà e delle tragedie, siamo riusciti a costruire, le infrastrutture crollano e sono sempre da rifare da capo dopo ogni uragano o terremoto, ma quello che negli anni abbiamo fatto per queste persone rimane, non viene portato via. E noi lo vediamo nei loro occhi”.
(Tratto da Aci Stampa)