Aiutiamo i ragazzi a decodificare i messaggi degli influencer

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Non so se lo sapevate, ma la musica ha dei poteri magici: trasforma di colpo i peggiori insulti in “sarcasmo mal compreso”. Un cantante, ad esempio, può mettere alla gogna mediatica dei politici che hanno pronunciato frasi omofobe, ma poi cantare lui stesso versi omofobi, contro una persona che si è dichiarata gay o offendere una donna lesbica per la sua incapacità di generare – con parole impronunciabili. Nella vita in un modo, nell’arte in un altro. Si chiama “licenza poetica”, no?

Sono ironica, ma purtroppo non sto scherzando. Sto parlando del caso Fedez.

Le leggi contro l’omofobia sono davvero pensate per contrastare l’omofobia?

Fedez ha letto da un palco di Roma, in diretta RAI, alcune frasi omofobe dette negli ultimi anni, da esponenti politici di destra in riferimento a persone con tendenza omosessuale. Erano frasi oggettivamente brutte e/o mal poste. Una, in particolare, era impronunciabile, dato che richiamava in modo inquietante i tempi del nazismo.

Ma qual era lo scopo della star? Mostrare l’urgenza dell’approvazione del Ddl Zan, una legge che, a detta dei promotori, servirebbe per arginare l’omofobia (ovviamente sorvolando sul fatto che, per alcune di quelle frasi oscene, come quella nazista, in caso di querela, la legge italiana già prevede fino a 5 anni di carcere…).

Non entro nel merito della questione politica, ma vale la pena accennare che non tutti coloro che nutrono dubbi sul provvedimento legislativo sono persone violente, naziste, avvezze agli insulti: alcuni temono semplicemente che tale legge sia pensata non tanto per limitare espressioni omofobe, ma più che altro per limitare la libertà di espressione (nel definire, ad esempio, la famiglia partendo da una base naturale o nel dire frasi come “un bambino ha diritto a un papà e una mamma”, quasi che questo diventi una discriminazione verso le coppie gay e faccia meritare sanzioni).

Gli influencer: delle pedine politiche

Non mi soffermerò nemmeno sulla questione giuridica, però, perché ciò che mi interessa sottolineare ora è il potere comunicativo che hanno gli esponenti del mondo dello spettacolo nel propagare messaggi di qualsiasi tipo. Gli influencer sono usati oggi – anche in modo esplicito – dai politici per fare propaganda.

Non è la prima volta che questo stesso artista viene “ingaggiato” da politici per veicolare comportamenti e sensibilizzare su tematiche di ordine pubblico, essendo una delle persone più influenti in Italia, specialmente tra i giovani.

Tuttavia, penseranno i nostri lettori, quando si sceglie una star come testimonial di una battaglia ideologica, ci si sarà almeno prima sincerati della sua credibilità. E invece no: questo non è necessario.

La coerenza? Non è necessaria per influenzare

Un influencer non ha bisogno di essere coerente, coraggioso, onesto, leale. Basta che abbia creatività, fascino, simpatia. E che tenga le telecamere sempre accese su di sé.

Il cantante in questione, ad esempio, che preme per l’approvazione di una presunta legge contro l’omofobia (dicendo frasi come: “sogno per mio figlio un mondo dove ciascuno sia amato per ciò che è”) vanta lui stesso un repertorio di canzoni omofobe.

Non ripeterò, come ha fatto una giornalista (Selvaggia Lucarelli) nella sua inchiesta, i versi che Fedez dedica a persone omosessuali (perché alcune frasi sono impronunciabili). Basti pensare, però, che non troppo tempo fa (parliamo del 2019) è stato lui per primo etichettato come “bullo” e “omofobo” da un suo collega di fama internazionale, Tiziano Ferro, proprio perché Fedez lo ha schernito – con nome e cognome – in un testo scritto da colui che oggi si spaccia per paladino dei diritti di persone vicine al mondo Lgbt.

La canzone incriminata – che, a mio avviso, anche senza l’approvazione di un Ddl ad hoc, dovrebbe essere censurata per i suoi contenuti – è ancora in rete, ancora cantata dall’artista nei tour, ancora visualizzata da migliaia di utenti. Insomma, questo cantante guadagna con dei testi omofobi e poi sale in cattedra – o meglio su un palco, visto che i professori sono meno ascoltati di un musicista – a dare lezioni di rispetto e tolleranza. Il tutto, in un silenzio stampa quasi da non credere.

Ma come è possibile che una tale ipocrisia non venga smascherata?

Sicuramente è complice di questo un silenzio interessato di buona parte dei giornali (quelli che sostengono l’approvazione del Ddl). Ma la cosa più sorprendente è che se canti tutto ti è permesso. Se sei omofobo in un consiglio comunale meriti l’ergastolo. Ma se metti in rima frasi offensive contro una persona che si è dichiarata gay o offendi una donna lesbica, nessun problema. Hai la “licenza poetica”.

“Tu non sai cosa sia l’analisi del testo?”, “Le canzoni hanno questo linguaggio duro, ma non voleva offendere nessuno”, “Il genere trap è crudo, ma Fedez è una persona sensibile verso questo problema”. Sono solo alcune delle frasi che mi sono state rivolte, quando ho fatto notare l’incoerenza del cantante sotto alcuni post dove veniva riportata la notizia del suo “coraggioso intervento” durante il concerto.  

Aiutiamo i ragazzi a decodificare i messaggi che ricevono

Ai genitori, agli educatori, agli insegnanti che mi leggono vorrei dire: i messaggi più deleteri che i vostri ragazzi ascoltano passano per delle note musicali o negli schermi di un cinema. Agli artisti, che siano cantanti, attori, registi, non è posta censura e sono molto influenti! (I politici questo l’hanno capito bene).

Ragionate insieme a loro sui testi che ascoltano, sui film che vedono. Aiutateli a capire, a decodificare i messaggi che ricevono. Aiutateli a comprendere che una cattiveria resta tale anche se messa in rima. Insegniamo loro a ribellarsi al male, anche se è addolcito dalle note o dalla simpatia di un attore. E facciamo sì che scoprano il valore della coerenza.

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