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Vi racconto come io e Carlo Acutis siamo diventati amici…

Esiste un prima e un dopo, nella mia vita, rispetto a quando il prossimo santo, Carlo Acutis, ha iniziato a farne parte. Ad oggi, maggio 2025, mi guardo indietro e penso alla straordinaria avvenuta che sto vivendo insieme a lui, non per merito, ma per grazia. Per grazia, dico, perché da anni sto girando l’Italia, incontrando centinaia di giovani, presentando i libri che ho scritto su di lui, ma se mi chiedono: ‘Quando hai pensato di scrivere di Carlo?’, la mia risposta è: ‘Mai’.

Tutto è iniziato nel dicembre 2016. Ero appena stata rifiutata da un posto di lavoro, dove, fatto il colloquio, in totale onestà, avevo detto di essere incinta. Questo mi è costata l’esclusione da quella posizione. Non avevano alcuna intenzione di assumere una donna in stato di gravidanza. E, d’altronde, chi lo fa? Le rare volte in cui accade, la notizia finisce addirittura sul giornale. Invece di essere la normalità, è un caso davvero eccezionale.

Succede spesso nel nostro Paese, lo so, ma ricordo che all’inizio rimasi malissimo per quella porta chiusa. Era come se Dio mi tradisse. Io mi ero fidata, mi ero aperta subito alla vita, giovane, appena sposata. Avrei potuto aspettare, fare meglio i miei calcoli. Invece, avevo deciso di fidarmi della Provvidenza. Ed, adesso, quel no, pesava.

Sarei mai riuscita a realizzare il sogno di essere madre e, al tempo stesso, lavorare nell’ambito della comunicazione, della scrittura, del giornalismo, per cui avevo studiato? Quel posto di lavoro sembrava perfetto per me e io lo stavo perdendo… Passai due settimane di desolazione. Ero felicissima di diventare madre, ma, al tempo stesso, mi sentivo demoralizzata. Avevano ragione: se diventi madre giovane, devi fare tante rinunce personali.

In quel momento, però, arrivò la richiesta della Mimep, con cui avevo pubblicato il mio primo romanzo, ma, inizialmente, senza particolare successo. Mi dissero: ‘Ti va di scrivere un romanzo su Carlo Acutis?’ Non vi nascondo che avrei potuto rispondere: ‘Carlo chi?’ Era abbastanza conosciuto, soprattutto al Nord Italia, ma non come adesso e io, sinceramente, lo aveva a malapena sentito nominare. Tuttavia, scrivere era la mia passione e io non avevo nulla da fare. Che avevo da perdere? Decisi di documentarmi.

Carlo diventò molto presto un fratello maggiore nella fede, per me. Scoprii che eravamo quasi coetanei. Io del ‘92, lui del ’91 e aveva così tanto da insegnarmi, con la sua purezza di cuore, con il suo distacco dai beni materiali… con quella fede genuina nell’Eucaristia. Accettai di scrivere su di lui e nacque il primo libro sulla sua figura: ‘Sei nato originale, non vivere da fotocopia’ (2017), ideato e completato nel periodo della gravidanza. Le mie due vocazioni che andavano di pari passo.

Non lo sapevo ancora, ma quella porta chiusa, quel tempo di presunta aridità, mi aveva aperto un portone, stava mettendo le basi per la mia vita futura come scrittrice. Oggi, per Carlo, sto letteralmente girando l’Italia. A volte da sola, a volte con tutta la mia famiglia. Parto dalle Marche, dove vivo, per raggiungere sempre mete nuove: dalla Calabria alla Sicilia, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, passando per Roma.

Mi trovo continuamente in giro, a raccontare la sua vita, i suoi gesti, la sua spiritualità, la sua amicizia con Gesù. Vado dove mi chiamano. In famiglia, abbiamo preso una decisione: smettere di prenotare viaggi, perché dove andremo nei prossimi mesi, forse nei prossimi giorni, lo decide lui. La mia vita e quella di Carlo si sono intrecciate in una maniera che, ancora, per me, ha dell’inspiegabile. Oggi posso solo dire che ho lasciato tutto, per seguire Gesù. Ho avuto paura di farlo, ma Gli ho detto: ‘Fai tu’. Ed è proprio vero che Lui ci dà il centuplo, in case, fratelli, sorelle, ‘in bellezza della vita’ a partire da quaggiù. L’ultimo libro che ho scritto sul prossimo santo millennial è questo: Carlo Acutis l’influencer di Dio | Casa Editrice Mimep Docete.

‘Voglio donarmi completamente a te’: un libro per riflettere sulla tua affettività

Qualche tempo fa ho visto un video su Youtube di Alessandra e Francesco, promotori del progetto di evangelizzazione ‘5pani2pesci’. Questi due ‘influencer cristiani’ sostengono che non ci sia nulla di più importante nella vita che guarire la propria affettività. Prima di capire cosa si intende per ‘guarigione affettiva’, occorre spiegare per sommi capi cosa sia l’affettività. Per questi due sposi:

La lettura della parabola del Buon Samaritano di don Dino Pirri, parroco e influencer

Il Vangelo racconta di un dottore della Legge che, per mettere alla prova Gesù, gli chiede come ottenere la vita eterna. Sa di dover amare Dio sopra ogni cosa e il suo prossimo come se stesso, ma si domanda chi sia quel ‘prossimo’. La risposta è conosciuta da tutti: ‘Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto…’.

Aiutiamo i ragazzi a decodificare i messaggi degli influencer

Non so se lo sapevate, ma la musica ha dei poteri magici: trasforma di colpo i peggiori insulti in “sarcasmo mal compreso”. Un cantante, ad esempio, può mettere alla gogna mediatica dei politici che hanno pronunciato frasi omofobe, ma poi cantare lui stesso versi omofobi, contro una persona che si è dichiarata gay o offendere una donna lesbica per la sua incapacità di generare – con parole impronunciabili. Nella vita in un modo, nell’arte in un altro. Si chiama “licenza poetica”, no?

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