Papa Francesco ai magistrati vaticani chiede vigilanza e preghiera

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Il processo a Gesù “rappresenta la negazione più completa di quel che l’odierna civiltà giuridica indica come il giusto processo e le sue irrinunciabili esigenze, cui ogni persona ha diritto per la salvaguardia dei beni supremi della persona: onore, libertà e la vita”: lo ha affermato il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, nell’omelia della messa celebrata sabato scorso, nella cappella Paolina del Palazzo apostolico, per  l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale vaticano, alla presenza del presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, ed di quello della Corte costituzionale, Giancarlo Coraggio, e del ministro della Giustizia, Marta Cartabia.

Per il card. Parolin la  liturgia sollecita una riflessione sulla “celebrazione di quel che è stato definito il ‘mistero’ del processo e dei principi che a esso sono naturalmente chiamati a presiedere… Il processo è positiva celebrazione di giustizia, in cui il soggetto particolare, come attore, come convenuto o come imputato, entra con tutti i suoi diritti e le sue possibilità”, ricordando “la responsabilità morale, oltre che giuridica, che al processo, cioè ai suoi operatori,viene affidata”.

Una giustizia dello stato vaticano fondata sul diritto canonico: “In quanto tribunali dello Stato il cui sovrano è il Papa e la cui funzione è garantire al Papa l’indipendenza necessaria per l’esercizio della sua missione, è comprensibilissimo come e perché la fonte primaria dell’ordinamento di questo Stato-funzione non possa non essere il diritto canonico, con tutta intera la sua irriducibile peculiarità, che è quella di un vero diritto, che ha consapevolmente  rinunciato  alla  nota  della coercibilità  esteriore,  facendo  piuttosto  leva sulla forza interiore della libera adesione della coscienza, e il cui fine ultimo è metastorico e soprannaturale: la salus animarum, pur disciplinando, questo diritto, la vita esterna e sociale del popolo di Dio”.

E nell’inaugurazione del 92° anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano papa Francesco ha sottolineato il posto in cui si è svolta quest’udienza a causa della pandemia: “Le esigenze poste dalla pandemia hanno portato a svolgere l’odierna cerimonia in questa ‘Aula della Benedizione’, situata tra la Basilica di San Pietro e la Piazza. Da qui i Papi impartiscono ai fedeli, nelle principali solennità, la benedizione Urbi et Orbi, a Roma e al mondo…

E mi viene in mente il coraggio di Pio XI di voler tornare su questo balcone a dare la benedizione, perché fra le tende e il balcone c’era un magazzino e quando lui chiese di dare questa benedizione, hanno dovuto aspettare di pulire un po’ questo magazzino dopo oltre settant’anni, perché il Papa potesse affacciarsi sulla piazza”.

Prima della benedizione occorre fare chiarezza alla verità; per questo sono necessarie modifiche alla leggi: “Le modifiche normative, alle quali ha fatto riferimento il Promotore di Giustizia, hanno caratterizzato l’ordinamento vaticano negli ultimi anni.

Esse potranno trarre più proficua incisività nella misura in cui verranno accompagnate da ulteriori riforme in ambito penale, soprattutto per il contrasto e la repressione dei reati finanziari, e dalla intensificazione delle altre attività volte a rendere più agevole e spedita la cooperazione internazionale tra organi investigativi vaticani e omologhi istituti di altre nazioni, come pure dalle iniziative assunte dalla Polizia giudiziaria del nostro Stato”.

Inoltre è necessario anche cooperazione con altri Stati: “A tale proposito, appare ormai indilazionabile individuare e introdurre, mediante apposite norme o protocolli di intesa, nuove e più incisive forme di cooperazione, così come viene sollecitato da Istituzioni di vigilanza dei mercati finanziari attive in ambito internazionale.

In tale ambito auspico che si possa giungere presto ad una interlocuzione al competente livello, al fine di rendere più sollecita ed efficace la collaborazione. I risultati ad oggi conseguiti incoraggiano a proseguire nell’opera intrapresa, per superare prassi non sempre rispondenti alle esigenze di tempestività richieste dalle dinamiche investigative”.

Ha quindi chiesto agli operatori giudiziari una condotta ‘consona’ ed irreprensibile per non suscitare ‘scandalo’: “Su questo punto, in prospettiva bisognerà tenere conto della prioritaria esigenza che (anche mediante opportune modifiche normative) nel sistema processuale vigente emerga l’uguaglianza tra tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi risalenti nel tempo e non più consoni alle responsabilità che a ciascuno competono nell’edificazione della Chiesa. Ciò richiede solidità di fede e coerenza di comportamenti e di azioni”.

E ciò richiede testimonianza: “In quest’ottica e con questi fini, il fatto di essere marginali nelle dinamiche delle relazioni economiche non ci esime, sia come comunità di fedeli sia come singoli, da un peculiare dovere di testimonianza.

Siamo chiamati a testimoniare, concretamente e in modo credibile, nei rispettivi ruoli e compiti, l’immenso patrimonio di valori che caratterizza la missione della Chiesa, il suo essere ‘sale e luce’ nella società e nella comunità internazionale, soprattutto nei momenti di crisi come quello attuale”.

Ed infine, rifacendosi all’arte, il papa ha rilevato l’importanza della preghiera: “Invito dunque quanti sono chiamati a operare per la causa della giustizia, eminente virtù cardinale, a non temere di perdere tempo dedicandone in abbondanza alla preghiera.

Nella preghiera, e solo in essa, noi attingiamo da Dio, dalla sua Parola quella serenità interiore che ci permette di adempiere i nostri doveri con magnanimità, equità, lungimiranza.

Il linguaggio della pittura e della scultura spesso rappresenta la Giustizia intenta, con una mano, a soppesare con la bilancia interessi o situazioni contrapposti, e pronta, con l’altra mano, a difendere il diritto con la spada. L’iconografia cristiana poi aggiunge alla tradizione artistica precedente un particolare di non poco conto: gli occhi della Giustizia non sono bendati, bensì rivolti verso l’alto, e guardano il Cielo, perché solo nel Cielo esiste la vera giustizia”.

A conferma dell’attività di contrasto alla criminalità economica il Promotore di Giustizia vaticano, Giampiero Milano, ha detto che “può essere opportuno rammentare l’entità dei sequestri richiesti, per circa € 105.000.000, in parte acquisiti, in parte in contestazione”.

Del resto, nel 2020 si è registrata anche “la considerevole implementazione delle commissioni rogatorie per un totale di 13, incentrate su reati finanziari e così indirizzate: 7 all’Italia, 2 alla Gran Bretagna, 2 al Jersey; 2 alla Repubblica di Slovenia”.

(Foto: Santa Sede)

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