Da Bolzano un invito a coltivare la preghiera e la celebrazione dell’Eucaristia

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La diocesi di Bolzano-Bressanone è stata fra le più colpite dal Covid, come ha sottolineato mons. Ivo Muser: “Questo virus continua a tenerci nella sua morsa e incide duramente sulla nostra vita quotidiana… Molto rapidamente ci siamo resi conto che eravamo tutti sulla stessa barca. Questo virus ci ha costretto a un’esperienza che nessuno di noi aveva mai fatto prima.

Ci è stato detto di rimanere in casa e di spostarci dal territorio del proprio Comune solo per un motivo necessario e giustificato; una società di consumo molto liquida, che in molti settori punta costantemente a una crescita ancora maggiore, si è quasi fermata, è entrata in crisi, per non dire che stava andando in pezzi… C’è un Dio che ci salva e nel quale siamo al sicuro nonostante tutto, non passando oltre la croce, ma attraverso la croce”.

In questa seconda Quaresima ‘sotto il segno della pandemia’ mons. Muser ha invitato tutti a ‘cercare e trovare Dio’: “Le risposte rapide e sbrigative non sono sempre le migliori. Ma è utile prendere in mano le Sacre scritture: quasi ovunque nella Bibbia si raccontano le esperienze di persone con il loro Dio.

In queste storie di vita non solo la felicità e la salvezza, ma anche la disgrazia e la sventura sono onnipresenti: la guerra e la lotta, la disperazione e l’impotenza, l’ingiustizia, la violenza e la morte. Dunque lo sperimentare con dolore la lontananza di Dio non viene sbiadito o tralasciato, bensì espresso e narrato. E molti racconti biblici lo testimoniano: in tutto questo, le persone hanno trovato la loro relazione con Dio”.

Ed ha raccontato un episodio personale: “Tutto questo non ci dà una spiegazione agevole del perché accade ciò che stiamo vivendo. Anche per i cristiani il male nel mondo rimane un mistero doloroso. Il non capire accompagnerà sempre il nostro percorso verso la comprensione: tutte le risposte scatenano nuove domande.

Ma nella resurrezione di Gesù ci viene donata una speranza: c’è un Dio che ci salva e nel quale siamo al sicuro nonostante tutto – non passando oltre la croce, ma attraverso la croce!”

Quindi è arrivato l’invito a scoprire Dio nel suo Figlio: “Guardiamo a Gesù di Nazareth, il Cristo che si è fatto uomo, crocifisso e risorto! Guardiamo alle molte persone nella Bibbia e nella nostra lunga storia di fede, che non pèrdono Dio nelle avversità.

Ricordiamo le persone che noi stessi abbiamo conosciuto o conosciamo, per le quali la fede in Dio ha dato e dà sostegno, orientamento e speranza. Cerchiamo una relazione viva e onesta con Dio, rivolgiamoci a Lui anche con le nostre esperienze dolorose, non importa se con tono di rimprovero”.

Un invito ad una relazione personale con Dio attraverso la lettura della Bibbia e l’eucarestia: “Soprattutto i Salmi, i 150 canti di preghiera dell’Antico Testamento, ci fanno sperimentare come il popolo dei credenti ringrazi e lodi Dio, canti e suoni davanti a Lui. Lo invoca e allo stesso tempo lo accusa del suo apparente silenzio, della sua lontananza, del suo essere radicalmente Altro…

Coltiviamo la relazione con Dio nella preghiera personale, domestica, familiare. Cerchiamo la relazione con Lui attraverso la Parola di Dio e attraverso la celebrazione comunitaria dell’Eucarestia. Riunirsi per l’Eucarestia è stato un segno essenziale dell’identità cristiana fin dai tempi degli apostoli. ‘Chiesa’ significa comunità chiamata assieme e riunita attorno al suo Signore”.

Riprendendo san Paolo mons. Muser invita anche alla cittadinanza dei ‘cieli’ attraverso un ‘rinnovamento’ del pensiero: “La pandemia ha mostrato chiaramente la nostra vulnerabilità, debolezza e mortalità e ha messo in discussione molte delle certezze su cui abbiamo costruito la nostra vita quotidiana, i nostri piani e progetti, nell’economia e in molti altri settori.

Questa pandemia può anche essere un campanello d’allarme in un tempo che è fortemente influenzato dalle idee di questo mondo terreno. Pensiamo a vari paradisi sulla terra, come i paradisi delle vacanze, i paradisi dello shopping, i paradisi fiscali, i paradisi del piacere, in cui le persone cercano la realizzazione dei loro desideri…

Questo ‘rinnovamento del pensiero’ è possibile solo se allarghiamo il nostro orizzonte e guardiamo oltre la nostra vita in questo mondo comprendendo la prospettiva nell’altro mondo, nel cielo, in modo che la vita si realizzi nella sua interezza”.

Il vescovo di Bolzano-Bressanone invita a non costruire ‘paradisi’: “Il paradiso non può essere costruito, appartiene a Dio! In molte parabole Gesù ha chiarito che il regno di Dio è un dono. È il regno dell’amore, che non possiamo fare o produrre, perché l’amore esiste solo come dono.

Vedere il nostro mondo dalla prospettiva del cielo è rendersi conto che tutto ciò che è di questo mondo è sempre imperfetto e perisce, mentre l’amore rimane. Non da ultimo, le esperienze di Gesù di vicinanza e lontananza da Dio sono così importanti per noi. Nella sua passione e sulla croce Gesù sperimenta tutta la forza dei momenti di eclissi della luce di Dio”.

La Quaresima richiama il termine ‘quarantena’, che in questo tempo di pandemia si è ben capito il significato: “Questa pandemia presenta una certa analogia con il tempo quaresimale. Il termine ‘quarantena’ deriva da quaranta giorni.

Anche la quaresima è un periodo di quaranta giorni, una sorta di ‘quarantena spirituale’ dalla forte valenza simbolica, un tempo propizio per guarire da tante cose superflue, per rivedere il proprio stile di vita, per ricercare ciò che conta, cioè i valori essenziali che danno il senso vero della vita e che la fanno crescere”.

La Quaresima è un cammino verso la Pasqua ed ha bisogno di allenamento, ricordando il dialogo con Pietro, un bambino di 9 anni a cui è morto il nonno:

“Come il coronavirus richiede un periodo di cure per riacquistare la salute fisica, così la quaresima è una quarantena favorevole per attivare degli anticorpi speciali: quelli necessari a far risplendere la bellezza della vita umana e cristiana attraverso atteggiamenti di sincerità, apertura, gratuità…

Sono stato particolarmente colpito da un bambino che ha perso il suo amato nonno a causa del coronavirus… Trovo una risposta alla sua domanda solo dalla Pasqua: viviamo per vivere eternamente con Dio. Siamo nati per essere con Lui una volta per sempre:

Caro Pietro, tuo nonno non è semplicemente morto. Poiché Gesù è morto e risorto, tuo nonno vive dall’altra parte della vita; da lì ti accompagna e lì ti aspetta. Anche se nella nostra vita alcune cose possono non riuscire e andare male, anche se una vita in questo mondo finisce a causa di un virus perfido, non esiste un fallimento finale”.

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