Il Venerdì santo la Colletta per la Terra Santa

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La Colletta avviene durante il Venerdì Santo, ed è la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai luoghi santi: è lo strumento voluto dai papi per testimoniare in maniera concreta il legame tra i cristiani del mondo e i Luoghi Santi, e stabilito con precisione in favore della Terrasanta dallo statuto ‘Nobis in Animo’ che san Paolo VI promulgò nel 1976.

Il ‘compito’ della colletta è quella di sostenere le attività portate avanti dalla Custodia di Terra Santa attraverso la colletta, cioè custodire i Luoghi Santi, favorire la presenza cristiana, fare attività di solidarietà e mantenere strutture pastorali, educative, assistenziali, sanitarie e sociali. Beneficiano della Colletta i territori di Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia e Iran.

Di norma, la Custodia di Terra Santa riceve il 65% della Colletta, mentre il restante 35% va alla Congregazione per le Chiese Orientali, che lo utilizza per la formazione dei candidati al sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente.

La Diocesi Patriarcale di Gerusalemme, la Custodia Francescana, le Chiese Orientali della Terra Santa e gli Istituti Religiosi sono impegnati per la formazione scolastica dei giovani della Terra Santa. Tenute presenti le particolari circostanze in cui versano gli studenti cristiani e preso in considerazione l’arrivo di migliaia di ragazzi in età scolare dalla Siria e Iraq in Terra Santa, la Congregazione per le Chiese Orientali ha deciso di non ridurre la somma dei sussidi anche per l’anno accademico in corso.

Una tra le prestigiose fondazioni che assicura la formazione accademica è la Bethlehem University. Quasi 3300 giovani, musulmani e cristiani, vengono formati intellettualmente e umanamente con la speranza di impegnarsi nella costruzione di un Paese dove regni rispetto reciproco e dove sia preservata la dignità umana.

Inoltre la Congregazione riserva una particolare attenzione alle necessità di queste persone e compie le opere di ristrutturazione attraverso le diocesi orientali e latine del luogo e anche sollecitando le Agenzie Cattoliche impegnate nei suddetti paesi.

Assicurare i mezzi necessari per una vita dignitosa a chi rientra in Iraq e Siria e a chi è rifugiato nei paesi limitrofi, come Libano e Giordania richiede la collaborazione di tutte le persone di buona volontà. Inoltre, si provvede anche a favorire l’attività culturale, spirituale e psicologica che in qualche modo fanno avvicinare le persone, nonostante le differenze religiose ed etniche.

Infine è opportuno ricordare che lo scorso anno è stato particolarmente segnato dalla pandemia da COVID-19: la Congregazione per le Chiese Orientali ha istituito un Fondo Emergenza CEC, prelevando dal Fondo Terra Santa 500.000,00 US$.

Grazie anche all’attiva collaborazione di varie Agenzie della ROACO (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) sono stati finanziati 303 progetti in 24 Paesi di competenza di questo Dicastero, senza contare i progetti di sostentamento dei sacerdoti e religiosi, per un totale di 9.574.907,74 US$.

Nella lettera di appello il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha ricordato l’avvenimento dello scorso 27 marzo: “Il fondamento del nostro essere tutti fratelli e sorelle è proprio sul Calvario, il luogo nel quale, attraverso il massimo dono di amore, il Signore Gesù ha interrotto la spirale dell’inimicizia, ha spezzato il circolo vizioso dell’odio e ha aperto per ogni uomo e ogni donna la via della riconciliazione con il Padre, tra ogni persona, con la realtà stessa del creato.

Le strade deserte intorno al Santo Sepolcro e della Gerusalemme Vecchia hanno fatto eco alla Piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia, attraversata dal Santo Padre Francesco il 27 marzo 2020, in cammino verso il Crocefisso: dinanzi ad esso il mondo intero si è come messo in ginocchio, supplicando la fine della pandemia, e facendo sentire tutti accomunati dallo stesso mistero di dolore”.

Il prefetto ha sottolineato che lo scorso anno per gli abitanti della Terra Santa è stata una situazione difficile: “E’ stato dunque un anno di prova e così anche per la Città Santa di Gerusalemme, per la Terra Santa e per la piccola comunità cristiana che dimora in Medio Oriente, che vuole essere luce, sale e lievito del Vangelo.

Nel 2020 i cristiani di quelle terre hanno sofferto un isolamento che li ha fatti sentire ancora più lontani, tagliati fuori dal contatto vitale con i fratelli provenienti dai vari Paesi del mondo. Hanno patito la perdita del lavoro, dovuta all’assenza di pellegrini, e la conseguente difficoltà a vivere dignitosamente e a provvedere alle proprie famiglie e ai propri figli.

In molti Paesi il persistere della guerra e delle sanzioni hanno aggravato gli effetti stessi della pandemia. Inoltre è venuto meno anche parte dell’aiuto economico che la colletta pro Terra Sancta, ogni anno garantiva, a motivo delle difficoltà di poterla svolgere in molti Paesi nel 2020”.

Inoltre ha specificato che senza questo aiuto i fedeli della Terra Santa avranno gravi difficoltà economiche: “La colletta pro Terra Sancta 2021 sia per tutti l’occasione per non girare lo sguardo, per non passare oltre, per non ignorare le situazioni di bisogno e di difficoltà dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che vivono nei Luoghi Santi.

Se verrà meno questo piccolo gesto di solidarietà e di condivisione (san Paolo e san Francesco d’Assisi lo chiamerebbero di ‘restituzione’) sarà ancora più difficile per tanti cristiani di quelle terre resistere alla tentazione di lasciare il proprio paese, sarà faticoso sostenere le parrocchie nella loro missione pastorale, e continuare l’opera educativa attraverso le scuole cristiane e l’impegno sociale a favore dei poveri e dei sofferenti.

Le sofferenze dei tanti sfollati e rifugiati che hanno dovuto lasciare le loro case a causa della guerra necessitano di una mano tesa ed amica per versare sulle loro ferite il balsamo della consolazione. Non si può infine rinunciare a prendersi cura dei Luoghi Santi che sono la testimonianza concreta del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e dell’offerta della sua vita fatta per amore nostro e per la nostra salvezza”.

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