Un’ipotesi incredibile ma plausibile. «Gutta cavat lapidem consumitur anulus usu»

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“I deliri di onnipotenza, anche se piacevoli, non cessano di essere deliri e, a effetto concluso, presentano il conto” (Umberto Galimberti, L’ospite inquietante, 2007).

Gli abusi sessuali del clero in Australia
e il silenzio della Chiesa Cattolica Romana:
occultato nel dimenticatoio.
Il conto in sospeso…

Le transazioni bancarie sono piene prove per ogni tribunale degno di questo nome e noi, più realisti del re, che ci siamo specializzati a fare gli avvocati del diavolo, a scanso di equivoci, prima di fare ipotesi ci pensiamo più e più volte.

Ma con quanto abbiamo riferito ieri [La quantità di denaro trasferito dal 2014 ad oggi dal Vaticano in Australia è “sorprendentemente elevata”. Chi ha fatto i bonifici, a chi e perché, da dove sono partiti e dove sono finiti?] siamo davanti a qualcosa di mai visto. E la definizione di “sorprendentemente elevata” è un’understatement in australianstyle.

La matematica non è un’opinione [*] e i depistaggi nel caso Pell, forse, fanno pure comodo a qualcuno, che vuole dirottare altrove l’attenzione da queste transazioni, partite dalla monarchia assoluta elettiva dello Stato della Città del Vaticano e arrivate fino all’altra parte del mondo, nella monarchia parlamentare del Commonwealth dell’Australia [Isoliamoci dal contagio mediatico dei falsari! Le domande sui bonifici dal Vaticano in Australia durante il processo Pell sono cruciali – 4 dicembre 2020].

Questa “altra parte del mondo”, non è la parte da dove viene l’attuale pontefice regnante pro tempore, ma è proprio quella “parrocchia” più lontana, a cui si riferiva San Giovanni Paolo II, koala alla mano.

Il report comunicato dai media vaticani è chiaro ed è ciò che emerge nei dati pubblicati relativi agli abusi su vittime innocenti da parte del clero della Chiesa Cattolica Romana in Australia. Anche se i media di regime tendono a guardare il bicchiere mezzo pieno e a sottolineare i progressi significativi sulla tutela dei minori, i numeri degli abusi rilevati sono davvero elevati. Per questo motivo vanno analizzati e verificati incrociando i dati con i numeri delle operazioni portate alla luce da The Australian e rilanciato da Edward Pentin sul National Catholic Register di ieri. Quello che salta agli occhi, facendo la conta, la nessuna reazione. Significa che la pista che seguiamo è giusta, proprio perché la non reazione è già di per sé una reazione.

Vatican News cita i quattro anni d’inchiesta a vasto raggio che hanno fatto emergere circa 4.440 casi di violenze su minori commessi tra il 1980 e il 2010 in Australia, nei quali 1.880 sacerdoti risultavano coinvolti. La comunicazione di regime continua a vedere e a vendere il bicchiere mezzo pieno delle misure adottate, anche quando comunica che è stato creato nel 2016 un nuovo ufficio di coordinamento [antiabuso]. Tale organismo nel 2021 redige un documento di 200 pagine, che contiene 86 raccomandazioni punti chiave per un buon governo della Chiesa Cattolica Romana in Australia.

Il sempre attento e arguto Andrea Gagliarducci il 20 febbraio 2019 su Aci Stampa rileva, che “nel 1996 l’Arcidiocesi di Melbourne ha stabilito uno schema di risarcimento chiamato ‘Melbourne Response’ in cui si chiedeva alle vittime di non appellarsi alla giustizia in cambio di risarcimento”; inoltre che “la Royal Commission ha tenuto 57 udienze pubbliche, pubblicato 59 rapporti di ricerca, condotto 35 tavole rotonde sulle policies e tenuto sessioni private per ascoltare più di 8.000 persone e infine ha valutato le accuse di abuso sessuale nelle sedi istituzionali, la proposta più accettata ė uno schema di risarcimento per le vittime, il limite massimo del risarcimento ė di 109.200 dollari australiani”.

Dulcis in fundo e ciliegina sulla torta, fuori dalla indagine sopra citata, che inizia dal 1980, tre aborigeni vittime di prete pedofilo hanno citato in giudizio Papa Francesco chiedendo risarcimento alla Chiesa Cattolica Romana per gli abusi subiti da Michael Glennon, sacerdote australiano condannato per abusi sessuali nel 1978.

Tutta quella storia dei bonifici dal Vaticano in Australia – raccontata da The Australian, rilanciato dal National Catholic Register e riportato ieri da questo Blog dell’Editore [La quantità di denaro trasferito dal 2014 ad oggi dal Vaticano in Australia è “sorprendentemente elevata”. Chi ha fatto i bonifici, a chi e perché, da dove sono partiti e dove sono finiti?] – è surreale. La quantità di soldi e il numero di transazioni effettuate hanno dell’incredibile, come incredibile ma possibile è il quadro accusatorio, che con riscontro conduce a probabili transazioni che hanno come oggetto lo scopo di ottenere il silenzio delle vittime di abuso, che accettando i bonifici in questione non fanno ricorso al tribunale ordinario.

Il silenzio assordante intorno alle inchieste australiane è un fatto, che di per sé indica, a parer nostro, che a pensar male si fa peccato ma nel caso di specie ci s’azzecca.

[*] Un’ipotesi in 10 punti

Visto che la matematica non è un’opinione, proviamo a fare due conti, incrociando i due insiemi di dati (alle superiori studiavo nel primo anno della riforma dell’insegnamento della matematica con il metodo degli insiemi e anche il primo anno dell’introduzione della maturità), lasciando andare per un momento il koala e prendendo la calcolatrice alla mano. Infatti, non serve un supercalcolatore. E non serve neanche tutta questa grande scienza, basta il Rasoio di Occam per arrivare ad un’ipotesi, incredibile ma plausibile.

1. Vatican News parla di 4.440 casi di abuso sin dal 1980.

2. The Australian riferisce di almeno 400.000 operazioni emerse di bonifici inviati.

3. Dividendo le (almeno) 400.000 operazioni di bonifici inviati con i 4.440 casi di abuso, otteniamo per ogni caso circa 90 operazioni.

4. The Australian riferisce di una somma complessiva di 1,4 miliardi di euro trasferiti.

5. Dividendo i 1,4 miliardi di euro trasferiti con le 400.000 operazioni, otteniamo una media di 3.500 di euro ad operazione. Si tratta di una cifra che è apparentemente bassa, proprio perché l’operazione in questione in questo modo sfugge al sistema automatico che cattura le operazioni sospette. Perciò viene monitorata anche la “ripetibilità” con la quale tale operazione da 3.500 di euro (che sempre è una media e quindi con ogni probabilità in realtà variabile da operazione a operazione) viene effettuata sullo stesso conto. Quindi, oltre alle cifre basse, le menti raffinatissime hanno spalmato tale cifre su un lungo periodo, uno studio di fattibilità calcolato per eludere il “radar” del sistema automatico “anti silenzio”.

6. Moltiplicando la media di 3.500 di euro ad ogni operazione con le 90 operazioni per ogni caso, otteniamo 315.000 di euro complessivo per ogni caso.

7. Secondo i nostri calcoli e la nostra ipotesi, per comprare il silenzio delle vittime la Chiesa Cattolica Romana ha pagato ogni vittima in media 315.000 euro, a fronte di quello che una vittima a seguito di regolare processo in Australia avrebbe potuto ottenere, ovvero 109.000 euro circa. Alla luce di quanto rivelato da The Australian, sinceramente non vediamo il nesso con ipotetici pagamenti per il processo di Pell e “l’ha stato Becciu” è senz’altro un’ipotesi non solo non credibile ma meno che plausibile. Questi pagamenti partono dal 2014 secondo noi sono stati fatti per altri motivi. È possibile che siano pagamenti alle vittime di abuso sessuale del clero australiano; pagamenti che comprano il silenzio delle vittime; pagamenti fatti direttamente alle vittime a insaputa della gerarchia cattolica romana australiana. Secondo noi non c’è nesso tra il caso Pell e i bonifici che sin dal 2014 vengono fatti dal Vaticano in Australia. Lo disse in modo molto chiaro il Cardinale Pell nell’intervista del 15 dicembre scorso a Maria Antonietta Calabrò per Huffingtonpost.it: “È una regola, secondo le nostre norme in Australia quando un prete è sotto processo, paga lui le spese del suo processo”. Sottolineiamo “nostre norme in Australia”…

8. Naturalmente – e lo ripetiamo a dovere di cronaca – questa è e resta un’ipotesi partendo dai dati emersi fino ad oggi, che potrebbe sembrare incredibile, ma che comunque è plausibile. Quindi, stiamo a vedere se qualche mente raffinatissima ci riesca a produrre un’altra ipotesi, però che non puzza di depistaggio, lontano mille miglia. Quindi, che sia plausibile anche se altrettanto incredibile.

9. Alternativamente accettiamo volentieri la visione delle copie delle più di 400.000 operazioni di bonifico dal Vaticano in Australia dal 2014 fino ad oggi con: mittente, destinatario, data, somma e causale.

10. Visto che il punto 9 non avverrà – non per un ipotetico segreto pontificio o segreto di stato australiano, ma per motivi di privacy – la nostra ipotesi, pur incredibile, rimane plausibile. Alle menti raffinatissime ricordiamo la regola aurea: dalla verità (la realtà) non si può pretendere di essere coerente e plausibile, per essere credibile. Invece, al contrario, la narrazione (la fiction) deve essere realistico e, soprattutto, deve passare la prova della coerenza e seguire la logica dello storicamente plausibile, per essere credibile.

Il meglio deve ancora avvenire…

«La goccia scava la pietra l’anello si consuma con l’uso»  (Ovidio, Epistulae ex Ponto, libro IV, 10, 5).

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