La quantità di denaro trasferito dal 2014 ad oggi dal Vaticano in Australia è “sorprendentemente elevata”. Chi ha fatto i bonifici, a chi e perché, da dove sono partiti e dove sono finiti?

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Le informazioni che continuano ad arrivare dall’Australia, circa i bonifici vaticani verso l’Australia sono inquietanti, a dir poco. Non solo nel 2017 e 2018, ma dal 2014 fino ad oggi. E non “solo” alcuni centinaia di migliaia di euro, ma addirittura superebbero il miliardo di Euro, in più di 400.000 transazioni. Questo si apprende dalla stampa australiana, il tutto nel silenzio assoluto della comunicazione istituzionale della Santa Sede.

“Le domande sui bonifici dal Vaticano in Australia durante il processo Pell sono cruciali”, abbiamo scritto il 4 dicembre scorso, nell’ambito del caso Becciu, diventato il caso L’Espresso (del Gruppo Gedi): “Comunque, alla redazione di CNA ci si dovrebbero impegnare di più. Soprattutto devono impegnarsi a trovare chi ha fatto i bonifici australiani (perché l’unica cosa che si sa è che i soldi sono partiti dallo Stato della Città del Vaticano e sono giunti in Australia. Tutti sono stati a chiedere la motivazione (e in molti hanno anche indicato il perché, ma senza fornire prove documentale) di questi trasferimenti di denari. Però, più importante delle ragioni di tali bonifici: nessuno ha detto ancora da quali fondi sono stati presi, chi li ha mandati e chi li ha ricevuti in Australia. Il meglio deve ancora avvenire. E mentre Coccia e Damilano restano muti come pesci, il Commonwealth dell’Australia – a parte di essere un continente e una monarchia parlamentare federale – resta pur sempre un’isola, come la Sardegna. Quindi, intorno hanno un mare, e in particolare l’Australia è circondato dagli Oceani Indiano e Pacifico, dove nuotano gli squali in attesa della preda da sbranare”.

Poi, ieri sul National Catholic Register (testata del Gruppo EWTN, a cui appartiene anche la CNA-Catholic News Agency), Edward Pentin è tornato sulla questione dei bonifici dal Vaticano in Australia, Pentin riferisce delle rivelazioni – a dir poco inquietanti – fatte da The Australian, il quotidiano più venduto in assoluto il Australia. L’entità dei bonifici non sarebbe “solo” 700 mila euro (o dollari, secondo chi scrive), come avrebbe detto Mons. Alberto Perlasca agli inquirenti giudiziari vaticani. Non si tratterebbe neanche di solo 2 milioni di dollari australiani, trasferiti nel 2017 e 2018, come ha fatto sapere il Cardinale George Pell in un’intervista a Huffingtonpost.it. Ma sarebbero addirittura 2,3 miliardi di dollari australiani (1,7 miliardi di dollari USA, 1,4 miliardi di euro) e a partire del 2014, in più di 400.000 bonifici.

Questo è quanto ha riferito Denis Shanahan sul sito online di The Australian, citando come fonte l’Audizione di una Commissione del Senato australiano: “The Vatican and its associated entities have transferred $2.3bn to Australia since 2014 without the knowledge of senior Australian Catholic Church leaders” (Il Vaticano e le sue entità associate hanno trasferito 2,3 miliardi di dollari in Australia dal 2014 all’insaputa degli alti dirigenti della Chiesa cattolica australiana).

Il Corriere della Sera aveva riferito per la prima volta il 2 ottobre scorso, che il caso dei bonifici dal Vaticano in Australia farebbe parte di un faldone di prove raccolte dagli investigatori giudiziari e promotori di giustizia vaticani contro il Cardinale Becciu, che fu costretto a rinunciare ai diritti connessi al cardinalato e a dimettersi da Papa Francesco il 24 settembre scorso. Secondo Il Messaggero, le accuse di trasferimento dei fondi in Australia sarebbero state mosse da Mons. Albert Perlasca, ex Capo dell’Ufficio Amministrativo della Prima Sezione per gli Affari Generali (che gestisce i fondi della cassaforte) della Segreteria di Stato. Il Cardinale Becciu – che era Sostituto per gli Affari Generale della Prima Sezione della Segreteria di Stato (diretto superiore di Perlasca) – ha ripetutamente negato qualsiasi illecito o tentativo di influenzare il processo del Cardinale Pell in Australi. Lo stesso Pell, finché era in Australia, non ha affrontato pubblicamente le accuse, sebbene l’ex capo del suo team di difesa legale in Australia, Robert Richter QC, abbia chiesto un’indagine pubblica sulle accuse. Il 6 ottobre Papa Francesco ha incontrato l’Arcivescovo Adolfo Tito Yllana, Nunzio Apostolico in Australia, per discutere del caso.

Fine ottobre scorsi si è svolta in Commissione al Senato australiano un’Audizione da cui è emerso che i bonifici dal Vaticano all’Australia nel periodo del processo del Cardinale George Pell sono stati trasmessi dall’Agenzia di intelligence finanziaria australiana alla Polizia federale e di Victoria. I dettagli non furono resi noti. Quindi, era rimasto sconosciuto l’origine, il perché e a chi questi fondi erano stati destinati (e questa è ancora la situazione in data di oggi).

Poi, il 15 dicembre scorso il Cardinale George Pell, in un’intervista rilasciata a Maria Antonietta Calabrò per Huffingtonpost.it, alla domanda: “Lei ha affermato che spera che non ci siano soldi del Vaticano, dietro le accuse contro di lei…”, Pell ha risposto: “Si, ma certamente scopriremo qualcosa. La mia stessa famiglia mi ha detto che se hanno cercato di incastrarmi la mafia, la massoneria, eccetera, è grave ma si comprende per l’opera di pulizia che stavo facendo, quello che sarebbe davvero gravissimo, è se nel complotto c’è qualcuno del Vaticano. Vede, molti soldi sono stati trasferiti dal Vaticano in Australia in due occasioni nel 2017 e nel 2018, in coincidenza con alcuni passaggi del mio processo: questi soldi sono già stati trovati. Il loro punto di arrivo in Australia è già stato trovato. E adesso sono in corso indagini della Polizia federale australiana per rintracciare dove sono finiti. Sono molti soldi: 2 milioni di dollari australiani, non solo i 700 mila dollari di cui ha riferito un quotidiano italiano, in base alle dichiarazioni rese agli inquirenti da monsignor Perlasca. Le indagini dovranno accertare se sono stati usati per scopi illegali. Certo, è un po’ anomalo. Normalmente i soldi partono dall’Australia e arrivano in Vaticano e non viceversa”.

Abbiamo già sottolineato più volte in passato, che le domande sui bonifici dal Vaticano in Australia durante il processo Pell sono cruciali. L’unica cosa che si sa finora è che i soldi sono partiti dallo Stato della Città del Vaticano e sono giunti in Australia. Tutti sono stati a chiedere la motivazione (e in molti hanno anche indicato il perché, ma senza fornire prove documentali) di questi trasferimenti di denari. Però, più importante delle ragioni di tali bonifici: nessuno ha detto ancora da quali fondi sono stati presi, chi li ha mandati e chi li ha ricevuti in Australia. Non è difficile capire che il Cardinale George Pell sa molto di più di quello che dice. Il meglio deve ancora avvenire. Lui parlava di bonifici fatti nel 2017 e nel 2018: nessuno aveva definito questi parametri temporali finora. Adesso The Australian parla di almeno 400.000 bonifici dal 2014. Chi ha spedito i bonifici era sicuro a chi li mandava. Quindi, è logico presumere che chi riceveva era “complice” (nel caso fossero dei transazioni illeciti o illegali) di chi inviava. I bonifici vengono tracciati e la giustizia australiana non è quella vaticana. Gli australiani tireranno fuori dal loro marsupio chi ha inviato e chi ha ricevuto i bonifici. Questo è sicuro. È solo questione di tempo… tic tac tic tac… ed era il 4 dicembre 2020, quando l’abbiamo scritto.

Quindi, ritorniamo a quanto riferito da The Australian, come riportato da Edward Pentin sul National Catholic Register di ieri. l Vaticano e le sue entità finanziarie associate hanno trasferito un totale di 2,3 miliardi di dollari australiani (1,7 miliardi di dollari USA, 1,4 miliardi di euro) in Australia dal 2014, apparentemente all’insaputa dei dirigenti della Chiesa in Australia, ha riferito il primo quotidiano australiano ieri. I trasferimenti sono aumentati da 54,1 milioni di dollari nel 2014 a 103,6 milioni di dollari nel 2015 prima di raddoppiare di nuovo a 223 milioni di dollari nel 2016 e raggiungere un picco di 439,3 milioni di dollari nel 2017, ha rivelato The Australian. L’articolo si ispira ai documenti ufficiali dell’Austrac, l’autorità di regolamentazione della criminalità finanziaria australiana, che erano stati condivisi con il Senato australiano. The Australian ha aggiunto che più di 319 milioni di dollari sono stati trasferiti nel 2018, 371,7 milioni di dollari nel 2019 e 222,7 milioni di dollari quest’anno finanziario fino ad oggi. I trasferimenti sono stati effettuati in più di 400.000 transazioni. Nonostante l’enormità dell’importo totale dei trasferimenti, diversi dirigenti di alto rango della Chiesa Cattolica Romana in Australia, parlando in condizione di anonimato, hanno detto a The Australian di essere rimasti sorpresi dalla notizia e di non essere a conoscenza dei trasferimenti di fondi. Le cifre mostrano anche che alcuni fondi, circa il 5% del totale, avrebbero potuto far parte di un fondo annuale di beneficenza. Ma Austrac non ha rivelato alcun destinatario dei fondi in Australia, e alcune fonti della Chiesa Cattolica Romana in Australia hanno affermato che i trasferimenti potrebbero essere stati investimenti del Vaticano nel mercato obbligazionario e azionario australiano, ha riferito The Australian. La scorsa settimana la polizia federale australiana ha confermato a The Australian che stava continuando a indagare sulle informazioni che aveva ricevuto dall’Austrac sui trasferimenti in Australia dal Vaticano. I tempi dei trasferimenti di fondi e il loro aumento degli importi coincidono con l’arrivo del Cardinale australiano George Pell come Prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede nel 2014 e il suo successivo ritorno in Australia nel 2017 per affrontare un processo per accuse di abusi sessuali. Pell è stato processato nel 2018, condannato e incarcerato nel 2019 e poi ha trascorso 404 giorni in prigione, prima che tutte le accuse contro di lui fossero annullate dall’Alta Corte australiana nell’aprile 2020. In autunno sono state avanzate accuse secondo cui centinaia di migliaia di euro sarebbero stati inviati dalla Segreteria di Stato in Australia durante il processo del Cardinale Pell. Fonti hanno riferito al National Catholic Register, che la documentazione a sostegno delle accuse di sospetti trasferimenti bancari dal Vaticano in Australia fa ora parte dell’indagine del tribunale dello Stato della Città del Vaticano che sta indagando sulla questione, così come altre accuse di corruzione.

The Australian ha chiesto alla Sala Stampa della Santa Sede e alla Nunziatura Apostolica a Canberra un commento sui risultati dell’Austrac, ma nessuno dei due ha risposto. Il National Catholic Register ha chiesto ieri anche al Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ma non ha ancora ricevuto risposta.

I dettagli dei trasferimenti sono venuti alla luce dopo che un Senatore australiano, la Signora Concetta Fierravanti-Wells, a ottobre aveva posto delle domande al governo australiano circa le accuse di tali trasferimenti di fondi. Fierravanti-Wells aveva richiesto “tutti i dettagli delle transazioni” ricevuti da un “ente o individuo vaticano”, dettagli su come quei fondi sono stati erogati e chi li ha ricevuti, nonché “la data della transazione, l’importo sborsato e qualsiasi annotazione allegato a tale trasferimento”.

Rispondendo alla divulgazione di ieri, il Senatore ha detto al The Australian, che si trattava di “una quantità di denaro sorprendentemente elevata” e alla luce degli scandali finanziari in corso in Vaticano, era importante “sapere dove sono finiti i soldi”. “Vale anche la pena notare che i trasferimenti hanno subito un’accelerazione durante il periodo in cui il Cardinale Pell stava affrontando le indagini in Australia e hanno raggiunto il picco quando è stato messo da parte dal controllo finanziario del Vaticano mentre stava affrontando accuse e processi in Australia”, ha detto.

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