Mons. Muser: riscoprire il messaggio di Natale

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“E se in questo Natale particolare provassimo a diffondere il contagio del bene e della speranza? Con gesti di gentilezza che aiutano a vivere e con parole che ci infondano coraggio?”: inizia così la lettera di Natale che il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, indirizza alla comunità.

A queste domande il vescovo propone il gesto della gentilezza: “Abbiamo bisogno di dare e ricevere gesti di gentilezza, che aiutano a vivere, abbiamo bisogno di parole che ci infondano speranza e coraggio. Cerchiamo di mantenere le relazioni anche se siamo a distanza, portando serenità e ottimismo. Senza trasmettere ansie ingiustificate ma anche senza illudere nessuno che non esista alcun pericolo”.

Mons. Muser rivolge la lettera soprattutto alle persone che sono in difficoltà: “Il virus ha fatto molte vittime, ha lasciato ammalati, familiari in lutto, lavoratori senza lavoro, persone cadute in depressione. Ci sono anziani che si ritrovano più fragili e più soli, genitori con figli in età scolare che hanno visto moltiplicarsi i problemi. Famiglie già in difficoltà sono entrate definitivamente in crisi. Ci sono disorientamento e paura, ci sono donne e bambini ancor più esposti a forme di violenza”.

Tali persone possono far riscoprire il significato di Natale: “Tutte queste persone devono farci riscoprire il Natale nel suo significato originale. In fondo il messaggio del Natale ci dice che il volto di Gesù Bambino è il volto di una persona, di chi è attorno a noi e che forse non abbiamo mai guardato.

In questo Natale cerchiamo di scoprire il volto di Gesù nel viso di donne e uomini sofferenti, di far sentire loro la nostra vicinanza. Pensare a chi ha meno di noi, non solo sul piano materiale, è un aspetto fondamentale di umanità e giustizia: mi auguro quindi che questo sia un Natale di altruismo, di attenzione e di generosità attraverso atti concreti. Il nostro vaccino si chiama solidarietà”.

Quindi invita a vivere il periodo natalizio come tempo di cambiamento: “Il Covid segna una cesura: c’era un prima e ci sarà un dopo, come accade per i grandi eventi della storia. Questo Natale con il Covid ci spinge a interrogarci sui meccanismi del sistema economico e delle relazioni sociali.

Non si tratta di salvare il Natale come festa dei consumi. Non facciamo come in passato e riconosciamo invece che in questi dieci mesi il mondo è profondamente cambiato. Anche per questo motivo proviamo a festeggiare un Natale 2020 più semplice e sobrio, e quindi più vero e più bello. 

Questo Natale inedito ci può aiutare a rileggere le nostre convinzioni e abitudini e anche a riconoscere tante cose a cui possiamo rinunciare. Da questo cambiamento potrà nascere il bene per la società, e sarà un po‘ come la nascita del Bambino a Natale, come l’inizio di una nuova storia”.

Quindi il tempo natalizio pone alcuni interrogativi per nuovi legami di comunità: “Nella nuova realtà disegnata dal coronavirus, a chi ha responsabilità a livello decisionale è richiesto di affrontare il presente: significa essere pronti a nuove prospettive, a cogliere i segnali che arrivano ogni giorno dalla società, a dare risposte.

Di questo atteggiamento abbiamo tutti bisogno. Così questo Natale particolare può aiutare anche a riallacciare legami nella comunità, a ritrovare ciò che ci unisce e che la crisi ha danneggiato: tra le persone, tra le fasce sociali, anche al di sopra delle diverse posizioni politiche.

Dobbiamo sforzarci di capire cosa ci dicono le persone, specialmente coloro che portano in sé un carico di ansia e sfiducia. E domandarci: cosa posso fare io per far ritrovare coraggio, speranza e pace al mio prossimo? Chi non devo assolutamente dimenticare in questo Natale 2020? Chi devo ringraziare in modo particolare? Chi ha bisogno di me?”

La lettera si conclude con un pensiero ai giovani: “I giovani risentono molto dell’incertezza, della mancanza della scuola in presenza e della socializzazione. Ma la ‘generazione Covid’ merita tutta la nostra attenzione: in questa esperienza ha rafforzato il suo rispetto verso gli altri e il senso di responsabilità personale. L’impegno di molti giovani è stato ed è ammirevole: nei mesi passati ho avuto notizia di segni confortanti e incoraggianti di vicinanza, aiuto e partecipazione!..

Ai giovani rivolgo un invito: non cercate un’alternativa al Natale, ma cercate di vivere un Natale alternativo! Di cuore vi auguro il coraggio e la forza di curare le relazioni, di impegnare per voi e per gli altri il dono di una vita giovane e preziosa, di vincere con fede e speranza le sfide del presente, di farvi ascoltare. Così aiuterete la comunità, noi tutti, a non perdere di vista l’essenziale, anche a Natale”.

Inoltre la Consulta delle aggregazioni laicali e il Katholisches Forum propongono, a Natale, di rinnovare l’impegno per una società più equa, sostenibile e giusta: “Crediamo di essere chiamati a festeggiare un nuovo Natale, anzi il perenne Natale di Cristo con occhi e cuore nuovo: non nell’egoismo e nel consumismo, ma nella sobrietà di vita, nella fraternità gioiosa, seguendo la luce che viene da Betlemme.

Questa è la luce vera, che illumina ogni uomo: perciò chiediamo che istituzioni ecclesiali e civili non diano troppa enfasi ai festeggiamenti esteriori per il Natale e per il nuovo anno, ma utilizzino quei fondi per aiutare le persone in difficoltà che vivono tra noi.

Chiediamo a tutti di accogliere il messaggio di Gesù che nasce in una stalla, si fida di noi e ci porta una parola di amore e fiducia. Chiediamo a tutti di accogliere la parola dell’angelo: io vi annuncio una grande gioia!”

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