Papa Francesco: la preghiera è vitale

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“Ieri è stato pubblicato il Rapporto sul doloroso caso dell’ex cardinale Theodore McCarrick. Rinnovo la mia vicinanza alle vittime di ogni abuso e l’impegno della Chiesa per sradicare questo male”: così papa Francesco, al termine dell’udienza generale trasmessa in streaming, ha ricordato brevemente questa pubblicazione.

Inoltre ha salutato i fedeli polacchi, che oggi festeggiano la festa dell’indipendenza nazionale con le parole di san Giovanni Paolo II nella lettera ai giovani: “Essere veramente liberi non significa affatto fare tutto ciò che mi piace, o ciò che ho voglia di fare… Essere veramente liberi significa usare la propria libertà per ciò che è un vero bene… Essere veramente liberi significa essere un uomo di retta coscienza, essere responsabile, essere un uomo per gli altri”.

Infine agli italiani la festività di san Martino di Tours: “Oggi la Liturgia celebra la memoria di San Martino, Vescovo di Tours. Questo grande Pastore della Chiesa antica, si distinse per l’evangelica carità verso i poveri e gli emarginati. Il suo esempio insegni a ciascuno ad essere sempre più coraggioso nella fede e generoso nella carità”.

Nella catechesi dal Palazzo apostolico papa Francesco ha sottolineato il valore della perseveranza nella preghiera: “Gesù ha dato esempio di una preghiera continua, praticata con perseveranza. Il dialogo costante con il Padre, nel silenzio e nel raccoglimento, è il fulcro di tutta la sua missione.

I Vangeli ci riportano anche le sue esortazioni ai discepoli, perché preghino con insistenza, senza stancarsi. Il Catechismo ricorda le tre parabole contenute nel Vangelo di Luca che sottolineano questa caratteristica dell’orazione di Gesù”.

Riprendendo tre parabole del vangelo di Luca il papa ha ribadito che la preghiera deve essere tenace: “La preghiera deve essere anzitutto tenace: come il personaggio della parabola che, dovendo accogliere un ospite arrivato all’improvviso, in piena notte va a bussare da un amico e gli chiede del pane. L’amico risponde ‘no!, perché è già a letto, ma lui insiste e insiste finché non lo costringe ad alzarsi e a dargli il pane.

 Una richiesta tenace. Ma Dio è più paziente di noi, e chi bussa con fede e perseveranza alla porta del suo cuore non rimane deluso. Dio sempre risponde. Sempre. Il nostro Padre sa bene di cosa abbiamo bisogno; l’insistenza non serve a informarlo o a convincerlo, ma serve ad alimentare in noi il desiderio e l’attesa”.

La seconda parabola presa in esame dal papa mostra che la preghiera conduce alla giustizia: “La seconda parabola è quella della vedova che si rivolge al giudice perché l’aiuti a ottenere giustizia. Questo giudice è corrotto, è un uomo senza scrupoli, ma alla fine, esasperato dall’insistenza della vedova, si decide ad accontentarla…

Questa parabola ci fa capire che la fede non è lo slancio di un momento, ma una disposizione coraggiosa a invocare Dio, anche a ‘discutere’ con Lui, senza rassegnarsi davanti al male e all’ingiustizia”.

Infine la terza parabola evidenzia l’umiltà della preghiera: “La terza parabola presenta un fariseo e un pubblicano che vanno al Tempio a pregare. Il primo si rivolge a Dio vantandosi dei suoi meriti; l’altro si sente indegno anche solo di entrare nel santuario.

Dio però non ascolta la preghiera del primo, cioè dei superbi, mentre esaudisce quella degli umili. Non c’è vera preghiera senza spirito di umiltà. E’ proprio l’umiltà che ci porta a chiedere nella preghiera”.

Dalle tre parabole emerge un chiaro insegnamento, perché la fede non è illusione: “…si deve pregare sempre, anche quando tutto sembra vano, quando Dio ci appare sordo e muto e ci pare di perdere tempo. Anche se il cielo si offusca, il cristiano non smette di pregare. La sua orazione va di pari passo con la fede. E la fede, in tanti giorni della nostra vita, può sembrare un’illusione, una fatica sterile.

Ci sono dei momenti bui, nella nostra vita e in quei momenti la fede sembra un’illusione. Ma praticare la preghiera significa anche accettare questa fatica… Ma dobbiamo andare avanti, con questa fatica dei momenti brutti, dei momenti che non sentiamo nulla. Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio (quando noi bussiamo e Dio non risponde) e questi santi sono stati perseveranti”.

Però colui che prega non è mai solo: “In queste notti della fede, chi prega non è mai solo. Gesù infatti non è solo testimone e maestro di preghiera, è di più. Egli ci accoglie nella sua preghiera, perché noi possiamo pregare in Lui e attraverso di Lui. E questo è opera dello Spirito Santo. E’ per questa ragione che il Vangelo ci invita a pregare il Padre nel nome di Gesù”.

Ha concluso la catechesi ricordando ai fedeli di affidarsi allo Spirito Santo: “Senza Gesù, le nostre preghiere rischierebbero di ridursi a degli sforzi umani, destinati il più delle volte al fallimento. Ma Lui ha preso su di sé ogni grido, ogni gemito, ogni giubilo, ogni supplica… ogni preghiera umana.

E non dimentichiamo lo Spirito Santo che prega in noi; è Colui che ci porta a pregare, ci porta da Gesù. E’ il dono che il Padre e il Figlio ci hanno dato per procedere all’incontro di Dio. E lo Spirito Santo, quando noi preghiamo, è lo Spirito Santo che prega nei nostri cuori.

Cristo è tutto per noi, anche nella nostra vita di preghiera… Ed è per questo che il cristiano che prega non teme nulla, si affida allo Spirito Santo, che è stato dato a noi come dono e che prega in noi, suscitando la preghiera. Che sia lo stesso Spirito Santo, Maestro di orazione, a insegnarci la strada della preghiera”.

(Foto: Santa Sede)

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