Cei: le diocesi sono il volto della Chiesa

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Anche i vescovi italiani hanno rinviato a data da destinarsi l’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana prevista dal 16 al 19 novembre. Gli incarichi da rinnovare resteranno attivi fino a nuove elezioni. Le comunicazioni amministrative, in particolare quelle riguardanti il ‘sovvenire’, saranno invece approvate e inviate telematicamente.

I vescovi hanno parlato, spiega il comunicato finale, della “delicata situazione sanitaria del Paese, le tante domande che molti uomini e molte donne si stanno ponendo, gli effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria, la nascita di nuove forme di povertà, ma anche la vicinanza ai sofferenti, ai medici e agli operatori sanitari, la prossimità delle diocesi alle varie difficoltà, un’interpretazione evangelica di questo periodo, un’attenzione alla famiglia riscoperta nella sua dimensione di Chiesa domestica”.

In questo senso In un’ottica di fede, hanno concordato i vescovi, quanto è sperimentato quotidianamente non può non stimolare a trovare ‘soluzioni nuove’, secondo quella ‘creatività dell’amore’ di cui ha parlato spesso papa Francesco: “E’ tempo di vivere con concretezza la fede in Dio e l’amore verso il prossimo, promuovendo modalità di condivisione e di cura pastorale, che pongano al centro le persone con i loro bisogni.

L’annuncio forte e credibile della ‘buona notizia’ del Cristo Risorto è più che mai urgente e necessario. L’invito è a intensificare l’intimità con il Signore nelle forme che la vita consente e suggerisce: nella meditazione della Parola di Dio, nella preghiera personale e in famiglia, nell’offerta del proprio lavoro essenziale per il mantenimento dell’intera società, nella disponibilità ai servizi di volontariato per alleviare i pesi soprattutto dei più deboli”.

Ed a margine del Consiglio permanente, interpellato dall’Agenzia Sir, mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia e presidente del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, sulle parole pronunciate in un’omelia dal vicario di Macerata, don Andrea Leonesi, ha ribadito che ‘non è corretto mettere a confronto l’aborto e la pedofilia…

Certamente l’aborto è un atto contro la vita umana nascente, che ha pari dignità e lo stesso valore di qualunque vita. Anche la pedofilia lascia in chi ne è vittima una ‘morte dentro’ per sempre, perché colpisce la psiche e l’anima, con l’umiliazione, la vergogna, la paura dell’altro, la tentazione dell’autolesionismo, la depressione…

La pedofilia è un delitto e un peccato gravissimo che colpisce i piccoli, i vulnerabili, gli indifesi, e per il quale Gesù ha pronunciato una sentenza durissima”.

Qualche giorno fa il vescovo di Macerata-Tolentino-Treia-Recanati-Cingoli, mons. Nazzareno Marconi, in una nota aveva sottolineato che l’intenzione di don Leonesi era quella di ‘denunciare’ una mentalità imperante:

“Con il linguaggio provocatorio del pensiero e della riflessione, tipico di una omelia, don Andrea ha messo in guardia da una mentalità oggi imperante che ci fa guardare giustamente al dramma della pedofilia come a una battaglia che tutti ci deve vedere coinvolti, ma non ci mobilita allo stesso modo per garantire a ogni donna il diritto a non abortire”.

Infine ha ribadito che un’omelia non è un comizio: “Consiglierei a certi critici la correttezza scientifica di criticare un atto linguistico com’è un’omelia, ben diversa da un comizio, conoscendo bene il genere letterario e i testi biblici ed ecclesiali a cui si fa riferimento. Chi era in chiesa, culturalmente ben preparato come lo sono i giovani della FUCI, ha ben capito le parole di don Andrea e non ha presentato nessuna critica”.  

(Foto: Diocesi di Macerata)

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