Mons. Pennisi (Monreale): “Enciclica del Papa per dialogare con tutti. Legge su omotransfobia è liberticida, promuove nelle scuole un preciso stile di vita sessule. L’aborto fai da te attenta alla salute della donna”

Mons. Michele Pennisi
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La nuova enciclica del Papa sarà “un documento rivolto non solo ai cattolici ma anche agli esponenti di tutte le religioni, ai non credenti e alle persone di buona volontà invitando al dialogo”. Lo afferma mons. Michele Pessini, Arcivescovo di Monreale, in esclusiva per noi parlando del nuovo testo di Papa Francesco. ma non solo. Abbiamo chiesto cosa ne pensa dell’aborto farmacologico, giudicato “un attentato alla salute della donna”, e del disegno di legge contro l’omotransfobia, per lui rischioso perché i promotori “intendono propagandare nelle scuole con finanziamenti statali un determinato stile di vita sessuale”.

Eccellenza, il 3 ottobre ad Assisi il Papa firmerà la sua terza enciclica, Fratelli tutti. Dalle anticipazioni ci si aspetta un testo che parla ai cattolici ma non solo, in nome anche di un dialogo interreligioso contro i fondamentalismi. Cosa ne pensa?

Papa Francesco nella sua prossima enciclica affronta il tema della fraternità universale, che trova il suo fondamento in alcuni documenti  del Concilio Vaticano II.  Nella Gaudium et spes  si afferma: “La Chiesa si rallegra dello spirito di vera fratellanza che fiorisce tra cristiani e non cristiani” (Gs 84), e si auspica che “tutti gli uomini del nostro tempo – sia quelli che credono in Dio, sia quelli che esplicitamente non lo riconoscono – aspirino a una fratellanza universale poggiata su fondamenti più profondi “(GS 91).

E nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, il Concilio si era espresso con parole simili: «Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio» (NA 5).

La fraternità proclamata dalla Rivoluzione Francese rispetto alla libertà e all’uguaglianza è stata  una  sorella povera sottovalutata perché fondata sulla pallida dea ragione.

Il Cristianesimo con l’affermazione originale di un Dio “papà” aiuta tutti gli uomini a riconoscersi figli di uno stesso Padre. Anche se i mussulmani non chiamano Dio  con il nome di “Padre”, perché il termine appare loro troppo umano,  hanno aderito al “Documento sulla Fratellanza Umana” sottoscritto ad Abu Dhabi, 4 febbraio 2019, fondata sul Dio creatore che ha chiamato gli uomini “ a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace”.

In questo documento si condanna l’estremismo  e l’intolleranza  a sfondo religioso e si dichiara che “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue.

Su questa base ritengo che papa Francesco elaborerà un documento rivolto non solo ai cattolici ma  anche agli esponenti di tutte le religioni , ai non credenti e alle persone di buona volontà invitando al dialogo come via maestra verso una cultura di pace, fondata sulla fratellanza universale  e sulla fratellanza cosmica, presente nel Cantico delle Creature di San Francesco.

In Parlamento si è aperto il dibattito sul disegno di legge Zan – Scalfarotto, contro l’omotransfobia. Non le sembra che sia la Costituzione che la Chiesa già contemplino il rispetto degli individui in quanto tali? Mi chiedo se il rischio della libertà di opinione possa subire derive liberticide.

I rischi sollevati sono stati messi in evidenza dalla Presidenza della CEI e da vari esponenti religiosi e laici.  Dietro la bandiera della lotta alla discriminazione  i promotori del disegno di legge sulla omotransfobia intendono propagandare nelle scuole con finanziamenti statali un determinato stile di vita sessuale con il rischio di mettere in pericolo la libertà dei cittadini di esprimere opinioni diverse. 

Illustri giuristi hanno dichiarato che il  reato, che il DDL vorrebbe introdurre nel quadro normativo italiano, è già previsto dalla legislazione vigente perché rientra nei comportamenti criminosi volti a istigare  violenza e  discriminazioni lesive alla dignità umana.

Giuridicamente non si comprende comunque il trattamento privilegiato che si vorrebbe riservare a una sola categoria di vittime della discriminazione.

Sarebbe interessante ricercare i motivi che hanno indotto gli organizzatori più o meno occulti di alcune campagne pubblicitarie che, attraverso una massiccia opera di ingegneria sociale, hanno tentato di fare accettare all’opinione pubblica  e  a diversi parlamentari delle idee sulla famiglia, che sono non condivise dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana.

Sono state annunciate dal Ministero della salute le linee guida sull’aborto farmacologico. C’è chi si vanta della caduta di questo tabù, grazia al quale sarà possibile interrompere la gravidanza sino alla nona settimana e senza ricovero. Come tutelare  la sacralità della vita, specie se in rapporto all’emorragia demografica della nostra società, anche per via delle scarse nascite? 

L’aborto domiciliare ” fai da te”, oltre a comportare la soppressione di un essere umano nella fase prenatale della propria vita, costituisce anche un attentato alla salute della donna, che viene lasciata abbandonata a vivere tra le mura domestiche questa ferita lacerante che porterà con sé strascichi psicologici.

Per questo le Linee guida prevedrebbero che l’uso della pillola abortiva sarebbe   sconsigliato alle donne “molto ansiose”, con “una bassa soglia del dolore” e che vivono “in condizioni igieniche precarie”.

La diffusione della procedura farmacologica implica la diffusione di un metodo per cui le donne possono abortire a casa, come se l’aborto fosse un atto che riguarda solo la vita privata di chi sceglie di farlo, e non invece un problema sociale, che interroga e chiama in causa tutti. 

Come comunità cristiana siamo chiamati ad interrogarci per porre in atto un piano pastorale che metta al centro la promozione della vita nascente con il coinvolgimento capillare di tutte le risorse positive presenti. 

Papa Francesco  ha preso più volte una chiara posizione in favore della promozione della vita umana e ha condannato l’aborto con espressioni molto chiare e forti, ma ha anche ha invitato i sacerdoti ad esercitare la misericordia verso le donne coinvolte in questo dramma e aiutarle a riconciliarsi con il figlio non nato.

Nella mia esperienza di confessore ho constatato che nelle donne che sono state coinvolte in un aborto c’è un senso di colpa che rimane anche se c’è stata l’assoluzione dal peccato. 

Sono testimone anche del fatto che diverse donne sono state aiutate, grazie all’opera di assistenti sociali o di volontari, a portare a termine la gravidanza e ad essere accompagnate nei primi anni di vita dei loro figli.

Piuttosto che fornire strumenti che privatizzano sempre di più l’aborto rendendolo un fatto irrilevante, c’è l’urgenza del sostegno alla maternità con un approccio costruttivo e non ideologico, per dare risposte a bisogni concreti.

Quando le donne e le famiglie sono aiutate con opportuni sostegni, allora molte decidono di continuare la gravidanza e dare alla luce un figlio.

I Consultori familiari che puntano sulla prevenzione, i Centri di aiuto alla vita, i servizi Sos-Vita e il Progetto Gemma, svolgono un servizio prezioso per la tutela della vita nascente e della maternità durante la gravidanza.

La presenza efficiente di queste realtà indica una alternativa alla banalizzazione dell’aborto e all’inverno demografico che minaccia il futuro della società italiana

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