Da Milano mons. Delpini invita a vivere la Pasqua con la gioia

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L’Arcivescovo  di Milano, mons. Mario Delpini ha presieduto, in Duomo a porte chiuse, la celebrazione ‘del giorno’ nella Domenica delle Palme, a cui hanno assistito anche il presidente della Regione, Attilio Fontana, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il Prefetto, Renato Saccone; alla conclusione della celebrazione eucaristica si è recato all’altare della Madonna dell’Albero per una supplica alla Madre di Dio.

In questa domenica che introduce alla Settimana Santa mons. Delpini ha rivolto un saluto alle comunità religiose della diocesi di Milano: “Sembra quasi che tutta la gente riempia il Duomo, attraverso i media, l’affetto, la fede e la rappresentanza delle Istituzioni.

E’ come se tutti ci riunissimo per chiedere al Signore di aiutarci a vivere questi giorni. Anche attraverso il ringraziamento alle Autorità civili, che hanno accolto l’invito a essere presenti, esprimo la disponibilità che la Chiesa cattolica sta offrendo, in tutti i modi, per alimentare la speranza e praticare la solidarietà.

So che anche tante altre Chiese cristiane, presenti sul territorio, celebrano la Pasqua, seppure con calendari diversificati, nell’invocare l’unico Signore, offrendo solidarietà alla popolazione. E così anche la Comunità ebraica e altre Comunità, alimentano la spiritualità, gesto necessario quanto quello concreto della cura per i malati, della pietà per i morti, della solidarietà per tutti i bisognosi. Siamo alleati in questo momento di emergenza e in questo desiderio di speranza”.

In questa domenica a Milano si legge il passo evangelico, che racconta l’enorme effusione del profumo di nardo e l’arcivescovo articola la riflessione prendendo spunto dai Padri del deserto: l’abate ed eremita egiziano, Antonio, fondatore del monachesimo cristiano, morto nel deserto della Tebaide, il 17 gennaio 356 e, poi, Macario e Agatone, il giovane e deluso Gregorio che “ha provato il piacere dell’amore, il fremito della passione, l’ebbrezza del potere e l’orgoglio di avere servitori ; l’abbondanza del denaro che può comprare tutto, accorgendosi che la gioia di vivere non si compra da nessuna parte”.

Così anche per l’anziano e santo padre Macario, le cui mani sono malferme, ‘che non ha più forza per lavorare la terra, che non può più curare le ferite e le piaghe dei fratelli’, i cui occhi affaticati non potendo più leggere ‘le parole sante’. Anche in questo caso, chiara la risposta del p. Antonio al confratello: “Ecco che cosa puoi fare: irradiare la gioia e donare la pace. La gioia è come il profumo di puro nardo: rende amabile l’umanità e desiderabile abitare la terra”.

Da questo racconto l’arcivescovo ha invitato a trarre una lezione di vita riguardo alla pazienza dell’attesa e dell’obbedienza: “Non si sa più niente del monaco Agatone. Quello che si sa è che ancora adesso, dopo molti e molti anni, i monaci si dissetano all’acqua del pozzo, ogni anno raccolgono grano nel campo seminato e continuano a meditare le parole dei santi monaci”.

Ed ha invitando i fedeli a celebrare la Pasqua come ha fatto Maria a Gesù nella città di Betania, che ha versato a profusione il prezioso profumo di nardo: “Forse anche così si prepara la Pasqua, questa Pasqua: versando profumo di nardo che riempie tutta la casa.

L’attenzione che tiene fisso lo sguardo su Gesù, come quella di Maria di Betania, versa il puro nardo di grande valore. Anche la semplicità di chi non può fare niente e si limita a irradiare la gioia, versa il puro nardo di grande valore. Anche il tempo dedicato a preparare il futuro nella frenesia del pronto soccorso nulla sottrae ai poveri e invece versa il puro nardo di grande valore”.

A conclusione della messa, mons. Delpini ha rivolto una parola di speranza con l’invito a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso i mass media: “Invito tutti i cristiani cattolici a seguire la Settimana santa, in particolare il Triduo pasquale, attraverso le trasmissioni che consentono di assistere, sia alle celebrazioni del papa a Roma, sia a quelle qui in cattedrale. Seguire per televisione non è come partecipare, ma occorre che in casa, vi sia, almeno, un clima di raccoglimento che predisponga a prendere parte con lo Spirito e l’attenzione.

Raccomando anche alcuni momenti di preghiera familiare nella Chiesa domestica, quindi vi invito a creare queste occasioni. Certo, questa Pasqua ci mancherà molto, ma cerchiamo almeno di far sì che quello che possiamo fare sia fatto bene e ci aiuti a vivere il Mistero. Invoco la benedizione del Signore per tutti: che entri nelle case, in tutte le condizioni e porti sollievo, fiducia, incoraggiamento, senso della presenza di Dio a chi è solo, chi è in famiglia, chi è malato, chi è stremato dal lavoro”.

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