Mons. Sigismondi: Azione Cattolica palestra di sinodalità

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La Presidenza nazionale dell’Azione cattolica hanno accolto con gioia la conferma di mons. Gualtiero Sigismondi ad Assistente ecclesiastico generale dell’Ac italiana per il triennio 2020-2023, che poche settimane fa è stato nominato vescovo della diocesi di Orvieto-Todi, amministratore diocesano di Foligno, presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata e presidente della Commissione mista vescovi – religiosi – istituti secolari.

Nel ringraziamento a papa Francesco l’Azione Cattolica ha ringraziato il papa per questa conferma: “Una conferma che rinnova il legame speciale tra l’Azione cattolica e la Chiesa, e rappresenta un riconoscimento della natura eminentemente ecclesiale dell’associazione, che è per l’Ac motivo ulteriore di impegno e corresponsabilità.

La guida spirituale di mons. Sigismondi, fatta di sapienza pastorale, tensione evangelica, umana semplicità, è un dono per tutta l’Azione cattolica, particolarmente prezioso in un momento così difficile e gravido di ansie, ma allo stesso tempo carico di speranza e sete di futuro, per il nostro Paese e non solo”.

Anche mons. Sigismondi ha ringraziato il papa per questa conferma: “Nell’arco di pochi giorni il Santo Padre, confermandomi per un ulteriore triennio nel servizio di assistente ecclesiastico generale di Ac, mi ha chiesto di spostare i ‘paletti’ della mia tenda dalla Diocesi di Foligno a quella di Orvieto-Todi.

In questo frangente della mia vita, inserito in una congiuntura particolarmente sofferta per il nostro Paese, la trepidazione non ha osato cedere il passo alla gioia, ma non ha esitato a stringere la mano alla serenità. In entrambe le circostanze non ho indugiato a dire il mio Fiat, ma ho avuto bisogno di qualche pausa di silenzio per intonare il Magnificat.

Il trasferimento da Foligno a Orvieto-Todi mi fa sperimentare che obbedire significa partire e partire vuol dire un po’ morire; la conferma come assistente generale mi invita a riconoscere che l’obbedienza non restringe ma allarga l’abbraccio. Le lacrime che l’obbedienza chiede, se distillate dalla gratitudine, accreditano il servizio pastorale con il dono di sé. ‘Servire e dare la propria vita’: questa è la ‘regola d’oro’ che il Signore ha consegnato ai suoi discepoli, desiderosi di prenotare i ‘primi posti’ nel Regno dei Cieli”.

Inoltre ha ringraziato l’Azione Cattolica per l’esperienza di Chiesa che sta sperimentando: “Con cuore libero e ardente mi dispongo a dirigermi verso Orvieto-Todi e con entusiasmo sincero continuo ad accompagnare la ‘famiglia grande e bella’ dell’Ac, la quale, come ha ricordato papa Francesco a cui assicuro fedele obbedienza a nome di tutta l’Associazione, è ‘un dono e una risorsa per il cammino della Chiesa in Italia’. Al Presidente, prof. Matteo Truffelli, e al Collegio degli assistenti nazionali esprimo la mia profonda riconoscenza; insieme a loro ho sperimentato che l’Ac è una ‘scuola di libertà’, una ‘palestra di sinodalità’ e un ‘laboratorio di laicità’.

In questa Quaresima così austera per il flagello del coronavirus, il mio pensiero va alle associazioni diocesane di Ac che, ‘all’ombra della Croce’, sono in prima linea: ‘la presente apprensione si trasformi in gioioso ringraziamento’. Il Signore crea vita dalla morte, trae il bene da tutto: il male non sottrae alle mani di Dio il mondo e la storia”.

In un incontro di Azione Cattolica nel 2018 mons. Sigismondi aveva spiegato il valore della preghiera come ‘parte migliore’: “Nel tentativo di precisare che il servizio, la cosiddetta diakonìa, nasce dall’ascolto della parola del Signore, Luca riporta integralmente l’interrogativo che Marta rivolge a Gesù:

‘Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?’ Ella, evidentemente risentita, non resiste più e protesta, sentendosi anche in diritto di criticare il Maestro. Quella di Marta è una domanda che, se da un lato rivela familiarità e confidenza, dall’altro tradisce la forte dose di irritazione e di invidia con cui esprime il proprio disappunto per essere lasciata sola a servire…

La cura della vita interiore è il ‘campo-base’ della vita fraterna, che educa a stabilire vincoli di sincera amicizia. Una comunione di tipo puramente spirituale, che non coinvolgesse la vita fraterna, sarebbe artificiosa. Il vivere con, ‘fonte di energia perennemente rinnovabile’, alimenta e sostiene il vivere per. Quanto questo sia vero lo si apprende nella casa di Betania: Marta, sbilanciata sulla preposizione semplice per, corre il rischio di dimenticare il con, cioè il fondamento.

‘Noi siamo insieme per semplificare tutto’: questa testimonianza (resa da Sorella Maria, dell’Eremo francescano di Campello sul Clitunno in provincia di Perugia) lascia intendere che la vita fraterna è uno strumento di discernimento vocazionale, oltre che di affinamento spirituale, di estrema precisione”.

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