Card. Parolin: la santità è speranza per il mondo

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Cosa significa oggi ‘santità’, diventare ‘santi’? Quali sfide la chiamata universale alla santità propria di tutti i cristiani pone ai laici impegnati nella vita quotidiana e in relazione con il mondo? Le sfide sono diverse per adulti e giovani? Nel nord o nel sud del globo? A queste domande ha cercato di dare risposte il Simposio internazionale ‘Pedagogia della santità. Una sfida universale per i fedeli laici’, svoltosi a Roma e proposto dalla Fondazione Azione cattolica Scuola di santità ‘Pio XI’ in collaborazione con il segretariato del Forum internazionale di Azione cattolica.

La Fondazione ha l’obiettivo di collaborare, secondo le norme canoniche, con le parti attrici e le rispettive postulazioni delle cause di canonizzazione dei beati e delle cause di beatificazione dei venerabili, servi e serve di Dio, fedeli laici che sono stati membri, sacerdoti assistenti, vescovi e promotori dell’Azione cattolica nel mondo. I lavori sono stati preceduti dalla preghiera presieduta dall’arcivescovo di Mérida e presidente della Fondazione ‘Pio XI’, card. Baltazar Enrique Porras Cardozo, il quale ha posto l’interrogativo: ‘In un mondo secolarizzato e globalizzato, ha senso l’essere religiosi, l’essere cristiani?’.

Il porporato venezuelano è convinto che in questo XXI secolo “ci sono già molti laici, cristiani ordinari, uomini e donne che non hanno una grande risonanza pubblica, che sono fermento e lievito nei loro ambienti”. Per questa ragione è necessario raccogliere “la testimonianza che ci è stata data da coloro che ci hanno preceduto, in modo che sempre un maggior numero di fedeli laici possano far risplendere la grandezza del Vangelo, vissuto nella solidarietà della Chiesa”.

Ai lavori hanno preso parte anche i responsabili e gli assistenti nazionali dell’Azione Cattolica di Albania, Argentina, Burundi, Italia, Malta, Myanmar, Perú, Romania, Rwanda, Senegal, Slovacchia, Spagna e Ucraina. Il simposio è stato caratterizzato da due mostre, allestite per l’occasione e dedicate a figure di testimoni (laici e sacerdoti) che hanno approfondito la vocazione alla santità in Azione cattolica, dal titolo: ‘La buona strada. Testimoni della Misericordia del Padre’ ed ‘Azione cattolica e sacerdoti santi. Assistenti e promotori di Ac per essere Chiesa insieme’.

Chiudendo il Simposio Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica e vicepresidente della Fondazione, ha sottolineato il valore della santità: “Sono i santi della porta accanto; persone che hanno segnato la vita della Chiesa e delle nostre comunità. Per questa ragione, ci impegniamo a rivelare e a raccontare la bellezza, ma anche l’ordinarietà che si coltiva all’interno dell’Azione Cattolica di tutto il mondo. L’azione cattolica è diversa da Paese a Paese e ha filo di solidarietà laicale e di dedizione alla Chiesa”.

Aprendo i lavori il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha tenuto una prolusione incentrata sulla santità come ‘annuncio sempre attuale di speranza da rivolgere al mondo’: “Nella mentalità corrente, e anche nell’immaginario che nasce dalla frequentazione delle chiese e dalla prassi del culto, questa universalità, questa chiamata comune sembra fatichi ancora molto a radicarsi.

Il ‘santo’ o la ‘santa’ sono comunemente considerati persone straordinarie, le quali per una grazia speciale sono riuscite a realizzare azioni altrettanto straordinarie, eroiche, inaccessibili ai comuni mortali. Si tratta, pertanto, di operare quello che la Sacra Scrittura definisce metanoia, ovvero un cambio di mentalità, di paradigma”.

Richiamando il Concilio Vaticano II il card. Parolin ha evidenziato che ogni cuore cerca un ‘tesoro’: “L’aspetto che più mi preme sottolineare a proposito dello spirito o del cuore è che esso, per sua natura, è portato ad orientarsi ad altro. E’, potremmo dire, ‘ec-centrico’, ovvero, etimologicamente, non ha il proprio centro in sé, ma al di fuori di sé. Come disse Gesù: ‘Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore’.

Il cuore va in cerca di un tesoro, di qualcosa che arricchisca, inabiti e completi la vita. Ci suggerisce una verità ineludibile: siamo esseri in relazione, nasciamo relazionati e siamo portati a realizzarci orientandoci verso altro. Siamo, in altre parole, caratterizzati, nel profondo di noi stessi, da un’apertura a qualcosa che ci supera e ci realizza”.

Soffermandosi sulla frase di sant’Agostino (‘Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità e se scoprirai la tua natura mutevole, trascendi anche te stesso’) il card. Parolin ha sottolineato che il cuore può essere ‘riempito’ da relazioni:

“Ci rendiamo conto, insomma, che il cuore non viene saziato da quanto sta ‘più in basso’ di noi, ma solo da quanto ci trascende, come lo stesso Agostino magistralmente scolpì all’inizio delle Confessioni: ‘Ci hai creati per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te’. Lo stesso Agostino invitava a partire dalla nostra capacità introspettiva per avviarci a quella ‘conversione’ che ci conduce a comprendere il mistero di noi stessi: siamo fragili, limitati e imperfetti, eppure protesi all’infinito. Nell’assenza che percepiamo si apre lo spazio di una Presenza infinitamente più grande”.

Quindi tutti sono chiamati alla santità: “La santità è anzitutto prerogativa di Dio, segnatamente dello Spirito Santo, e partecipata a noi: è lo Spirito Santo che rende santi. I santi non sono dunque gli invincibili eroi cristiani, ma peccatori con una caratteristica, quella di vivere secondo la prima Beatitudine: essere poveri in spirito. Essere coloro che, nel loro spirito, nel centro di sé, sanno di aver bisogno d’altro, dell’azione dello Spirito Santo, che comunica la sua stessa prerogativa, la santità appunto”.

Concludendo la prolusione il card. Parolin ha ricordato che occorre mostrare che la santità è un cammino percorribile da tutti: “Primo compito: mostrare che la santità è un cammino percorribile da tutti, non solo da Papi, ecclesiastici e fondatori di Congregazioni religiose, ma, soprattutto oggi, da laici e laiche, da sposi, da anziani e giovani di ogni latitudine, persino da giovanissimi come san Domenico Savio, Francesco e Giacinta di Fatima e ai nostri giorni figure come il servo di Dio Carlo Acutis…

Secondo compito: accogliere la propria missione, quella ricevuta nel Battesimo, di vivere e di testimoniare. Tante volte ci si chiede che cosa occorra fare per migliorare la Chiesa, la società, il mondo. La santità è la prima risposta. Non parte dal cambiamento delle strutture, della realtà che ci circonda, degli altri; inizia dal cambiamento di sé stessi, nella fiducia che Dio ama realizzare meraviglie nella e attraverso la vita di ciascuno”.

Infine la santità è speranza per il mondo: “La santità è l’annuncio sempre attuale di speranza da rivolgere al mondo. E’ l’attrattiva di cui hanno in particolare bisogno i giovani, che attendono, oggi più che mai, testimoni e non maestri, fratelli e sorelle attraenti e felici che li stimolino con l’esempio e non con le prediche, perché la presenza e il messaggio di Gesù intercettino i sogni di bellezza che portano nel cuore”.

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