Papa Francesco invita Roma ad essere città fraterna

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Ieri, lunedì 3 febbraio, il Campidoglio ha dato il via alle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dall’istituzione di Roma come Capitale d’Italia. Il programma di eventi dura un anno e si chiude il 3 febbraio 2021, al compimento dell’anniversario. 

Le celebrazioni si sono aperte, alla presenza del Presidente della Repubblica, con il concerto organizzato da Roma Capitale e dal Teatro dell’Opera in collaborazione con il Ministero della Difesa. Al concerto sono intervenuti Andrea Bocelli, Ezio Bosso, Paolo Mieli, Gigi Proietti, Paola Turci e i talenti di ‘Fabbrica Young Artist Program’ del Teatro dell’Opera di Roma. Le musiche sono state eseguite dalla Banda Interforze e dall’Orchestra del Teatro dell’Opera.

Ed in occasione della ricorrenza papa Francesco ha inviato un messaggio per l’apertura delle celebrazioni dei 150 anni di Roma come capitale d’Italia, perché il 3 febbraio 1871 è stata firmata la legge che deliberò formalmente il trasferimento della Capitale da Firenze a Roma.

Nel messaggio letto dal card. Pietro Parolin papa Francesco ha ricordato le parole di san Paolo VI: “Ricordando l’evento di Roma Capitale, alla vigilia del Concilio Vaticano II, il Card. Montini ebbe a dire: ‘Parve un crollo; e per il dominio territoriale pontificio lo fu […]. Ma la Provvidenza, ora lo vediamo bene, aveva diversamente disposto le cose, quasi drammaticamente giocando negli avvenimenti’. La proclamazione di Roma Capitale fu un evento provvidenziale, che allora suscitò polemiche e problemi. Ma cambiò Roma, l’Italia e la stessa Chiesa: iniziava una nuova storia”.

Inoltre ha citato anche il discorso di san Giovanni Paolo II pronunciato nel 1998 sul cambiamento della città: “In 150 anni, Roma è tanto cresciuta e cambiata: ‘da ambiente umano omogeneo a comunità multietnica, nella quale convivono, accanto a quella cattolica visioni della vita ispirate a altri credo religiosi ed anche a concezioni non religiose dell’esistenza’. La Chiesa, in questa vicenda, ha condiviso le gioie e i dolori dei romani. Vorrei, quasi in modo esemplificativo, ricordare almeno tre momenti di questa ricca storia comune”.

Nel messaggio papa Francesco ha ricordato tre momenti importanti per Roma e per la Chiesa nello scorso secolo, iniziando dalla Seconda Guerra mondiale: “Il pensiero va ai nove mesi dell’occupazione nazista della città, segnati da tanti dolori, tra il 1943 e il 1944. Dal 16 ottobre 1943, si sviluppò la terribile caccia per deportare gli ebrei. Fu la Shoah vissuta a Roma.

Allora, la Chiesa, fu uno spazio di asilo per i perseguitati: caddero antiche barriere e dolorose distanze. Da quei tempi difficili, traiamo prima di tutto la lezione dell’imperitura fraternità tra Chiesa cattolica e Comunità ebraica, da me ribadita nella visita al Tempio Maggiore di Roma. Inoltre siamo anche convinti, con umiltà, che la Chiesa rappresenti una risorsa di umanità nella città. E i cattolici sono chiamati a vivere con passione e responsabilità la vita di Roma, specie i suoi aspetti più dolorosi”.

Un altro momento importante è stato il Concilio Vaticano II: “Vorrei ricordare, in secondo luogo, gli anni del Concilio Vaticano II, dal 1962 al 1965, quando la città accolse Padri conciliari, Osservatori ecumenici e tanti altri. Roma brillò come spazio universale, cattolico, ecumenico. Divenne città universale di dialogo ecumenico e interreligioso, di pace. Si vide quanto la città significhi per la Chiesa e per l’intero mondo”.

Il terzo episodio è un richiamo all’importante convegno ecclesiastico del 1974: “Il terzo momento che vorrei ricordare è tipicamente diocesano, ma toccò la città: il cosiddetto convegno sui ‘mali di Roma’ del febbraio 1974, voluto dall’allora cardinale vicario Ugo Poletti.

In partecipate assemblee di popolo, ci si pose in ascolto dell’attesa dei poveri e delle periferie. Lì, si trattò di universalità, ma nel senso dell’inclusione dei periferici. La città deve essere la casa di tutti. E’ una responsabilità anche oggi: le odierne periferie sono segnate da troppe miserie, abitate da grandi solitudini e povere di reti sociali”.

Infine uno sguardo ai prossimi anni per una città fraterna: “Roma può e deve rinnovarsi nel duplice senso dell’apertura al mondo e dell’inclusione di tutti. A questo la stimolano anche i Giubilei, e quello del 2025 ormai non è più lontano.

Non possiamo vivere a Roma ‘a testa bassa’, ognuno nei suoi circuiti e impegni. In questo anniversario di Roma Capitale, abbiamo bisogno di una visione comune. Roma vivrà la sua vocazione universale, solo se diverrà sempre più una città fraterna. Sì, una città fraterna!”

Ha concluso il messaggio con l’invito all’apertura al mondo: “Assumere il ricordo del passato spinge a vivere un futuro comune. Roma avrà un futuro, se condivideremo la visione di città fraterna, inclusiva, aperta al mondo. Nel panorama internazionale, carico di conflittualità, Roma potrà essere una città d’incontro: ‘Roma parla al mondo di fratellanza, di concordia e di pace’, diceva Paolo VI. Con tali sentimenti e speranze, formulo fervidi auguri per il futuro della città e dei suoi abitanti”.

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