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Il Consiglio Generale Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli premia un secolo di impegno a servizio degli ultimi
Nella suggestiva cornice di Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti, sede della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, si è svolta la cerimonia di consegna della medaglia ‘Charity in Hope’. Questo prestigioso riconoscimento, istituito nel 2017 dal Consiglio Generale Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, celebra l’’impegno di persone e organizzazioni che si distinguono per il loro servizio verso i più deboli.
Protagonista di questa edizione è stato il Lions Clubs International, rappresentato dal Presidente internazionale, il brasiliano Fabrício Oliveira, che ha ricevuto la medaglia dalle mani del Presidente Generale della Società di San Vincenzo De Paoli, lo spagnolo Juan Manuel Buergo Gomez.
“Sento una grande emozione in questo momento, consapevole di come la giornata di oggi sia una pietra miliare non solo per i Lions e la Società di San Vincenzo De Paoli, ma anche per tutti coloro che credono nella solidarietà e nella speranza come via di progresso”, ha affermato la Presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, Paola Da Ros.
“Ciò che viviamo oggi è un’opportunità straordinaria per rafforzare la nostra relazione, consolidare i nostri progetti e sognare insieme un futuro migliore per le popolazioni di tutto il mondo” ha dichiarato la Presidente Paola Da Ros. “La speranza è una parola che accompagna e sostiene il nostro operato, insieme all’amore per il servizio. È impressa nel nostro motto ‘serviens in spe’, proprio come il ‘We Serve’ dei Lions e racchiude quel senso di responsabilità che guida i volontari della Società di San Vincenzo De Paoli così come i soci dei Lions nel cammino di cura e aiuto verso le persone svantaggiate.
“Mi vengono in mente, ha aggiunto la Da Ros, le parole del Beato Federico Ozanam: “La nostra epoca ha bisogno di grandi cose: ha bisogno di una speranza che non deluda, di una carità che abbracci tutti” (Lettera a Léonce Curnier, 1834).
La cerimonia è stata anche l’occasione per riflettere su un percorso condiviso, sancito ufficialmente il 5 gennaio 2023 con una Dichiarazione di Intenti tra la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV e il Multidistretto Lions 108 Italy. Grazie a questo accordo, le due realtà hanno unito le forze per realizzare progetti concreti a favore delle persone più fragili in tutta Italia: “fare rete è indispensabile per generare un impatto reale e profondo, per portare il nostro messaggio e le nostre azioni a un pubblico più vasto, a un numero crescente di persone e comunità”, ha spiegato la presidente Paola Da Ros.
Nel segno della solidarietà, del servizio e della speranza la Società di San Vincenzo De Paoli e i Lions Club operano rispettivamente da 191 e 107 anni per il bene comune. Oggi, grazie a una sinergia di intenti volta al bene comune, possono crescere e svilupparsi numerose “azioni coraggiose nei confronti dei più deboli per sconfiggere la povertà e il disagio”, ha sottolineato il Presidente Internazionale del Lions, Fabrício Oliveira.
Nell’ottica di un mondo e futuro migliore, “Abbiamo ampliato le opportunità di agire per il bene delle persone in difficoltà, ha ricordato il Presidente del Consiglio dei Governatori del Multidistretto 108 Italy Leonardo Potenza.
Attraverso “la collaborazione e lo sviluppo di esperienze comuni”, ha spiegato il Consigliere di Amministrazione della Fondazione Internazionale Lions LCIF, Sandro Castellana, “abbiamo già prodotto benefici in diverse aree geografiche di tutto il mondo”.
Si propaga così il bene senza spegnere la vocazione che da sempre accompagna le due realtà e i suoi membri: il contrasto alla povertà e all’emarginazione. Il Governatore del Distretto Lions 108L, Salvatore Iannì, ha ricordato che sin da piccolo ha imparato ad amare l’altro nelle sue innumerevoli necessità anche portando “pacchi di viveri e altri aiuti” accompagnando il padre, che era iscritto alla Società di San Vincenzo De Paoli e gli ha sempre trasmesso i valori dell’aiuto, della vicinanza e dell’amicizia.
Il Presidente del Consiglio Generale Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, Juan Manuel Buergo Gomez, ha concluso la cerimonia evidenziando chela scelta di premiare il Lions Clubs International è frutto “dell’impegno, della dedizione e della passione che la realtà ha dimostrato in tutta la sua storia. I Lions Club sono stati un esempio di perseveranza e impegno nella società con 1.400.000 soci e quasi 50.000 club presenti in 200 paesi al servizio dei bisognosi”.
La Società di San Vincenzo De Paoli, con i suoi 2.300.000 volontari distribuiti in 155 Paesi, e i Lions Club dimostrano che unendo le forze è possibile rispondere alle necessità di milioni di persone in tutto il mondo. Un impegno che non si ferma, ma continua a crescere, come ricorda la Presidente Paola Da Ros, che vede nella Medaglia Charity in Hope: “l’emblema di una speranza che non si ferma mai, di un servizio che ogni giorno si rinnova e di un’umanità che non smette di sognare e di costruire”.
Papa Francesco: attenzione per gli ‘ultimi’ e preghiera per la pace
“Vi do il benvenuto mentre state concludendo il vostro XVIII Capitolo Generale. Saluto Padre Jan Pelczarski, rieletto Superiore Generale (hai fatto bene, ti hanno rieletto!); saluto i Consiglieri, tutti voi qui presenti e l’intera ‘Famiglia Giuseppina Marelliana’: suore, laici e giovani. Come sapete, anche la mia famiglia ha origini astigiane. Abbiamo radici comuni in quella terra di Piemonte, che ha dato i natali al vostro fondatore San Giuseppe Marello. Terra bella, quella, del buon vino… Bella terra!”: inizia con questo ricordo di papa Francesco l’incontro con i partecipanti al XVIII Capitolo generale della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe di Asti, terra natale del papa.
Per il discorso papa Francesco ha preso spunto dal titolo del Capitolo Generale, tratto dalla lettera di san Paolo a Timoteo (‘Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te’) per ricordare l’impegno della santità: “Sono parole impegnative, con cui vi riconoscete beneficiari di un dono (la santità del Fondatore, il carisma e la storia della vostra Congregazione) e vi impegnate a fare vostre le responsabilità che ne derivano: custodire e far fruttificare i talenti ricevuti mettendoli al servizio dei fratelli”.
Atteggiamenti importanti nella vita del fondatore della congregazione: “E questi due atteggiamenti (gratitudine e responsabilità) ben richiamano la figura di San Giuseppe, il custode della Santa Famiglia, che è il modello, l’ispiratore e l’intercessore della vostra Congregazione.
Vorrei allora sottolineare tre dimensioni dell’esistenza di Giuseppe di Nazaret, che mi sembrano importanti anche per la vostra vita religiosa e per il servizio che svolgete nella Chiesa: il nascondimento, la paternità e l’attenzione agli ultimi”.
Il primo atteggiamento da tenere presente è il ‘nascondimento’: “San Giuseppe Marello ha sintetizzato questo valore con il motto: ‘certosini in casa e apostoli fuori casa’ (è bello, non sapevo questo, quando l’ho letto mi ha colpito, una bella sintesi) ed è molto importante. Lo è prima di tutto per voi, perché sappiate radicare la vostra vita di fede e la vostra consacrazione religiosa in un quotidiano ‘stare’ con Gesù. Non illudiamoci: senza di Lui non stiamo in piedi, nessuno di noi…
Perciò vi incoraggio a coltivare sempre un’intensa vita di preghiera (‘intensa’ forse è un aggettivo troppo forte: una buona vita di preghiera, questa, non lasciarla) attraverso la partecipazione ai Sacramenti, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, l’Adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria”.
E’ stato un invito a non trascurare l’adorazione eucaristica: “E’ prima di tutto così che san Giuseppe ha risposto al dono immenso di avere in casa sua il Figlio stesso di Dio fatto uomo: stando con Lui, ascoltandolo, parlandogli e condividendo con Lui la vita di ogni giorno.
Ricordiamolo: senza Gesù non stiamo in piedi! In questo momento chiedo ad ognuno di pensare ai propri peccati: tutti siamo peccatori. Pensate ai vostri peccati, adesso, e vedete che quando voi siete caduti nel peccato era perché non eravate vicini al Signore. Sempre è così. Chi è vicino al Signore si aggrappa subito e non cade. La vicinanza al Signore!”
Eppoi il fondatore è stato un ‘apostolo’ dei giovani: “I giovani non hanno bisogno di noi: hanno bisogno di Dio! E più noi viviamo alla sua presenza, più siamo capaci di aiutare loro a incontrarlo, senza protagonismi inutili e avendo a cuore solo la loro salvezza e la felicità piena. I nostri giovani (ma in verità un po’ tutti noi) vivono e viviamo in un mondo fatto di esteriorità, in cui quello che conta è apparire, ottenere consensi, fare esperienze sempre nuove. Ma una vita vissuta tutta ‘fuori’ lascia vuoti dentro, come chi passa tutto il tempo in strada e lascia che la propria casa vada in rovina per mancanza di cura e di amore”.
Da qui nasce la paternità dei Santi: “Si sente qui il cuore di un padre, che si commuove di fronte alla bellezza dei suoi figli umiliata dall’indifferenza e dal disinteresse di chi dovrebbe invece aiutarli a dare il meglio di sé. E nella stessa lettera continua, considerando come sia ingiusto e sterile l’atteggiamento di chi poi questa gioventù, abbandonata e disorientata, si limita a criticarla… E tali vuole che siate voi, attenti al bene integrale dei giovani, concretamente presenti accanto a loro e alle loro famiglie, esperti nell’arte maieutica dei buoni formatori, saggiamente rispettosi dei tempi e delle possibilità di ciascuno”.
Infine ‘attenzione agli ultimi’: “Una delle cose che colpiscono, nel Santo sposo di Maria, è la fede generosa con cui ha accolto in casa sua e nella sua vita un Dio che, contrariamente ad ogni aspettativa, si è presentato alla sua porta nel figlio di una ragazza fragile e sprovvista di ogni possibilità di recriminazione. Non c’era nessun diritto che Maria e il suo Bambino potessero umanamente accampare davanti al santo Patriarca, se non quello di una Presenza che solo la fede poteva riconoscere e la carità accogliere. E Giuseppe è stato capace di fare questo passo: ha riconosciuto la reale presenza di Dio nella loro povertà e l’ha fatta sua, anzi l’ha unita alla sua vita”.
In precedenza papa Francesco ha incontrato i familiari delle vittime dell’esplosione al porto di Beirut, avvenuto il 4 agosto 2020, pregando per loro: “Con commozione incontro voi, familiari delle vittime dell’esplosione nel porto di Beirut, avvenuta quattro anni fa. Ho pregato tanto per voi e per i vostri cari, e ancora prego, unendo le mie lacrime alle vostre. Oggi ringrazio Dio di potervi incontrare, di esprimervi di persona la mia vicinanza”.
Infine ha invocato la pace per il Paese: “La sua vocazione, del Libano, è di essere una terra dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari, dove religioni e confessioni differenti si incontrano in fraternità. Sorelle e fratelli, vorrei che ciascuno di voi sentisse, insieme al mio affetto, anche quello di tutta la Chiesa. Noi sentiamo e pensiamo che il Libano è un Paese martoriato… Non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità concreta”.
(Foto: Santa Sede)
Daniele Mencarelli racconta la ‘fame d’aria’ degli ‘scartati’ che porta a Dio
E’ un angelo caduto, Jacopo: un bel ragazzo di 18 anni, alto, che a una prima occhiata può ingannare, poi ci si accorge che dondola di continuo, che i suoi sono occhi da sonnambulo, che la mano va avanti e indietro sulla coscia, a passare e ripassare, senza sosta. Allora gli sguardi della gente si fermano, e interrogano con curiosità e pietà.
P. Vito Nardin racconta il ‘tempo del coraggio’ di mons. Antonio Riboldi
Il 16 gennaio 1923 nacque a Tregasio Brianza mons. Antonio Riboldi e nello scorso dicembre a Padova l’Associazione Editoriale Promozione Cattolica ha presentato, a distanza di 30 anni dalla pubblicazione, la ri-edizione del libro ‘Tempo di coraggio – Oggi come ieri’, che raccoglie le riflessioni ed i discorsi del vescovo di Acerra-Napoli (1978-1999).