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Papa Francesco invita gli Scalabriniani a prendersi cura dei migranti

Questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza i Missionari di San Carlo, riuniti nel Capitolo generale della Congregazione, sul tema giubilare ‘Pellegrini di speranza’ al quale si ispira il Capitolo Generale della Congregazione, che nella scorsa settimana ha rieletto per il prossimo sessennio p. Leonir Mario Chiarello come superiore generale, e come membri del Consiglio Generale i padri Dias Caetano Carlos Miguel, portoghese (primo consigliere, vicario generale ed economo), Cisco Mariano, italiano (secondo consigliere), Bettin Isaldo Antonio, brasiliano (terzo consigliere) e Madin Syrilus, indonesiano (quarto consigliere e procuratore generale).

Il papa ha riflettuto su tre aspetti fondamentali del loro servizio di apostolato, quello del ministero pastorale e della carità nei confronti dei migranti, motivo per cui è stata fondata la Congregazione da san Giovanni Battista Scalabrini: “Essi sono maestri di speranza. Io sono figlio di migranti, e a casa abbiamo sempre vissuto quel senso di andare lì per fare l’America, per progredire, per andare più avanti. Partono sperando di ‘trovare altrove il pane quotidiano’, come diceva san Giovanni Battista Scalabrini, e non si arrendono, anche quando tutto sembra ‘remare contro’, anche quando trovano chiusure e rifiuti”.

E’ stato un invito a non dimenticare ciò che si afferma nella Bibbia: “Non dimenticatevi l’Antico Testamento: la vedova, l’orfano e lo straniero. Sono i privilegiati di Dio. La ricerca di futuro che anima il migrante, del resto, esprime un bisogno di salvezza che accomuna tutti, al di là di razze e condizioni. Anzi l’ ‘itineranza’, rettamente compresa e vissuta, può diventare, pur nel dolore, una preziosa scuola di fede e di umanità sia per chi assiste che per chi è assistito. Non dimentichiamo che la stessa storia della salvezza è una storia di migranti, di popoli in cammino”.

Il secondo punto della riflessione è stato incentrato sulla necessità di una pastorale della speranza: “Non dimentichiamo che il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Se si vuole che in loro non vengano meno la forza e la resilienza necessarie a continuare i viaggi intrapresi, serve qualcuno che si chini sulle loro ferite, prendendosi cura della loro estrema vulnerabilità fisica, e anche vulnerabilità spirituale e psicologica. Servono solidi interventi pastorali di prossimità, a livello materiale, religioso e umano, per sostenere in loro la speranza, e con essa i percorsi interiori che portano a Dio, fedele compagno di viaggio, sempre presente accanto a chi soffre”.

Infine l’ultimo punto riguarda la carità e prende spunto da un pensiero di san Scalabrini pronunciato in occasione del Giubileo del 1900 (‘Il mondo geme sotto il peso di grandi sciagure’): “Sono parole pesanti, che però purtroppo suonano ancora molto attuali. Anche ai nostri giorni, infatti, chi parte lo fa spesso a causa di tragiche e ingiuste disparità di opportunità, di democrazia, di futuro, o di devastanti scenari di guerra che affliggono il pianeta. A ciò si aggiungono la chiusura e l’ostilità dei paesi ricchi, che vedono in chi bussa alla porta una minaccia al proprio benessere. Questo lo vediamo anche da noi: c’è lo scandalo che per la raccolta delle mele, al Nord, fanno venire i migranti dal Centro Europa, ma poi li mandano via”.

Concludendo l’incontro papa Francesco ha richiamato il significato biblico del giubileo, come aveva sottolineato papa san Giovanni Paolo II in un discorso del 1998 ai partecipanti al IV Congresso mondiale promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti: “Nella Bibbia, una delle leggi del Giubileo era la restituzione della terra a chi l’aveva perduta. Oggi tale atto di giustizia può concretizzarsi, in altro contesto, in una carità che rimetta al centro la persona, i suoi diritti, la sua dignità, superando stereotipi escludenti, per riconoscere nell’altro, chiunque sia e da qualunque luogo provenga, un dono di Dio, unico, sacro, inviolabile, prezioso per il bene di tutti”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: Scalabrini è il missionario dello Spirito Santo

La canonizzazione di san Giovanni Battista Scalabrini ha risvegliato nella Chiesa e nella società la coscienza della necessità di un impegno corresponsabile nella promozione dello sviluppo umano integrale e la cura pastorale dei e con i migranti, i rifugiati e le loro famiglie: “Come Missionari Scalabriniani, fedeli al carisma e alla missione ricevuti dal nostro santo Fondatore, sentiamo il dovere morale di fare la nostra parte e di essere seme per una coscienza di fraternità nella società”.

Scalabriniani: 133 anni a servizio degli ultimi

Sabato scorso la congregazione scalabriniana ha celebrato il 133° anniversario della sua fondazione e nel suo messaggio, intitolato ‘Creare una cultura vocazionale’, il superiore generale, p. Leonir Chiarello, ha ricordato  i passaggi principali di una storia iniziata nel 1887:

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