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A Venezia la Biennale d’Arte: Stranieri Ovunque

Fino a domenica 24 novembre, ai Giardini e all’Arsenale di Venezia è ospitata la 60^ Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo ‘Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere’, a cura di Adriano Pedrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia. Dal 2021 La Biennale ha avviato un percorso di rivisitazione di tutte le proprie attività secondo principi consolidati e riconosciuti di sostenibilità ambientale. Anche per il 2024 l’obiettivo è quello di ottenere la certificazione della ‘neutralità carbonica’, conseguita nel 2023 per tutte le attività programmate dalla Biennale: la 80^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, i Festival di Teatro, Musica e Danza ed, in particolare, la 18^ Mostra Internazionale di Architettura, che è stata la prima grande Mostra di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso tangibile per il raggiungimento della neutralità carbonica, riflettendo essa stessa sui temi di decolonizzazione e decarbonizzazione.

Il titolo ‘Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere’ è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole ‘Stranieri Ovunque’. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni 2000 combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia, come ha spiegato Adriano Pedrosa:

“L’espressione ‘Stranieri Ovunque’ ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”.

Il termine italiano ‘straniero’, il portoghese ‘estrangeiro’, il francese ‘étranger’ e lo spagnolo ‘extranjero’ sono tutti collegati sul piano etimologico rispettivamente alle parole ‘strano’, ‘estranho’, ‘étrange’ ed ‘extraño’, ovvero all’estraneo. Viene in mente ‘Das Unheimliche’ di Sigmund Freud, Il perturbante nell’edizione italiana, che in portoghese è stato tradotto con ‘o estranho’, lo strano che, nel profondo, è anche familiare. Secondo l’American Heritage e l’Oxford English Dictionary, il primo significato della parola ‘queer’ è proprio ‘strange’ (‘strano’), pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di questi quattro soggetti sarà il fulcro di questa edizione e andrà a costituire il Nucleo Contemporaneo”.

Inoltre il direttore ha sottolineato i due elementi fondamentali dell’esposizione: “Nel corso della ricerca sono emersi in modo piuttosto organico due elementi diversi ma correlati che sono stati sviluppati fino a imporsi come leitmotiv di tutta la Mostra. Il primo è il tessile, esplorato da molti artisti coinvolti, a partire da figure chiave nel Nucleo Storico, fino a molti autori presenti nel Nucleo Contemporaneo… Tali opere rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, così come per le tecniche che, nel più ampio campo delle belle arti, sono state a volte considerate altre o straniere, estranee o strane… Un secondo elemento è rappresentato dagli artisti, molti dei quali indigeni, legati da vincoli di sangue… Anche in questo caso la tradizione gioca un ruolo importante: la trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli e parenti”.

La Mostra sarà affiancata da 88 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania. Nicaragua, Repubblica di Panama e Senegal partecipano per la prima volta con un proprio padiglione.

Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è a cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear dell’artista Massimo Bartolini, che include contributi appositamente ideati da musiciste/i e da scrittrici/scrittori.

Il Padiglione della Santa Sede, promosso dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, Cardinale José Tolentino de Mendonça, avrà luogo nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo ‘Con i miei occhi’ ed è a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine, con la collaborazione del Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e Commissario del Padiglione, ha affidato la curatela di ‘Con i miei occhi’ a due dei più importanti curatori del panorama artistico internazionale, Chiara Parisi e Bruno Racine, che hanno chiamato a partecipare otto artisti: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret.

Il progetto espositivo, con l’allestimento e la produzione affidati allo studio COR arquitectos e Flavia Chiavaroli, si distingue per la convivenza di una comunità artistica che nasce sfidando le convenzioni, un’entità nuova che riflette la diversità e l’unità di vite lontane. Ogni iniziativa, dai workshop alle installazioni, dalla danza al cinema, dalla performance alla pittura, è espressione di questa energia condivisa, in linea con l’urgenza del dialogo poliedrico proposto da papa Francesco.

Le visite al Padiglione, su prenotazione, condotte dalle detenute-conferenziere, sfideranno il desiderio di voyeurismo e di giudizio verso artisti e detenute stesse, erodendo i confini tra osservatore e osservato, giudicante e giudicato, per riflettere anche sulle strutture di potere nell’arte e nelle istituzioni.

Per Chiara Parisi, la forza del progetto risiede nella sua idea di fondo: “In un angolo sorprendente del mondo, artisti e detenute uniscono le forze espressive in un’insolita collaborazione, la realtà penitenziaria e l’illimitata espressione artistica si incontrano e si seducono: questo è il cuore del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2024, un progetto con un’incredibile narrazione visiva.

Con i miei occhi ci invita a esplorare le storie e i desideri di chi vive dentro il carcere attraverso progetti, workshop, opere, poesie, e spazi vitali come palestre e giardini… Il percorso attraverso il Padiglione, senza telefoni e senza documenti, permetterà alle detenute di guidare i visitatori ‘con i loro occhi’, rivelando come bellezza e speranza siano tessute nella vita quotidiana e come la necessità della libertà persista nella complessità e nella criticità della vita”.

Bruno Racine parte da una domanda che cerca risposta: “Come si può interpretare oggi il concetto di ‘padiglione nazionale’ storicamente tramandato? La peculiarità della Santa Sede, uno Stato singolare, privo di una scena artistica nazionale, ci ha spinto a sperimentare una formula nuova. La Casa di reclusione femminile della Giudecca è stata la risposta. La scelta del luogo, dunque, è un manifesto, uno statement. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione, collaborando strettamente con le detenute e arricchendo il progetto con il loro lavoro artistico e relazionale.

Il visitatore è invitato a immergersi in questa esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da detenute formate, affrontando così un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull’arte come mezzo di espressione e connessione umana. Anche se è vietato scattare fotografie, confidiamo che questa esperienza possa rimanere nella memoria del visitatore…con i suoi occhi”.

Infine il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria attraverso le parole del Capo Dipartimento Giovanni Russo ha espresso grande felicità per la collaborazione: “L’arte è un mezzo di comunicazione efficace e potente, capace di esplorare il linguaggio delle emozioni in tutte le sue sfumature; un mezzo di comunicazione sociale capace di veicolare una testimonianza della nostra umanità e della nostra diversità. L’innovativa idea della Santa Sede di allestire un Padiglione all’interno della Casa di reclusione femminile di Venezia rende orgogliosa tutta l’Amministrazione Penitenziaria, che si riconosce appieno nei valori espressi dalla Chiesa e nel suo impegno per la salvezza di ogni persona, orientando la sua bussola verso l’indirizzo e la formazione delle coscienze”.

(Foto: Marco Cremascoli)

Il card. Tolentino de Mendonça ha presentato il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia

Oggi il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha presentato il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia, sul tema ‘Con i miei occhi’, visitabile dal 20 aprile al 24 novembre, che sarà visitato anche dal papa domenica 28 aprile: “E’ con grande gioia, quindi, che abbiamo accolto la notizia della visita di papa Francesco al Padiglione. Si tratterà di un momento storico poiché papa Francesco sarà il primo papa a visitare la Biennale di Venezia, il che dimostra chiaramente la volontà della Chiesa di consolidare un dialogo fecondo e ravvicinato con il mondo delle arti e della cultura”.

Ha spiegato il tema scelto dalla Santa Sede per la Biennale veneziana: “Non è un caso che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia, nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione, in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. E non è certo un caso che il titolo del padiglione, ‘Con i miei occhi’, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come costruiamo il nostro sguardo sociale, culturale e spirituale, di cui siamo tutti responsabili”.

E’ lo sguardo che è trait d’union tra l’esperienza artistica e l’esperienza di fede: “Viviamo in un’epoca, marcata dal predominio del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, che propongono uno sguardo umano sempre più differito e indiretto, correndo il rischio che esso rimanga distaccato dalla realtà stessa.

La contemporaneità preferisce metaforizzare lo sguardo; invece, vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni. Questo è ciò che accomuna l’esperienza religiosa con l’esperienza artistica: nessuna delle due smette di valorizzare l’implicazione totale del soggetto”.

In questo sessantesimo anniversario della Biennale il prefetto del dicastero ha ricordato anche il sessantesimo anniversario della proiezione del film di Pier Paolo Pasolini, ‘Il Vangelo secondo Matteo’ a Venezia: “E Pasolini confessò allora che il suo fascino per il Gesù narrato dall’evangelista Matteo era dovuto ‘ai limiti della metaforicità, fino ad essere una realtà’. Basti ricordare il capitolo 25 del Vangelo di Matteo…

Questo è uno dei testi biblici più commentati da papa Francesco e che possiamo certamente associare alle linee portanti del Suo pontificato… Riacquistare la capacità di guardare la realtà, come punto di partenza per ridisegnarla, coreografando nuove possibilità: questo ha sottolineato papa Francesco agli artisti quando li ha ricevuti nello storico incontro dello scorso giugno, nella Cappella Sistina”.

Mentre Giovanni Russo, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, intervenuto alla presentazione del padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia, visitabile nel Carcere femminile della Giudecca, ha affermato che “il carcere è un luogo inaspettato, ma dove l’attesa è una condizione permanente…

Il nostro compito è quello di aiutare i detenuti, in questo caso le detenute, a ricostruire il proprio vissuto dopo gli errori che, per svariate ragioni, sono stati compiuti nella loro vita precedente. Le detenute sono state chiamate non solo ad ospitare, ma anche a collaborare attivamente alla costruzione del Padiglione, e ciò ha avuto un importante ruolo riparativo, un modo per vivere in concreto la generosità, la solidarietà, e tutti quei valori che sono tipici del cristianesimo e che loro nella loro vita passata avevano per ragioni diverse calpestato”.

Invece per per Bruno Racine, curatore del Padiglione della Santa Sede: “Trovare un luogo che sia già in sé un messaggi… sarà un’esperienza per gli artisti, le detenuti e i visitatori, che dovranno capire che attraversano un confine, in sintonia con il tema generale della Biennale, Stranieri ovunque”.

Chiara Parisi, anche lei curatrice del Padiglione della Santa Sede, ha parlato della ‘doppia creatività’ degli artisti e delle detenute, che ha portato frutti come un docufilm girato nel carcere, a cui hanno partecipato una ventina di detenute, ed opere ispirate alle foto di famiglia delle recluse o a poesie scritte da loro.

 (Foto: la biennale)

Santa Teresa di Lisieux, il viaggio a Roma e l’incontro con il Papa

Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, proclamata da papa Pio XI co-patrona delle missioni insieme a san Francesco Saverio, ha vissuto buona parte della sua breve e fragile vita (morì a 24 anni di tubercolosi) tra le mura di un monastero. Ma prima di iniziare il suo tempo di clausura, la santa di Lisieux, di cui domenica 1 ottobre si è celebrata la memoria liturgica, ebbe modo di attingere con il suo stile imparagonabile alle memorie apostoliche e martiriali della Chiesa di Roma.

Papa Francesco invita ad abbracciare Gesù

“La Giornata per la vita consacrata, che culminerà il 2 febbraio con la celebrazione eucaristica presieduta da papa Francesco nella Basilica di San Pietro, sarà un’opportunità d’incontro segnato dalla fedeltà di Dio che si manifesta nella perseveranza gioiosa di tanti uomini e donne, consacrate e consacrati”: è quanto hanno scrtto, in una lettera, il card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e il segretario del dicastero, mon. José Rodríguez Carballo.

Nel ricordo di Cesare Pavese

Nella notte tra il 26 ed il 27 agosto 1950 lo scrittore Cesare Pavese si tolse la vita ed a 70 anni dall’evento il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha ricordato con un messaggio:

O mia Bela Madunina: una supplica di protezione

“Abbiamo sperimentato molte forme di povertà nelle prime settimane di quarantena da Covid-19, coincise pressoché integralmente con la Quaresima 2020. Povertà anche inattese e persino dimenticate. Siamo stati colpiti e sconvolti dal propagarsi devastante di un minuscolo virus, e ci siamo ritrovati con la mano tesa del mendicante: affamati di notizie e di spiegazioni, ma soprattutto bisognosi di capire il senso di quanto stava accadendo dentro la nostra modernità evoluta e tecnologica e non solo in qualche lontano angolo di mondo. Ci siamo riscoperti in cerca di una parola vera, di una voce salda, di un’intonazione fraterna. Abbiamo capito l’importanza di avere accanto qualcuno capace di leggere il nostro umano smarrimento e di illuminare la strada. La Chiesa non ha lasciato solo nessuno”.

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