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Alessandra Vitez presenta le mostre del Meeting: l’arte è sempre alla ricerca dell’essenziale
Ormai aperto il Meeting dell’Amicizia fra i Popoli, giunto alla 45^ edizione, in programma fino a domenica 25 agosto con il titolo ‘Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?’, caratterizzata da tavole rotonde, mostre, spettacoli, iniziative culturali, sportive e per ragazzi e trasmessa in diretta su più canali digitali e in più lingue, presentato dal presidente della Fondazione del Meeting, Bernhard Scholz:
“Essenziale è ciò che genera una vita piena, libera e responsabile e una vita sociale feconda e solidale… Contro i veleni dell’odio e del disprezzo, dei complottismi e delle estreme polarizzazioni, gli antidoti essenziali sono l’incontro, il dialogo e il confronto. A maggior ragione vogliamo realizzare di nuovo un Meeting che mette a tema le grandi sfide di questo momento storico in un clima di rispetto reciproco, attraverso uno scambio e una condivisione di esperienze e di conoscenze”.
Durante la presentazione degli avvenimenti il presidente della Fondazione ha sottolineato l’importanza culturale delle mostre nella ‘struttura’ del meeting: “Le mostre di questo Meeting sono un invito a riscoprire ciò che è essenziale, a prendere maggiore consapevolezza di ciò che rende la nostra vita più vera e più creativa, ciò che sostiene la nostra esistenza, soprattutto in questo momento di crescente conflittualità e di tante sfide decisive per il nostro futuro”.
I temi delle mostre saranno la storia dei giubilei in vista del Giubileo del 2025, l’opera del fotografo statunitense Curran Hatleberg, con 65 scatti originali, l’opera del pittore americano vissuto in Italia William Congdon (con un importante inedito) e l’opera letteraria dello scrittore svedese Pär Lagerkvist (premio Nobel 1951 per la Letteratura). Altre mostre presenteranno l’attualità di Alcide De Gasperi, la storia dei coniugi austriaci Franz e Franziska Jägerstätter (Franz, martire del nazismo, proclamato beato nel 2007 da papa Benedetto, oggetto anche del film ‘The Hidden Life’ di Terrence Malick) e la tregua di Natale sul fronte occidentale nel Natale del 1914 (raccontata nel 2005 dal film ‘Joyeux Noël’ di Christian Carion).
Un’altra mostra presenterà iniziative sociali nella società civile russa di oggi; di tema sociale anche altre due mostre, una sulla rinascita dei borghi italiani ed una sulla Fondazione Progetto Arca di Milano. Un’esposizione sarà dedicata alla vita del Servo di Dio Enzo Piccinini, medico modenese molto caro al pubblico del Meeting.
La mostra scientifica, a cura dell’Associazione Euresis, avrà a tema le speciali condizioni emerse nell’evoluzione dell’Universo che rendono possibile la vita sul nostro pianeta. La Terra Santa infine sarà al centro di un’esposizione sulle due basiliche della Trasfigurazione sul monte Tabor e del Getsemani, mentre la mostra sulla ‘Fuga in Egitto’ presenterà i luoghi dove è passata la Sacra Famiglia e che sono oggetto di una devozione che unisce cristiani e musulmani.
Per approfondire i temi di alcune mostre abbiamo intervistato la dott.ssa Alessandra Vitez, responsabile dell’ufficio Mostre del meeting, chiedendo il motivo per cui il Meeting pone tale domanda: “E’ una domanda provocatoria di cui abbiamo bisogno perchè ci costringe a non rifugiarci nella rassegnazione e indifferenza, nelle considerazioni ideologiche che ci rendono la vita priva di gusto.
Il Meeting pone questa domanda perchè desideriamo fare esperienza di una vita vissuta nello scoprire e riscoprire quella essenzialità che ci permette di affrontare la realtà così come si presenta. Non significa ridurre tutto ad una sintesi minima ma vivere una vita piena, feconda, e ricca della diversità di chi si incontra come un bene prezioso al proprio cammino umano”.
Per quale motivo per Congdon l’essenziale è visibile agli occhi?
“Rovesciare la famosa frase tratta del Piccolo Principe di Antoine de Saint–Exupéry (‘l’essenziale è invisibile agli occhi’) non è un gioco, è l’essenza della pittura di William Congdon, esponente dell’action painting di New York, uno dei più grandi artisti del ‘900. Dopo un lungo viaggiare e dipingere si stabilisce in Italia, prima a Venezia, poi ad Assisi ed infine a Gudo Gambaredo nella Bassa milanese, dove muore nel 1998. Per lui dipingere è una ‘avventura dello sguardo’ che arriva a cogliere l’essenza di ciò che si vede. Guai a dargli di pittore astratto; infatti egli dice di sé: Sono sempre partito da un oggetto concreto che colpisce il mio occhio… io dipingo quel che vedo e non come vedo”.
Invece, cosa offre ai visitatori la mostra sui Giubilei?
E’ una possibilità straordinaria di salvezza che arriva fino a toccare il cuore dell’esistere quotidiano nel mondo, è una grazia fuori dal comune, introdotta dal realismo umano della fede cristiana nella storia degli ultimi sette secoli: una grazia da mendicare, di cui rendersi degni con i gesti, i passi concreti, aderendo a dei segni visibili capaci di diventare un ponte di collegamento tra la terra e il cielo. Ci attende di nuovo al varco nel prossimo 2025”.
Ed allora in quale modo l’arte si confronta con i Giubilei?
“Le opere pittoriche svolgono la funzione di accompagnare il pellegrino che si avvicina al Giubileo perché le immagini veicolano gli sguardi, illuminano traiettorie, muovono domande. L’artista capta le vibrazioni che animano la sua epoca, si fa profetico interprete del mondo che lo circonda, senza mai smettere di ‘cercare’. Il ‘desiderio’, talvolta, diventa inquietudine e rovello. E possiamo cogliere un segno che rende evidente la meravigliosa capacità dell’uomo di trasformare l’esperienza in cultura, cultura che risponde alla grande domanda su che cosa voglia dire diventare vivi per davvero”.
Infine, per quale motivo il Meeting ha scelto le fotografie di Curran Hatleberg?
“Il mondo della fotografia ci interessa particolarmente e siamo sempre alla ricerca di una prospettiva originale da cui guardare attraverso l’obiettivo. E’ stato il nostro amico Luca Fiore, critico d’arte e giornalista, ad introdurci alla conoscenza di Hatleberg, che sarà con noi per tutta la settimana del Meeting.
Hatleberg ha frequentato la Florida per un paio d’anni, tornando a visitare le stesse famiglie incontrate casualmente per trascorrere del tempo con loro. Questo rapporto di prossimità gli ha permesso di entrare nel mondo di queste persone, di accedere ai loro momenti di intimità e di vulnerabilità.
Di loro non conosceva nulla, ma era curioso di entrare nella vita quotidiana; è incredibile come capiti che in situazioni davvero dure, dal punto di vista sociale e personale, dentro l’inquadratura appare qualcosa che apre ad una possibilità. La fotografia può diventare un’ottima scusa per far incontrare persone che appartengono a mondi diversi e dar loro l’opportunità di condividere qualcosa”.
(Tratto da Aci Stampa)
La foto vincitrice della II^ edizione del Contest #DonareMiDona: ‘Scatta il dono del tuo cuore’
Il Giorno del Dono, giunto alla sua 9^ edizione, per la seconda volta si è arricchito del Contest #DonareMiDona, ‘Scatta il dono del tuo cuore’, a cui tutti hanno potuto partecipare gratuitamente pubblicando la foto del dono che ha reso una persona migliore l’autore della foto stessa: dalla votazione popolare online che si è chiusa lo scorso 29 ottobre è risultata vincitrice, con quasi 300 voti, Anna Donalek di Portici (Napoli) con lo scatto ‘Un cucciolo di riccio africano’ aggiudicandosi due pc portatili offerti da T.S.A., per il secondo anno partner tecnico del Giorno del Dono.
Eliana Gagliardoni fotografa gli eremiti nella città
Sacerdoti e suore campioni sportivi? Le fotografie di Stefano Guindani
Don Matteo Baraldi, per anni animatore dell’oratorio di ‘San Francesco al Fopponino’ ed ora parroco alla parrocchia di ‘Gesù Buon Pastore’ a Milano, è cintura nera di judo, terzo dan; don Paolo Bettonagli, parroco alla parrocchia di ‘Sant’Eufemia’ di Teglio (Sondrio), gioca a tennis; mentre don Alessio Batti, vice parroco alla parrocchia della ‘Madonna della Guardia e di Montale’ a Levanto (La Spezia), domina le onde della riviera con il surf; e suor Annika Fabbian, consacrata della congregazione delle ‘Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori’ e bomber del ‘Sister Football Team’, la ‘nazionale’ italiana di calcio a cinque formata solo da suore, a Sandrigo (Vicenza) spazia dal calcio al volley; don Marco Foschi che a Igea Marina (Rimini) gioca a basket; don Paolo Papone ‘sospeso’ durante un’arrampicata sul monte Cervino; ed un gruppo di sacerdoti che a Milano si incontra su un campo di beach-volley.
Matthias Canapini: raccontare l’umanità dei confini
Una serata con il fotoreporter e scrittore Matthias Canapini a Tolentino, in provincia di Macerata, organizzata dall’associazione ‘Hub62029’ (associazione di giovani sorta dopo il sisma del 2016 con l’obiettivo di spronare i giovani alla creatività), supportata dalla libreria ‘Bottega del Libro’, per farsi raccontare i suo libri, i viaggi e le sue narrazioni. Un personaggio fuori dagli schemi, perché Matthias Canapini, fanese del 1992, è un rugbista con la passione per i viaggi e i reportage; supportato da Ong nazionali e internazionali ha attraversato i Balcani, la Turchia, il Caucaso, l’Est Europa, la Siria ed i Monti Sibillini colpiti dal sisma.
La guerra attraverso le immagini, un fotoreporter racconta il dramma in Ucraina
Nei primi giorni di aprile il fotoreporter ucraino e attivista per i diritti umani Maks Levin è stato trovato morto, come ha riportato il giornale Ukrainska Pravda. Levin, 40 anni, che aveva lavorato per diverse testate internazionali tra cui Ap, Bbc e Reuters, era scomparso dal 13 marzo scorso dalla prima linea vicino a Kiev, nel distretto di Vyshhorod dove stava riprendendo i combattimenti. Il suo ultimo post su facebook dal fronte era datato 12 marzo. Lascia 4 figli minorenni. E’ il settimo giornalista ucciso nella guerra in Ucraina, mentre sono 35 quelli feriti.
Christian Tasso punta l’obiettivo sulla disabilità
“Voi dovete vivere giorno per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro. Sarà una esperienza durissima, eppure non la deprecherete. Ne uscirete migliorati. Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa è almeno la mia esperienza. Non posso dirvi altro”.
Claudio Colotti: fotografare i volti al tempo del coronavirus
Si chiama ‘Covid-19, empatia e dialogo come cura’ l’ultimo lavoro di Claudio Colotti, il fotoreporter maceratese, che dal 20 al 26 aprile è entrato nell’ospedale di Torrette di Ancona, capoluogo marchigiano, raccontando con 50 scatti quello che stava accadendo nei reparti dedicati a pazienti positivi al coronavirus in un lavoro d’impatto, come ha spiegato il fotoreporter: “Mi sono reso conto che nonostante tutti i sistemi di protezione usati, infermieri, dottori e fisioterapisti riescono comunque a stabilire un contatto con i pazienti , pure di tipo fisico, fatto spesso di gesti importanti. Come una carezza. Nonostante guanti, mascherine, occhiali a tenuta stagna, visiere in plexiglas, il coinvolgimento emotivo non è venuto meno. Non ci sono appigli per vedere l’altro, la comunicazione tra paziente e operatore è difficoltosa. Ma si è vicini con questi gesti”.