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Avvento: 2^ Domenica con primo protagonista Giovanni Battista

La seconda domenica di Avvento trova protagonista nella Liturgia la persona di Giovanni Battista, il battistrada del Messia, colui che è chiamato a preparare  “nel deserto la via del Signore; concepito sei mesi prima di Gesù, proveniente da una famiglia sacerdotale, fu santificato dallo Spirito Santo quando ancora era nel seno materno. Figura storica assai rilevante.

Avvento: tempo di attesa!

L’anno liturgico ha inizio con l’Avvento, termine latino che si traduce in ‘arrivo, venuta, presenza’; è infatti la realizzazione della promessa divina. Dio non dimentica l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza; l’uomo sintesi mirabile di tutta l’opera creativa, in lui infatti converge la realtà visibile ed invisibile, la materia e lo spirito.

Il mistero dell’incarnazione del Verbo divino è già adombrato dal profeta Geremia: ‘attraverso la casa di David arriva un germoglio di giustizia sulla terra’; è la pietra miliare dalla quale parte e sulla quale si fonda la speranza cristiana. Dio mantiene la sua promessa ed inizia così un evento di gioia e di profonda riflessione.

La gioia: è venuto il tempo, sono maturati i giorni nei quali Dio realizza la sua promessa: metterò inimicizia tra te e la donna e verrà ‘il germoglio di giustizia’ che rende giusti, che apre le porte del Regno dei cieli, che riappacificherà la terra con il cielo e Dio sarà per tutti il “Padre nostro che sei nei cieli”. E’ il grande evento promesso da Dio, dopo la creazione e il peccato originale.

La riflessione: questo germoglio è il ‘Figlio dell’uomo’, il Verbo incarnato che arriva nel silenzio e nell’umiltà; Egli è il liberatore, colui che, come vero uomo, ha voluto patire e morire per liberarci da questa prigione di morte; Egli infatti ha vinto la morte. Il messaggio dell’avvento di questa 1^ domenica ci proietta subito verso il ritorno glorioso del Signore Gesù alla fine della storia.

Gesù, che ricordiamo nella sua prima venuta storica, è veramente il re dei re, entrato oggi in questa provincia del creato, chiamata terra, ed ha fatto dono all’uomo della sua venuta, è rimasto con noi nella Eucaristia per non lasciarci soli e dare forza, vigore, e consistenza alla nostra debolezza e fragilità.

Ci eravamo allontanati a causa del peccato cadendo sotto il dominio della morte, Egli però ha avuto pietà di noi, ‘Kyrie, eleison’; ha fatto una promessa e nella pienezza dei tempi ha mantenuto la promessa ed ha deciso di venirci incontro ascoltando la supplica: ‘Vieni, Signore Gesù, si aprano i cieli e piova il giusto’. Ecco perché l’avvento è tempo di gioia e tempo di riflessione, è tempo di speranza perché Dio non delude.

L’Avvento, mentre fa memoria della prima venuta del Signore nella carne, ci invita a risvegliare in noi l’attesa del ritorno glorioso di Cristo Gesù come Signore e Re della storia. Dio infatti è buono e misericordioso, è il pastore che stringe a sé la pecorella smarrita, ma è anche  giusto e santo e perciò giudice che premia e castiga.

Da qui l’appello che Gesù stesso in questa domenica ci ripropone: ‘Vegliate in ogni momento’, invito rivolto ai discepoli e a tutti gli uomini da Lui particolarmente amati perché nell’ora che non conosciamo saremo chiamati a rendere conto. Guardiamo perciò, amici carissimi, anche oggi al futuro della nostra storia.  Dio rispetta la nostra libertà, ma la libertà non è libertinaggio ma presa di coscienza e di responsabilità.

Resta la certezza che questo mondo finirà e su questo mondo Gesù, il ‘Figlio dell’uomo’ tornerà giudice onnipotente, come d’altronde ripetiamo sempre nel Credo o professione di fede: ‘verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti’. Una volta Carlo Marx definì la religione ‘l’oppio dei popoli’; la religione è vera presa di coscienza nell’umiltà del nostro essere, consapevoli che proveniamo da Dio e ritorniamo a Dio e la dottrina di Cristo Gesù non è pura evasione ma vera spinta ad un impegno.

L’apostolo Paolo ci ricorda oggi come si attua l’impegno cristiano: davanti all’insidia  dell’individualismo sta il caloroso impegno a crescere nella fraternità, nell’amore vero verso Dio e i fratelli: vegliate e pregate per comparire davanti al Figlio dell’uomo. ‘Fugit irreparabile tempus’ (la corsa del tempo è una fuga inarrestabile): chi ha tempo non aspetti altro tempo.

Guardati attorno, rifletti, discerni e poi vaglia ogni cosa per distinguere bene la pula, che il vento porta via, dai valori eterni intramontabili. E’ necessario alimentare ogni giorno la nostra speranza che ha come fondamento la Parola irrevocabile di Dio. La speranza è la sorella della fede: con la fede si vede quello che è, con la speranza si intravede quello che sarà.

La speranza sostenne e vide realizzata l’attesa messianica nel popolo di Dio, la speranza ci fa guardare avanti con fiducia. Dio non delude, confida in Lui; comincia questo nuovo anno e sia un anno di grazia e di amore.

Cei: l’Avvento apre alla speranza ed alla carità

Nell’apertura in videoconferenza dei lavori della sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole e Pro-Presidente della CEI, ha sottolineato la costante preghiera della Chiesa per chi è nella sofferenza:

Papa Francesco: l’Avvento è il tempo della vicinanza di Dio

“Auguro a tutti voi una buona domenica e un buon cammino di Avvento. Cerchiamo di ricavare del bene anche dalla situazione difficile che la pandemia ci impone: maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità. Queste tre cose ci aiuteranno tanto: maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno e poi, tanto importante, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità”: con questo augurio papa Francesco ha concluso la recita dell’Angelus in questa prima domenica di Avvento.

Milano: Avvento è tempo di speranza

Nella prima domenica dell’Avvento ambrosiano, in duomo, è stato il vicario generale, mons. Franco Agnesi, a presiedere la Celebrazione eucaristica, in sostituzione dell’arcivescovo, mons. Mario Delpini, che, pur asintomatico, è ancora in quarantena.

Il papa alla comunità filippina: manifestare la salvezza di Dio

La ‘missione speciale’ che papa Francesco ha affidato ai 6.000 fedeli filippini che nel pomeriggio hanno partecipato alla messa nella Basilica di San Pietro è che la loro fede diventi lievito nelle comunità parrocchiali romane di appartenenza. 

Riprendendo le letture della terza domenica di Avvento papa Francesco ha sottolineato che l’amore di salvezza di Dio si manifesta in Gesù: “Questi sono i segni che accompagnano la realizzazione del Regno di Dio. Non squilli di tromba o trionfi militari, non giudizi e condanne dei peccatori, ma liberazione dal male e annuncio di misericordia e di pace”.

Nel Vangelo di questa domenica Dio si rivolge ai poveri con precisi ‘segni’: “Tali prodigi sono i ‘segni’ della presenza del suo Regno. E siccome gli abitanti delle periferie esistenziali continuano ad essere ancora molti, dobbiamo chiedere al Signore di rinnovare il miracolo del Natale ogni anno, offrendo noi stessi come strumenti del suo amore misericordioso verso gli ultimi”.

Ecco il motivo dell’Avvento: “Per prepararci adeguatamente a questa nuova effusione di grazia, la Chiesa ci offre il tempo di Avvento, nel quale siamo chiamati a risvegliare nei cuori l’attesa e a intensificare la nostra preghiera. A questo scopo, nella ricchezza delle diverse tradizioni, le Chiese particolari hanno introdotto una varietà di pratiche devozionali”.

Ed ha  ribadito che la comunità filippina sa prepararsi al Natale: “Nelle Filippine, da secoli, esiste una novena in preparazione al Santo Natale chiamata Simbang-Gabi (Messa della notte). Durante nove giorni i fedeli filippini si ritrovano all’alba nelle loro parrocchie per una speciale celebrazione eucaristica.

Negli ultimi decenni, grazie ai migranti filippini, tale devozione ha superato i confini nazionali ed è approdata in tanti altri Paesi. Da anni si celebra Simbang-Gabi anche nella diocesi di Roma, e oggi la celebriamo insieme qui, nella Basilica di San Pietro”.

Quindi ha invitato i fedeli a prepararsi al Natale secondo le indicazioni dell’apostolo Giacomo: “Ci vogliamo impegnare a manifestare l’amore e la tenerezza di Dio verso tutti, specialmente verso gli ultimi. Siamo chiamati ad essere fermento in una società che spesso non riesce più a gustare la bellezza di Dio e a sperimentare la grazia della sua presenza”.

Inoltre ha consegnato una missione ‘speciale’, chiedendo loro di essere ‘lievito’ nelle parrocchie: “La vostra fede sia ‘lievito’ nelle comunità parrocchiali alle quali appartenete oggi. Vi incoraggio a moltiplicare le opportunità di incontro per condividere la vostra ricchezza culturale e spirituale, lasciandovi nello stesso tempo arricchire dalle esperienze altrui. Siamo tutti invitati a costruire assieme quella comunione nella diversità che costituisce un tratto distintivo del Regno di Dio, inaugurato da Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo.

Siamo tutti chiamati a praticare assieme la carità verso gli abitanti delle periferie esistenziali, mettendo a servizio i nostri doni diversi, così da rinnovare i segni della presenza del Regno. Siamo tutti chiamati ad annunciare assieme il Vangelo, la Buona Novella di salvezza, in tutte le lingue, così da raggiungere più persone possibile”.

Anche nell’Angelus papa Francesco aveva sottolineato che Avvento è ‘tempo di conversione’: “Ma questa nuova nascita, con la gioia che l’accompagna, sempre presuppone un morire a noi stessi e al peccato che è in noi.

Da qui deriva il richiamo alla conversione, che è alla base della predicazione sia del Battista sia di Gesù; in particolare, si tratta di convertire l’idea che abbiamo di Dio… Come Giovanni, anche noi siamo chiamati a riconoscere il volto che Dio ha scelto di assumere in Gesù Cristo, umile e misericordioso”.

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