Tag Archives: Autoritarismo

Non si disperda la memoria della Resistenza

In tutta Italia giovedì 25 aprile si sono svolti cortei e manifestazioni, adombrate in alcuni casi da qualche episodio violento, per ricordare la liberazione dal fascismo, in cui è campeggiata una frase di Giacomo Matteotti a 100 anni dall’uccisione da parte dei fascisti: ‘Il fascismo è un crimine e non un’opinione’. E nella mattinata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affidato ai social una riflessione su questa festa, che deve essere sempre più condivisa dagli italiani:

“Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari… Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà”.

Ma il discorso più importante, con cui è stata ricordata tale data, è stato quello che il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, a Civitella in Val di Chiana per ricordare l’eccidio del 29 giugno 1944, avvenuto per rappresaglia sulla popolazione inerme, oltre 200 persone, terzo nel tragico computo delle vittime delle stragi nazifasciste, con un appello a fare della Festa di Liberazione un evento plurale, unificante e irrinunciabile:

“Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile (l’anniversario della Liberazione), ad 80 anni dalla terribile e disumana strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla inerme popolazione… Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, a San Pancrazio, un altro eccidio, dove furono sterminate oltre settanta persone”.

Nel discorso il presidente della Repubblica italiana ha ricordato la ‘pianificazione’ cinica dell’eccidio contro innocenti, in cui furono trucidate 250 persone: “Come è attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento più numeroso di popolazione civile…

Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi (come abbiamo sentito poc’anzi) insieme agli altri.  Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore”.

Era una ‘strategia’ militare ben precisa: “Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani; cercavano di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore.

Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale,  contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi”.

Quindi occorre ricordare la memoria per vivere il futuro: “I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate.

Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore, o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani… Occorre (oggi e in futuro) far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro”.

L’Italia è, quindi, una democrazia grazie al ‘sangue’ dei martiri: “Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un’aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana”.

E la Resistenza riscattò il disonore del fascismo: “Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libertà, al posto dell’imposizione. La fraternità, al posto dell’odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L’umanità, al posto della brutalità. La giustizia, al posto dell’arbitrio. La speranza, al posto della paura.

Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovò la sua unità nella necessità di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace”.  

Ricordando una frase di Aldo Moro (‘intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico’), il presidente Mattarella ha ribadito che tale data è a fondamento della democrazia italiana:

“Il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che, trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista, hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo”.

(Foto: Quirinale)

Ottava edizione del Rapporto di ACS: ‘Perseguitati più che mai’

“Stavo ancora celebrando la Messa quando ho sentito le esplosioni. Ero sul sagrato, stavo mettendo l’incenso nel turibolo e mi stavo preparando a guidare la processione fuori dalla chiesa, quando ho sentito due forti boati e ho visto i miei parrocchiani in preda al panico correre in diverse direzioni. Qualcuno è corso da me e ha gridato: ‘Padre, ci sono degli sconosciuti armati!’ Non so quanti fossero, alcuni dicono sei, altri quattro, ma so che erano organizzati. Alcuni degli assalitori si sono confusi tra i parrocchiani e hanno pregato con noi durante la Messa, sapendo per tutto il tempo che avevano intenzione di ucciderci”.

151.11.48.50